Presentato il bilancio 2020, con un disavanzo da 10 mln di euro

Nell’anno della pandemia calano gli imballaggi in plastica: ecco come li abbiamo gestiti

Su un immesso al consumo di pertinenza Corepla pari a 1,9 milioni di tonnellate il 47,8% è stato avviato a recupero energetico, il 47,3% a riciclo e il 4,9% smaltito in discarica, mentre s’iniziano ad esplorare le potenzialità del riciclo chimico

[13 Maggio 2021]

Il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica (Corepla) ha diffuso oggi il bilancio 2020, offrendo un quadro di dettaglio su come è stata gestita questa piccola – l’1,27% di tutti i rifiuti che generiamo in Italia – ma visibilissima frazione dei nostri scarti post-consumo.

Nonostante la pandemia abbia moltiplicato l’impiego di plastica in alcuni settori (come nella produzione di Dpi come le mascherine), gli imballaggi plastici immessi al consumo sono diminuiti nel 2020 fermandosi a quota 2,2 milioni di tonnellate (-5% sul 2019); i volumi risultanti dalle dichiarazioni Cac (ovvero la principale voce di ricavo Corepla, il contributo ambientale dovuto dalle aziende produttrici o importatrici di imballaggi) che si assumono essere equivalenti all’immesso al consumo di pertinenza del Consorzio sono invece pari a 1,914 milioni di tonnellate.

Di queste, dal Consorzio sono state avviate a riciclo 655.393 tonnellate di rifiuti di imballaggio in plastica, cui vanno aggiunti i quantitativi di imballaggi in plastica riciclati da operatori industriali indipendenti provenienti dalle attività commerciali e industriali (249.500 tonnellate) per un riciclo complessivo di oltre 900mila ton.

Complessivamente, su 1,914 mln di ton sono dunque state avviate a riciclo 904.893 ton di plastica (47,3%), la quota più rilevante è andata a recupero energetico (915.377 ton, 47,8%) e una frazione minoritaria (4,9%) è stata smaltita in discarica. Al contempo la raccolta differenziata degli imballaggi in plastica è cresciuta di un +4% a 1.433.203 tonnellate.

«Si è parallelamente diffusa una più spiccata sensibilità al corretto conferimento di questo tipo di rifiuti, che fa onore all’intera collettività nazionale. Non basta ovviamente – dichiara Giorgio Quagliolo, presidente Corepla – Siamo convinti che negli anni a venire, anche in funzione dei nuovi Piani di rilancio e resilienza e di una politica economica sempre più improntata ai principi della transizione ecologica, sapremo offrire risposte adeguate agli ambiziosi target da conseguire».

Se il bilancio ambientale è dunque in timido miglioramento, i risultati prettamente economici si confermano non essere il primo target quando si parla di raccolta differenziata e avvio a riciclo, nonostante la diffusa vulgata sui “guadagni” ottenibili: guadagni che ci sono solo per quelle frazioni di rifiuti che una volta riciclate trovano adeguata collocazione sul mercato.

Nel caso di Corepla, il bilancio 2020 si è chiuso con un disavanzo pari a circa 10 mln di euro (il 2019 il dato era peggiore, -13 mln di euro) nonostante i ricavi da Cac siano cresciuti di 106 mln di euro. A crollare sono state proprio i ricavi da vendite per l’avvio a riciclo (ridotti di 63 mln di euro, -48%) in un 2020 caratterizzato dal consolidamento della posizione sul mercato del sistema autonomo Coripet incentrato totalmente sulla gestione delle pregiate bottiglie in Pet e – soprattutto – dai profondi squilibri dettati dalla pandemia: la confluenza del calo della domanda e del sensibile calo dei prezzi dei polimeri vergini ha infatti penalizzato fortemente i materiali riciclati.

In compenso resta molto elevata la presenza, tra gli imballaggi raccolti e avviati a riciclo da Corepla, delle scadenti plastiche miste (39%) per le quali il riciclo meccanico è un’opzione difficile e spesso tecnicamente impossibile da concludere. Ad oggi la quota parte di imballaggi in plastica residuati dal processo di selezione della raccolta differenziata difficilmente riciclabile tramite riciclo meccanico (il cosiddetto plasmix) viene avviata a recupero energetico – anche grazie a un’intensa quanto inquinante attività commerciale presso cementifici/recuperatori esteri operanti ad esempio in Germania, Austria, Grecia e Bulgaria – e in parte residuale a smaltimento in discarica.

Per questo si stanno esplorando opzioni complementari di recupero, in primis il riciclo chimico, inteso come il ritrattamento del materiale di rifiuto che ne altera la struttura chimica e ricicla i componenti chimici per trasformarli nel materiale originario del rifiuto o in altri materiali.

«A livello europeo – riporta il bilancio Corepla – è in corso un dibattito su come considerare il riciclo chimico, sia plastic to plastic sia plastic to chemical, ai fini del raggiungimento degli obiettivi di riciclo. L’ipotesi più accreditata è che si adotterà un criterio basato sul bilancio di massa, escludendo combustibili, perdite di processo e riempimenti e conteggiando ai fini del riciclo solamente la frazione che diventa materia prima o nuovo polimero». Il resto sarebbe comunque ascrivibile al recupero energetico, sempre preferibile allo smaltimento in discarica.

«Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei – spiega Corepla nel merito – è necessario incrementare la raccolta e il riciclo dei rifiuti di imballaggi in plastica e servire sempre più mercati con prodotti in plastica contenenti quote di riciclato. A tal fine, accanto al riciclo meccanico per i flussi non indirizzabili a questo tipo di riciclo, va sicuramente investigata la possibilità di utilizzo della tecnologia di riciclo chimico (feedstock recycling) e più precisamente quelle del plastic to plastic e del plastic to chemicals».

L. A.