Meno burocrazia, più energie rinnovabili: la ricetta per una ripartenza verde dopo Covid-19

Il Coordinamento free chiede con urgenza «azioni di sburocratizzazione autorizzativa», lo stesso l’Anev: «Non servono soldi ma semplificazioni e snellimento»

[23 Aprile 2020]

Mentre il prezzo del petrolio affonda il comparto delle energie rinnovabili si sta dimostrando più resiliente di fronte allo shock imposto da Covid-19, ma tutt’altro che immune agli impatti della pandemia: significa che se l’Italia punta a far nascere un modello di sviluppo più sostenibile rispetto a quello che ci ha condotto (di nuovo) sull’orlo del baratro occorrono da subito interventi per mettere le energie pulite in condizione di ripartire. Quali? Per il Coordinamento Free – ovvero la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica – la prima esigenza è quella della sburocratizzazione.

Affinché il messaggio arrivi forte e chiaro alla politica il Coordinamento sta portando avanti numerosi incontri, l’ultimo dei quali con il vicepresidente della Commissione alle Attività produttive della Camera (Gianluca Benamati): «Per realizzare gli obiettivi del Pniec (il Piano nazionale integrato energia e clima, ndr) occorreranno circa 200 miliardi di euro in investimenti in dieci anni nel settore energetico. Potenzialità – spiegano dall’associazione – che vanno però supportate da azioni di sburocratizzazione degli iter autorizzativi sulle quali il Coordinamento sta lavorando, con emendamenti specifici per ogni normativa».

Due i punti focali, strettamente legati tra loro, sui quali si sta concentrando il Coordinamento:

  • urgenza delle azioni di sburocratizzazione autorizzativa, per gli interventi di miglioramento delle prestazioni degli impianti esistenti. Una questione che è ormai generalizzata e che riguarda tutte le rinnovabili, di qualsiasi tipo, su tutto il territorio nazionale, e l’efficienza energetica;
  • sblocco autorizzativo per i nuovi progetti, indispensabili per il raggiungimento degli obiettivi vincolanti al 2030 che subiscono la farraginosità dell’iter autorizzativo, anche e soprattutto a causa del mancato coordinamento, che genera una serie di conflitti tra organi della stessa Pubblica amministrazione e in particolare riguarda le soprintendenze, che hanno allargato le loro prerogative anche ad aree che non sono soggette a protezione, per cui è necessario che il ministro dei Beni culturali stabilisca delle linee guida omogenee per l’intera nazione, circa l’inserimento di tutte le rinnovabili in tutti i vari contesti.

Un’esigenza, quella della sburocratizzazione, tutt’altro che isolata: nel workshop online “The Green deal and the National energy and climate plans in Italy”, organizzato in collaborazione con il Senato della Repubblica, il presidente dell’Associazione nazionale energia del vento Simone Togni spiega che «per la ripartenza industriale ed economica del post emergenza sanitaria è indispensabile che le Fer siano messe in condizione di ripartire. Non servono soldi ma semplificazioni e snellimento burocratico. Senza l’impulso dell’economia sostenibile e dell’eolico al Paese mancherà un apporto fondamentale da un settore strategico. L’Italia ha la fortuna di essere oramai esportatrice di tecnologia eolica nel mondo e questo vantaggio industriale è il momento di valorizzarlo al meglio, grazie alla spinta che riusciremo a dare al settore potremo coniugare sviluppo economico, industriale ed occupazionale con la dovuta attenzione ai temi ambientali e climatici».