Firmato un accordo di programma con il fondo Creon

Jsw punta a dare energia a Piombino: rinnovabili, idrogeno e Gnl

La Regione: «Il costo dell'energia è una questione chiave per il rilancio di una nuova acciaieria a Piombino»

[2 Settembre 2020]

Mentre il rilancio del polo siderurgico di Piombino ancora arranca, con un piano industriale che resta da definire, il gruppo proprietario (Jsw) ha firmato un protocollo d’intesa per aprire nuove opportunità di sviluppo sul territorio: il vicepresidente esecutivo Marco Carrai e Fares Kilzie, presidente di Creon capital – società con sede in Lussemburgo che gestisce il fondo Creon energy – si propongono di iniziare a lavorare su un piano di investimento che punti a rendere l’area di Piombino un cluster per l’idrogeno, le energie rinnovabili, il Gnl e la logistica.

«Grazie alla sua posizione geografica e alle infrastrutture eccellenti – dichiara Kilzie – prevediamo un grande potenziale per la zona industriale di Piombino affinché diventi un cluster innovativo per i progetti energetici all’avanguardia in Italia. Grazie alla nostra forte presenza nel settore energetico globale, siamo in grado di attrarre investitori e partner tecnologici nella creazione di un cluster energetico, che potrebbe consistere in progetti con oggetto idrogeno, energia rinnovabile, stoccaggio e rigassificazione del Gnl».

Nessun riferimento diretto all’attività core del gruppo Jsw, quella siderurgica appunto, anche se la presidenza della Regione Toscana sottolinea: «Il costo dell’energia è una questione chiave per il rilancio di una nuova acciaieria a Piombino».

«Il nostro lungo rapporto con Creon capital – aggiunge Carrai – ci dà la piena fiducia nello svolgimento di tutti i nostri piani per Piombino nel futuro a medio e lungo termine».

Con la speranza che Piombino possa tornare finalmente a produrre acciaio, stavolta in modo più sostenibile, oltre al problema dell’energia – in termini di costi di approvvigionamento ma anche di decarbonizzazione del processo produttivo – rimane però da affrontare il troppo a lungo evitato problema dei rifiuti.

Come da ogni attività industriale, da un’acciaieria – per quanto sostenibile – esitano rifiuti da gestire, attraverso riciclo per quanto possibile e tramite conferimenti in discarica per il resto: nel produrre 1 milione di tonnellate d’acciaio da forno elettrico (a sua volta alimentato da rottame, ovvero rifiuti quindi che andranno importati “da fuori”) esiteranno dal processo produttivo altre centinaia di migliaia di tonnellate. Come verranno gestite? Senza contare gli enormi quantitativi di scarti (loppe, scorie, Paf, ecc) già stoccati nel perimetro della fabbrica in decenni di attività siderurgica: già nel 1994 una relazione dell’allora direttore di Arpat Mario Bucci indicava in 7 metri il rialzo dal piano di campagna realizzato utilizzando questi scarti.