L’Italia si assottiglia ancora: mai così poche nascite e aumentano gli italiani in fuga

Istat, i migranti siamo noi: nell’ultimo anno sono emigrati all’estero circa 120mila cittadini italiani, 3mila in più sul 2018

[11 Febbraio 2020]

Al  1° gennaio 2020 i residenti in Italia ammontano a 60 milioni 317mila, ovvero 116mila in meno rispetto all’anno scorso: quella scattata oggi dall’Istat nei suoi Indicatori demografici 2019 è la fotografia di una popolazione che continua ad assottigliarsi – in calo ormai da cinque anni consecutivi –, dove «il ricambio naturale della popolazione appare sempre più compromesso» e i cittadini italiani rimasti accelerano la fuga verso l’estero.

Se dieci anni fa per 100 persone decedute nascevano 96 bambini, oggi sono soltanto 67: nel 2019 è stato dunque registrato un saldo naturale pari a -212mila unità, frutto della differenza tra 435mila nascite e 647mila decessi, che tratteggia il più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918. A tenere a galla la demografia del Paese è solo quel po’ di immigrazione che ci resta: i flussi migratori netti con l’estero rimangono infatti «positivi ma in rallentamento», con un saldo pari a +143mila (32mila in meno rispetto al 2018). Al 1° gennaio 2020 gli stranieri residenti ammontano dunque a 5 milioni 382mila, ovvero l’8,9% del totale (era l’8,7% un anno prima).

I movimenti in ingresso sono per lo più dovuti a cittadini stranieri (265mila, oltre 20mila in meno sull’anno precedente), mentre sul versante dei movimenti in uscita la quota prevalente è al contrario da attribuire ai cittadini italiani: nell’ultimo anno se ne sono andati all’estero circa 120mila, 3mila in più sul 2018.

In questo contesto non c’è dunque da stupirsi se l’analisi in serie storica delle nascite pone in evidenza come il dato relativo al 2019, appena 435mila, risulti il più basso mai riscontrato nel Paese; l’età media al parto ha toccato i 32,1 anni, anche perché nel frattempo la fecondità espressa dalle donne 35-39enni ha superato quella delle 25-29enni. Non solo, fanno più figli le donne ultraquarantenni di quanti ne facciano le giovani sotto i 20 anni di età mentre il divario con le 20-24enni è stato quasi del tutto assorbito.

Dati che mostrano le crescenti difficoltà ad esprimere il proprio desiderio di genitorialità da parte dei giovani italiani, gravati da una crisi economica che nell’ultimo decennio li ha colpiti con maggior ferocia rispetto ad ogni altra fascia generazionale. Come testimoniano i dati che Oxfam ha recentemente messo in fila nel merito, 2/3 dei 18-34enni italiani ritiene di essere destinato ad occupare una posizione sociale ed economica peggiore rispetto alla generazione precedente, e in effetti è quanto sta accadendo: mediamente i giovani entrati nel mercato del lavoro negli ultimi dieci anni percepiscono un reddito più esiguo se paragonato ai livelli retributivi dei loro genitori all’epoca del loro ingresso nel mercato del lavoro, e come risultato oltre 1 giovane su 10 (10,3%) in età tra i 18 e i 34 anni vive nel 2018 in povertà assoluta, mentre circa il 30% degli occupati giovani guadagna oggi meno di 800 euro lordi al mese. Difficile poter metter su famiglia in queste condizioni.

Eppure dal punto di vista demografico resiste ancora un lembo di territorio da poter prendere ad esempio in Italia: oggi il primato della zona più prolifica spetta alla Provincia di Bolzano con 1,69 figli per donna, che precede Trento con 1,43, e non a caso – sostenuto da adeguati interventi di policy – lo sviluppo demografico più importante si è registrato nell’ultimo anno nelle Province autonome di Bolzano e Trento, rispettivamente con tassi di variazione pari a +5 e +3,6 per mille.