Le energie (rinnovabili) da mettere in campo contro la crisi economica da coronavirus

Geotermia Sì: «Ci auguriamo si arrivi presto a provvedimenti strutturali per ammodernare e rilanciare il nostro intero sistema produttivo, puntando ancor più sulle energie rinnovabili e tra di esse la geotermia»

[2 Marzo 2020]

Il Pil italiano nel corso del 2019 è cresciuto del +0,3% in volume, il dato più basso dal 2014, e per il 2020 s’immagina già in questi primi mesi un anno a crescita zero: l’epidemia in corso legata al nuovo coronavirus ha spinto l’Ocse a tagliare le previsioni relative sia al Pil globale (+2,4% rispetto al +2,19% pronosticato a novembre) sia a quello italiano, inchiodato a +0% (da +0,4%). Alcuni settori sono più a rischio di altri – indicativi al proposito i timori legati al comparto del turismo in Toscana – ma è l’intera economia ad essere bisognosa di sostegno: volendo guardare il bicchiere mezzo pieno, è l’occasione per impostare il nostro modello di sviluppo su binari più sostenibili. Come? Valorizzando ad esempio le produzioni legate alle energie rinnovabili.

«Il difficile momento che l’Italia sta attraversando con la vicenda del coronavirus – osservano nel merito gli oltre 5mila cittadini riuniti nel movimento GeotermiaSì – evidenzia come se da una parte occorre il massimo della unità e compattezza per affrontare a livello sanitario e politico questa grave crisi, dall’altro occorra trovare anche la forza di saper reagire, soprattutto per far fronte ai pesanti effetti economici che essa comporterà. In questo clima, in cui anche in virtù di maggiori margini di spesa concessi dall’Europa, ci auguriamo si arrivi presto a provvedimenti che per una volta siano di davvero di carattere strutturale cosi da poter veramente ammodernare e rilanciare il nostro intero sistema produttivo, ci preme sottolineare come si presenti anche l’occasione di puntare ancor più sulle energie rinnovabili e tra di esse la geotermia, quale volano per la ripresa economica del Paese».

Puntare sulle rinnovabili non significa soltanto combattere la crisi economica legata all’epidemia di coronavirus, ma soprattutto andare a incidere un altro nemico – più invisibile ma assai più insidioso del virus – che minaccia il nostro Paese (economia compresa): la crisi climatica. Secondo i dati elaborati dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, guidata dall’ex ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, il comparto delle fonti rinnovabili è quello più promettente dal punto di vista occupazionale nell’ambito dell’auspicato Green new deal: oltre 300mila posti di lavoro potrebbero vedere la luce in quest’ambito da qui al 2025.

E nel quadro delle rinnovabili toscane, la geotermia occupa un ruolo di primissimo piano: oltre il 73% dell’energia rinnovabile prodotta in Toscana arriva dal calore naturalmente presente nel sottosuolo, in grado di dare elettricità a 1.120.000 persone (oltre a garantire anche calore utile a riscaldare oltre 10mila utenti residenziali nonché aziende dei territori geotermici, insieme a circa 30 ettari di serre e caseifici). Il tutto dando lavoro a oltre 4mila persone (tra occupati diretti, indotto e addetti attivati) e contribuendo a rendere il centro Italia la regione con la più bassa impronta di carbonio del Paese.

Il primo passo per ridare ossigeno al comparto passa dall’approvazione del decreto Fer 2 – all’interno del quale è atteso il ritorno per gli incentivi alla produzione di geotermia, inopinatamente esclusi dal Fer 1 –, atteso entro febbraio ma ancora non pervenuto. Ma di fronte alla nuova crisi economica prospettata dal coronavirus, «a patto che la politica ad ogni livello sappia intravedere ed accogliere questa opportunità – concludono da GeotermiaSì – anche i problemi relativi ai mancati incentivi ed al varo del Fer2 dovrebbero avere presto un facile sbocco».