In cinque anni i posti di lavoro cresceranno del 30%, dai 60 addetti di partenza

Nasce Valdarno Ambiente, con investimenti da 24 milioni di euro sull’economia circolare

Csai, Crcm, Tb e l’Agricola Riofi si uniscono per dar vita a un nuovo distretto industriale

[19 Ottobre 2020]

La corretta gestione dei rifiuti che tutti – cittadini e imprese – produciamo riveste una parte fondamentale nell’economia circolare, per la quale occorre un approccio integrato: per questo quattro aziende del Valdarno hanno deciso di unire le forze dando vita a Valdarno Ambiente, un nuovo distretto industriale dedicato all’economia circolare in grado di migliorare la performance ambientale del territorio e di portare investimenti da 24 milioni di euro in cinque anni con importanti ricadute occupazionali.

Valdarno Ambiente si è presentata oggi per la prima volta a Terranuova Bracciolini (AR): protagonisti dell’iniziativa sono Csai, azienda attiva nello smaltimento e recupero energia dai rifiuti; Crcm, che gestisce la piattaforma di selezione e valorizzazione della carta e cartone da raccolta differenziata; Tb, che opera nel trattamento e stabilizzazione dei rifiuti urbani; l’Agricola Riofi, proprietaria di oltre 200 ettari di terreni intorno al polo impiantistico di Podere Rota.

Insieme, puntano a concretizzare gli obiettivi messi nero su bianco dalle ultime 4 direttive europee sull’economia circolare – da poco recepite a livello nazionale – e a offrire soluzioni locali contro un problema globale come la crisi climatica.

Da una parte infatti crescerà di molto la capacità del territorio di assorbire le emissioni di CO2, grazie ad un rimboschimento di 80 ettari a ridosso del polo ambientale di Podere Rota. Dall’altra, le direttive Ue danno obiettivi precisi (almeno per quanto riguarda i rifiuti urbani, che rappresentano però meno del 20% di tutti i rifiuti che produciamo) sull’economia circolare: entro il 2035 dovrà essere avviato a riciclo il 65% dei rifiuti (per farlo, al netto degli scarti dei processi di recupero, bisognerà portare la raccolta differenziata almeno all’80%), in discarica il 10%  e la restante parte dovrà essere avviata a recupero energetico. In Italia come in Toscana, siamo lontani. Soprattutto, la Toscana mostra di non avere un’impiantistica sufficiente per gestire i propri rifiuti.

Al proposito è utile ricordare che in un anno in Toscana si producono 2,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani e 9,8 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, che vagano in cerca di impianti autorizzati a gestirli: secondo le stime elaborate da Ref Ricerche sono almeno 8.760 i tir carichi di spazzatura valicano ogni anno i confini regionali, con elevati costi ambientali (si pensi solo al relativo traffico e smog) oltre che per le aziende e per i cittadini, in termini di Tari più salate. La Toscana infatti ha un deficit impiantistico per la gestione dei propri rifiuti stimato in almeno 210.442 tonnellate/anno, tra rifiuti urbani e speciali.

Che fare? La soluzione è dare gambe alla gerarchia per la gestione rifiuti indicata dall’Ue, che prevede nell’ordine prevenzione, riutilizzo, recupero di materia, recupero di energia e smaltimento.

In quest’ottica, la creazione di un centro di competenza sull’innovazione digitale dei processi produttivi (Green digital) e le attività di formazione ed educazione ambientale verso le nuove generazioni previste da Valdarno Ambiente saranno la leva per incidere sul primo tassello della gerarchia sui rifiuti: la prevenzione.

Sul fronte del recupero di materia da segnalare, oltre che il potenziamento della piattaforma per la carta e cartone, la realizzazione di un impianto di selezione e valorizzazione del multimateriale da raccolta differenziata, da realizzare presso il polo di Podere Rota.

Per quanto riguarda il recupero di energia, in questa direzione opera non solo il previsto potenziamento del recupero energetico del biogas di discarica, per la generazione di elettricità da fonte rinnovabile ma anche la produzione e distribuzione di biometano per autotrazione con cui rifornire, ad esempio, la flotta dei mezzi di raccolta di Sei Toscana, con tutti i relativi vantaggi sulle emissioni inquinanti.

Infine, lo smaltimento: pur se di volumetrie contenute (+15%), il progetto di ampliamento della discarica risulta «necessario poiché – spiegano da Valdarno Ambiente – l’esaurimento dei volumi disponibili è ormai imminente e senza altri impianti disponibili sul territorio e senza la garanzia di altri sbocchi all’interno dell’Ato Toscana Sud si rischia di far precipitare il Valdarno in una vera e propria emergenza rifiuti».

La discarica però sarà comunque «destinata ad accogliere soltanto i residui di lavorazione, non altrimenti recuperabili, nella percentuale del 10% prescritta dalle normative europee, scongiurando inevitabili aumenti delle tariffe per i cittadini e le aziende, legati al conferimento dei rifiuti extra ambito territoriale».

Grazie ai 24 milioni di euro di investimenti, oltre a una migliore gestione dei rifiuti sul territorio arriveranno anche molti posti di lavoro aggiuntivi rispetto a quelli presenti: «Per quanto riguarda i livelli occupazionali il distretto, che oggi occupa 60 addetti, prevede -un incremento di almeno il 30% dei posti di lavoro complessivi ripartiti tra le quattro aziende, con ricadute positive anche sull’indotto, se si considera – concludono da Valdarno Ambiente – che già oggi oltre il 50% dei suoi fornitori di beni e servizi proviene dal Valdarno».