Lo stadio di Pontedera avrà i primi seggiolini al mondo in plastica riciclata, a km zero

Saranno realizzati da Revet riciclando il plasmix, ovvero gli imballaggi in plastiche miste raccolti in modo differenziato dai cittadini toscani

[16 Maggio 2019]

Che fine fanno i rifiuti raccolti in modo differenziato dai cittadini? In Toscana presto la risposta sarà concretamente visibile (anche) durante una partita di calcio: i circa 3000 seggiolini dello stadio di Pontedera – squadra che attualmente milita nel campionato di Lega pro, ma da serie A nell’economia circolare – saranno infatti sostituiti da seggiolini realizzati riciclando il plasmix, ovvero gli imballaggi in plastiche miste raccolti in modo differenziato dai cittadini toscani.

Un primato a livello globale, tanto che ieri è stato protagonista a Bruxelles, dove è in corso il tradizionale appuntamento annuale con l’European green week: quest’anno l’apertura della keremesse è stata dedicata ai progetti di riconversione ecologica del mondo del calcio e la Revet, su invito dell’Istituto di management della Scuola Superiore Sant’anna di Pisa, che sta coordinando il progetto Life Tackle sulla sostenibilità ambientale degli eventi calcistici, è stata chiamata a raccontare la sua esperienza.

Nelle prossime settimane i primi seggiolini al mondo realizzati con le plastiche miste delle raccolte differenziate toscane, selezionate da Revet e riciclate dalla controllata Revet Recycling saranno pronti, in un’economia circolare davvero a km zero: toscani sono i rifiuti raccolti, toscani i cittadini che li hanno conferiti, toscani gli impianti industriali che li hanno ulteriormente selezionati e poi riciclati, toscano lo stadio dove troveranno posto come ri-prodotti.

«Trattandosi di un progetto unico al momento – ha spiegato l’amministratore unico di Revet Recycling, Emanuele Rappa – stiamo lavorando alla riduzione dei costi per unità di prodotto, in modo da rendere il prodotto finale competitivo non solo ambientalmente, ma anche economicamente, con quello realizzato al 100% in materiale vergine, che sfrutta anche le economie di scala finora attuate in tutto il mondo». Perché il modo migliore per sostenere concretamente l’economia circolare è quella di assicurargli i necessari spazi di mercato per crescere, acquistando – in primis le amministrazioni pubbliche attraverso il Gpp, cosa che purtroppo ancora oggi avviene raramente – prodotti derivanti da riciclo.

In questo caso, nel dettaglio, partendo dal materiale vergine che viene attualmente utilizzato nel settore delle forniture di sedute per impianti sportivi, Revet Recycling ha cercato un materiale compatibile con il proprio granulo riciclato in modo da formare una miscela che avesse le stesse caratteristiche del materiale di partenza e che garantisse il rispetto delle norme europee V2 adottate dalla Fifa. Il progetto consente di ridurre dal 30% al 40% il prelievo di materie prime dall’ambiente, minimizzando l’impatto ambientale dell’industria del petrolio (emissioni derivate dall’estrazione, lavorazione e trasporto dello stesso). Inoltre utilizzare il 30% o 40% di plastiche miste riciclate raddoppia la self life di questi materiali, sottraendo allo smaltimento finale (recupero di energia o discarica) una frazione di rifiuto difficile da gestire, qual è quella degli imballaggi misti di plastica.

L’obiettivo adesso è quello di crescere ancora. «Il progetto Life Tackle mira a diffondere pratiche ambientali nel mondo calcio contesto, in cui solo pochi primi pionieri stanno iniziando a puntare sulla sostenibilità ambientale all’interno delle loro strategie – ha aggiunto Marco Frey della Scuola Sant’Anna, responsabile scientifico del progetto – Oltre a contesti locali come quello citato, importanti stadi nazionali e europei come Marassi di Genova, lo stadio del Real Betis di Siviglia in Spagna e lo stadio di Porto in Portogallo hanno già aderito al progetto Tackle».