L’inquinamento da Pfas in Toscana è legato a tre distretti: tessile, vivaistico e conciario

Nelle acque superficiali della regione è presente una contaminazione bassa e diffusa, mentre nessun superamento è stato invece rilevato nelle acque sotterranee (dove comunque si nota la presenza di queste sostanze)

[30 Gennaio 2020]

L’inquinamento da sostanze alchiliche perluorurate (Pfas) è stato al centro dell’audizione che ha portato il direttore tecnico di Arpa Toscana, Guido Spinelli, ad essere ascoltato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, ovvero la cosiddetta Commissione ecomafie.

I Pfas rappresentano una categoria di sostanze chimiche artificiali molto ampia: se ne contano 4700 tipi diversi, utilizzati in una varietà di prodotti di consumo e sistemi industriali a causa delle loro proprietà uniche, ad esempio per aumentare la repellenza all’olio e all’acqua, ridurre la tensione superficiale o resistere a temperature elevate. A causa della loro estrema persistenza, i Pfas finiscono però per accumularsi nell’ambiente e nelle persone: come spiegano da Arpat le persone sono principalmente esposte al Pfas attraverso acqua potabile, imballaggi per alimenti e alimenti, polvere, creme e cosmetici, tessuti rivestiti in Pfas o altri prodotti di consumo. Un problema non da poco, dato che i costi per la società dovuti a danni alla salute umana e alle bonifiche in Europa sono stati stimati in decine di miliardi di euro all’anno.

E in Toscana qual è la situazione? Come riportano dalla Commissione, Spinelli ha spiegato che «il monitoraggio dei Pfas in Toscana è iniziato nel 2017, prima concentrato sull’asta dell’Arno e poi ampliato nel tempo ad altre aree. Secondo Spinelli, il maggiore apporto di Pfas nella regione deriva dagli effluenti del distretto tessile pratese, di quello vivaistico pistoiese (per la presenza di Pfas nei pesticidi), e del distretto conciario tra le province di Pisa e Firenze. Stando a quanto dichiarato, nelle acque superficiali della regione è presente una contaminazione bassa e diffusa. L’unico superamento diffuso è quello del Pfos. Nessun superamento è stato invece rilevato nelle acque sotterranee, dove comunque si nota la presenza di queste sostanze. Secondo quanto dichiarato dall’audito, Arpa Toscana ha svolto un monitoraggio delle specie ittiche anche in mare, rilevando la presenza della molecola Pfos in quasi tutti i campioni. L’audito ha inoltre riferito che al momento non vengono svolte analisi sulla concentrazione di Pfas negli scarichi».