Arriverebbe così a rappresentare l’1,5% di tutti i consumi energetici

La Cina triplicherà il consumo di energia geotermica entro il 2020

Ma le potenzialità sono ben più ampie: quanto basta per fornire 260mila volte tutta l’energia consumata dal Paese in un anno

[5 Settembre 2016]

Una delle eredità più pesanti che rimarranno una volta chiuso il faraonico G20 di Hangzhou, in Cina, sarà indubbiamente la ratifica da parte da parte del gigante asiatico e degli Usa – i due più grandi inquinatori del pianeta – dell’Accordo di Parigi sul clima. Un passo non solo formale, in grado di dare un forte segnale anche agli altri Paesi (compreso il nostro) che quell’Accordo hanno firmato senza ancora dargli seguito. La Cina, però, sta compiendo anche altri e assai concreti passi per virare verso obiettivi più sostenibili il suo impattante modello di crescita.

L’energia che ha alimentato il Paese, fabbrica del mondo negli ultimi decenni, è stata soprattutto quella del carbone. Ancora oggi, il gigante asiatico brucia la metà di tutto il carbone consumato a livello mondiale, anche se l’inversione di rotta pare ormai segnata. L’International energy agency afferma che la Cina ha raggiunto il picco di produzione e consumo di carbone già nel 2013, e da allora il declino nell’impiego di quello che è il combustibile fossile più inquinante al mondo sta declinando rapidamente. La crescita economica della Cina, nonostante l’incremento annuale del PIL sia ridotto rispetto ad anni addietro, impone però la ricerca di fonti energetiche alternative e pulite.

Il Paese si è reso protagonista di una vera e propria cavalcata del fotovoltaico a livello mondiale – sono 63 i GW di potenza installata, più di ogni altra nazione al mondo –, e punta adesso allo sviluppo della geotermia. È quanto afferma l’agenzia di stampa ufficiale cinese, Xinhua, riportando le parole di Cao Yaofeng in rappresentanza della China engineering academy.

La Cina punta così a più che triplicare il consumo di energia geotermica – sia per usi elettrici che termici – da qui al 2020, portandolo all’equivalente di 71,2 milioni di tonnellate di carbone rispetto alle circa 20 attuali: così facendo, dalla geotermia arriverebbe l’1,5% di tutta l’energia consumata in Cina (e un risparmio di 177 milioni di tonnellate di CO2).

Un passo importante, favorito anche dalle impressionanti potenzialità del Paese: l’energia contenuta all’interno delle rocce calde secche (Hdr – Hot dry rocks), che rappresentano la più abbondante sorgente geotermica cinese, è tale da essere stata stimata (nel 2014) come equivalente a 860 miliardi di tonnellate di carbone. Quanto basta per fornire 260mila volte tutta l’energia consumata dalla Cina in un anno.