Non solo Tav: Pendolaria, i 10,8 miliardi di euro che mancano alla cura del ferro italiana

Oltre al dibattito sì-no Tav Legambiente censisce 26 tra linee ferroviarie, metro e tram che permetterebbero una mobilità più sostenibile per 12 milioni di persone

[11 Dicembre 2018]

La manifestazione Sì Tav del 10 novembre ha portato in piazza a Torino dalle 25mila alle 30mila persone (secondo le stime di questura e organizzatori, rispettivamente); quella No Tav dell’8 ottobre altre 20-70mila persone (di nuovo stime di questura e organizzatori). Ci sono però molte altre tratte ferroviarie che attendono di essere portate a compimento: non sono “grandi opere” come la Tav, e per questo non ricevono la stessa attenzione mediatica, ma completarle significherebbe migliorare la qualità della vita e dell’ambiente in molti territori italiani.

Le anticipazioni del nuovo dossier Pendolaria, diffuso oggi da Legambiente, mettono a fuoco 26 opere su ferro incompiute, bloccate e senza risorse: si tratta di linee di metropolitane, tram e collegamenti ferroviari, di cui potrebbero beneficiare oltre 12,38 milioni di persone. Secondo i conti offerti dall’associazione ambientalista i costi per portare a termine i lavori ammontano a 14,87 miliardi di euro, mentre i finanziamenti disponibili sforano di poco il muro dei 4 miliardi: all’appello mancano dunque circa 10,8 miliardi di euro.

Di che opere si tratta? Sono linee di metropolitane e tram indispensabili a recuperare i problemi di congestione del traffico a Roma, Torino, Bologna, Palermo, Cagliari. Linee ferroviarie al Sud che versano in uno stato di degrado senza speranza dalla Calabria alla Sicilia, dal Molise alla Sardegna, alla Puglia. E collegamenti ferroviari al Sud come al Nord che risultano fondamentali per le merci (come dal porto di La Spezia al Brennero, o da quello di Ancona a Roma) e per i collegamenti tra tanti centri rimasti in questi anni senza un servizio degno di questo nome (in Piemonte sono state tagliate 14 linee per 480 chilometri). In particolare, per i pendolari delle 10 linee ferroviarie peggiori d’Italia nulla è cambiato. Non c’è nessuna buona notizia da trasmettere rispetto alla situazione che vivono coloro che ogni giorno prendono i treni sulle tratte ferroviarie Roma-Lido, Circumvesuviana, Reggio Calabria-Taranto, Verona-Rovigo, Brescia-Casalmaggiore-Parma, Agrigento-Palermo, Settimo Torinese-Pont Canavese, Campobasso-Roma, Genova-Savona-Ventimiglia e Bari-Corato-Barletta. Stesse linee, stessi treni, stessi disagi, a testimoniare la scarsa qualità del servizio che accomuna diverse aree del Paese.

«Quando si parla di incompiute in Italia – commenta il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini – ci si concentra sempre sulle grandi opere, senza considerare quelle da realizzare dove, in realtà, si trova larga parte della domanda di trasporto. Nelle aree urbane vive il 42% della popolazione nazionale, ed è qui che sono i maggiori ritardi infrastrutturali rispetto al resto d’Europa, e soprattutto congestione del traffico e inquinamento. Dal 2002 a oggi – prosegue Zanchini – i finanziamenti statali hanno premiato per il 60% gli investimenti in strade e autostrade. Queste priorità vanno cambiate altrimenti sarà impossibile dare una speranza ai pendolari. Per questo chiediamo che le 26 opere prioritarie per i pendolari, oggi ferme e senza risorse sufficienti, diventino la priorità di investimento dei prossimi anni. Va inoltre potenziato il numero di treni in circolazione, in particolare nelle città e al Sud, per dare un’alternativa rispetto all’auto ogni giorno a milioni di persone. Il Governo del cambiamento si impegni in questa direzione a partire dalla legge di Bilancio, dove purtroppo non ci sono le novità che i pendolari attendevano».

Novità che, indipendentemente dai vari schieramenti Sì Tav o No Tav, sarebbero finalmente in grado di rendere più coerente anche la progettazione delle famose “grandi opere”. Come giustificare infatti la continua mancanza degli oltre 10 miliardi di euro necessari secondo Legambiente a completare le 26 opere su ferro oggetto d’indagine, se nel corso dell’ultima legislatura sono state realizzate 3.900 km tra strade provinciali, regionali e nazionali oltre a 217 km di autostrade, a fronte di soli 62,6 km di linee ferroviarie ad alta velocità, 58,6 km di metropolitane, 34,5 km di tramvie (senza dimenticare la sospensione o cancellazione di linee ferroviarie per 205 km)? Come perorare la causa di un collegamento ferroviario tra Torino e Lione mentre al contempo in Piemonte sono state tagliate 14 linee su ferro per 480 chilometri? Opere locali e “grandi opere” naturalmente non si escludono a priori a vicenda. Ma occorre saper tenere insieme il quadro della situazione nella sua interezza.