Riceviamo e pubblichiamo

La gestione rifiuti e la discarica di Monte Carnevale, che non risolverà i problemi di Roma

Nel Lazio continua un deficit strutturale fra i rifiuti prodotti (urbani e speciali) e gli impianti necessari per l’avvio a riciclo, per il recupero energetico e per lo smaltimento finale dei materiali non riciclabili

[17 Luglio 2020]

In Italia si osserva un deficit strutturale fra la domanda e l’offerta per la gestione dei rifiuti urbani e speciali, per il riciclaggio e per lo smaltimento finale dei materiali non riciclabili. Si utilizza ancora troppo la discarica e le sperimentazioni del porta a porta avviate a “macchia di leopardo” non risolvono la situazione in quanto occorre diffondere un sistema omogeneo di raccolta.

Nel dettaglio, la città di Roma non ha mai effettuato la transizione da economia lineare a quella circolare in quanto non ha investito sull’aspetto impiantistico della valorizzazione dei materiali post consumo, ovvero non si è dotata di una impiantistica in grado di chiudere il ciclo dei rifiuti raccolti.

Tutto ciò determina il trasporto dei propri rifiuti prodotti fuori Regione o in impianti privati con la conseguente perdita del ricavo economico derivante dal riciclo.

La configurazione degli ambiti territoriali e degli impianti previsti dal piano regionale non consentono la chiusura del ciclo di gestione dei rifiuti urbani, ossia che questi siano raccolti, trattati e smaltiti all’interno degli Ato.

Gli impianti di proprietà di Ama sono vetusti in quanto sono stati realizzati 16 anni fa e gli interventi di rigenerazione effettuati non sono stati sufficientemente adeguati.

Infatti, recentemente, il TMB di Rocca Cencia è stato sequestrato in quanto l’impianto non funzionava correttamente. Nel merito la stabilizzazione della parte umida del rifiuto indifferenziato non veniva opportunamente trattata e, conseguentemente, la frazione organica stabilizzata (Fos) prodotta non era idonea. L’adeguamento tecnico dell’impianto non è stato effettuato in quanto il pieno funzionamento del TMB di Rocca Cencia era fondamentale per evitare l’emergenza rifiuti sulla capitale, specialmente dopo l’incendio al TMB Salaria e la chiusura della discarica di Colleferro (ordinanza Regione Lazio del 20.11.2019). La Regione Lazio, infatti, con ordinanza numero Z00003 del 27 novembre 2019 aveva posticipato le attività di manutenzione del suddetto impianto al primo aprile 2020.

La discarica di Monte Carnevale

La realizzazione di una nuova discarica risolverà i problemi sopra menzionati? A fine dicembre 2019 la Giunta Capitolina ha deliberato che Roma indicherà come sito idoneo per ubicare la discarica di servizio per la città l’area di Monte Carnevale nella Valle Galeria. Nello stesso periodo e nella stessa area, la Regione Lazio aveva autorizzato la realizzazione di una discarica adibita a ricevere rifiuti inerti e fanghi.

Prioritariamente si evidenzia che l’equiparazione tra rifiuti inerti e fanghi non è corretta in quanto i rifiuti inerti, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lett. e) del D.Lgs. 36/2003, sono rifiuti solidi che non bruciano, non si dissolvono, non sono biodegradabili, non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa; né sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana. I fanghi, invece, sono palabili e, seppur essiccati, sono sottoposti a trattamenti. I fanghi non opportunamente essiccati possono generare il percolato e, conseguentemente, impatti sull’ambiente e sulla salute umana.

Secondariamente, si rileva che tale scelta non è innovativa in quanto ci riporta indietro di sette anni, ovvero alla chiusura di Malagrotta. La zona indicata per l’ubicazione della discarica di servizio è a ridosso di Malagrotta, la più grande discarica dell’Unione europea mai adeguatamente bonificata, risanata ambientalmente e riqualificata.

Il sito in questione non è idoneo poiché si rischia l’effetto domino in quanto è vicino ad una zona ad elevato impatto ambientale: Rifiuti Ospedalieri del Centro Sud Italia, la ex Raffineria, la rete di gasdotti e oleodotti, il gassificatore, la ex discarica di Malagrotta, i due Tmb e il cementificio.

I laghi di cava realizzati durante le attività estrattive che, anche se consentiti in sede di conduzione delle cave, rende i siti inidonei all’impianto di qualsiasi discarica. Infatti l’assenza di una barriera geologica naturale impedisce una efficace protezione delle falde, con conseguente loro inquinamento.

La direttiva 1999/31/CE prevede tra i criteri stabiliti per l’individuazione di un sito da adibire a discarica la soggiacenza della falda e la sua protezione da una barriera geologica naturale impermeabile.

Tale barriera di protezione può anche essere completata artificialmente e rinforzata ma non può essere sostituita da una barriera di confinamento artificiale. La cava non è mai stata sottoposta a ripristino ambientale. Nel 2011, inoltre, è stata intercettata la falda freatica profonda.

L’area indicata, inoltre, dista solamente 240 metri dal sito d’interesse comunitario di Macchiagrande della Riserva Statale del Litorale Romano; inoltre la vicinanza della discarica di Monte Carnevale con l’aeroporto di Fiumicino può determinare il bird strike e, conseguentemente, notevoli impatti sulla sicurezza del traffico aereo. La distanza minima delle abitazioni non corrisponde infine a quella prevista dalla normativa vigente in materia.

Conclusioni

Le problematiche connesse alla gestione dei rifiuti sono da rilevare nel piano regionale in quanto non tiene conto delle necessità attuali dei territori e non prevede nulla di concreto per una reale ed effettiva inversione di tendenza, ad eccezione dell’iniziativa di promozione e di sostegno economico della tariffazione puntuale.

Nel Piano vengono poi fissati per ogni perimetro i fabbisogni impiantistici necessari (ad es. tipo di smaltimento e tonnellate ammesse). Al riguardo si rileva che l’indicazione di un quantitativo preciso di rifiuti è alquanto difficile da stabilire se a monte si evidenzia la necessità di un dato di produzione e raccolta, per ogni frazione merceologica, certificato e valido legalmente.

Attualmente, infatti, disponiamo solo di un dato disaggregato fornito da Ispra. Da ciò si evidenzia che sussiste un problema nel controllo dei flussi in quanto non è certo se il dato dichiarato nel Mud (Modello unico dichiarazione ambientale) sia valido. Certamente si può affermare che se il dato sulla raccolta differenziata per Roma fosse completamente veritiero avremmo una frazione di rifiuti minore in entrata nei Tmb.

Infine, nel Piano, anziché stabilire come misura vincolante la distanza minima tra gli impianti, si autorizza la realizzazione di nuove installazioni nelle aree da bonificare. Tutto ciò potrà determinare una concentrazione massiccia di impianti nel contesto di territori già compromessi che versano in situazioni di grave crisi ambientale tale da averne pregiudicato la fruibilità sociale e conseguentemente la stessa qualità della vita e la salute dei cittadini.

In conclusione si rappresenta che la gestione dei rifiuti continuerà ad essere critica se nel Piano non saranno previste soluzioni strutturali che puntino all’autosufficienza. Nel Lazio, infatti, si continuerà ad osservare un deficit strutturale fra la domanda (rifiuti prodotti) e l’offerta (impianti) sia per i rifiuti urbani che per quelli speciali, per il riciclaggio, per il recupero energetico e per lo smaltimento finale dei materiali non riciclabili.

di Ilaria Falconi*

*Tecnico ISMEA presso il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Consigliere Nazionale SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), Consigliere SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale) Sez. Lazio