L’impatto della manovra sul Pil si fermerà al +0,2% nel 2020 e 2021

NaDef, il Governo promette il Green new deal ma le risorse sono tutte per la sterilizzazione Iva

Nella legge di Bilancio ci saranno però un Ddl dedicato e due fondi d’investimento da 50 miliardi di euro (in 15 anni): obiettivo «neutralità climatica» al 2050

[1 Ottobre 2019]

Il Consiglio dei ministri ha dato ieri sera il via libera alla NaDef, la prima nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza frutto del Governo giallorosso: dopo tante dichiarazioni è il primo atto concreto del nuovo esecutivo, che traccia una strada non facile verso la prossima legge di Bilancio. Come mostrano i dati Istat pubblicati stamani le prospettive di crescita economica sono deboli per l’intera area euro, e per l’Italia in particolare tanto che l’agenzia di rating Fitch ha appena tagliato le previsioni sull’andamento del Pil nazionale: +0% nel 2019, contro il comunque magrissimo +0,1% previsto dal Governo nella NaDef.

E l’attesa svolta non ci sarà neanche nei prossimi anni. Nella NaDef «la crescita del Pil reale nel 2020 è prevista allo 0,6%», con un contributo minimo fornito dalle scelte del Governo: l’impatto sul Pil della manovra è previsto a +0,2% nel 2020 e nel 2021, mentre sarà nullo nel 2022. Su una manovra da circa 30 miliardi di euro il Governo Conte bis ha scelto di puntare quasi tutte le sue carte sulla sterilizzazione dell’aumento Iva stabilito dal primo Governo Conte, che da solo vale 23,1 miliardi di euro. Per il resto rimangono le briciole, e si tratta di una precisa scelta politica. Un aumento anche parziale dell’Iva o una sua rimodulazione in senso ecologico avrebbe potuto liberare risorse (anche) per lo sviluppo sostenibile, scenario che le forze politiche di maggioranza – su tutte M5S e Italia Viva – hanno però respinto a priori.

È questo il contesto in cui il Governo annuncia che «una delle priorità del Governo è la realizzazione di un Green new deal, che preveda in primo luogo la realizzazione di un piano di investimenti pubblici sinergici a quelli privati, che si intende stimolare e orientare». Come? In primis attraverso il «Ddl Green new deal e transizione ecologica del Paese», che andrà a costituire uno dei 23 collegati alla manovra di bilancio ma di cui la NaDef non offre grandi indizi.

A seminarne alcuni è il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, dichiarando ad esempio che «siamo pronti a emettere dei green bond, emissioni di titoli di debito italiani esplicitamente destinati a sostenere gli investimenti nella sostenibilità ambientale». Rimane in piedi inoltre l’idea di avanzare all’Ue richiesta di una green rule, per scomputare dal calcolo del deficit nazionale gli investimenti verdi: un’ipotesi che si legge anche tra le righe della NaDef, dove si sottolinea che una revisione delle regole «che escludesse determinate categorie di beni di investimento sarebbe molto importante».

Soprattutto, nella NaDef si anticipa che «nella prossima legge di bilancio saranno introdotti due nuovi fondi di investimento, assegnati a Stato e Enti territoriali, per un ammontare complessivo di 50 miliardi su un orizzonte di 15 anni, che si affiancheranno e daranno continuità ai fondi costituiti con le ultime tre leggi di bilancio. Le risorse saranno assegnate per attivare progetti di rigenerazione urbana, di riconversione energetica e di incentivo all’utilizzo di fonti rinnovabili». Si tratterebbe di un primo, importante passo in avanti, che scoraggia però confrontare con quanto messo in campo ad esempio dalla Germania. Il Klimaschutzprogramm tedesco prevede investimenti per 54 miliardi di euro, spalmati però su 3 anziché 15 anni: su questo fronte la partita Germania-Italia finisce dunque 5-0.

C’è dunque da chiedersi quanto sarà concreta la «Strategia di lungo termine per la riduzione dei gas a effetto serra al 2050», che la NaDef informa essere «in corso di predisposizione». L’orizzonte sarebbe giusto: «La Strategia individuerà diversi percorsi di decarbonizzazione, tenendo conto delle specificità dell’assetto produttivo, energetico, economico e sociale nazionale, che consentiranno riduzioni delle emissioni fino al raggiungimento della neutralità climatica». Per raggiungere l’obiettivo occorrono però investimenti adeguati e una roadmap credibile, e al momento l’Italia presenta lacune su entrambi i fronti.

Riguardo le risorse per il finanziamento degli interventi previsti dalla manovra di bilancio per il 2020 la NaDef cita – tra le altre – una «riduzione delle spese fiscali e dei sussidi dannosi per l’ambiente e nuove imposte ambientali, che nel complesso aumenterebbero il gettito di circa lo 0,1 per cento del Pil», ovvero 1,7-1,8 miliardi di euro; meno anche rispetto al timido taglio ai sussidi ambientalmente dannosi ipotizzato nella prima bozza del decreto Clima. Per quanto riguarda invece la roadmap, ad oggi vale il Piano energia e clima elaborato dal primo Governo Conte, che si ferma a una riduzione dei gas serra pari a circa il 33% nel 2030. Per arrivare a emissioni nette zero da lì al 2050 occorre darsi molto più da fare, a partire da subito.