Osservatorio conti pubblici, la complessità normativa sta frenando il Superbonus 110%

«I crediti d’imposta maturati dall’inizio del provvedimento (luglio 2020) fino all’8 febbraio ammontano a 340 milioni, il 2,3% dei maggiori oneri previsti»

[2 Marzo 2021]

Il Superbonus al 110% per gli interventi di efficientamento energetico e ristrutturazione antisismica rappresenta una delle più innovative – e ambiziose – misure messe in campo dal precedente Governo per intrecciare la ripresa economica post-Covid con la transizione ecologica necessaria al Paese, ma i risultati finora raggiunti mostrano che il Superbonus sta lavorando ben al di sotto delle sue potenzialità.

Come documentano dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università cattolica del sacro cuore «i crediti d’imposta maturati dall’inizio del provvedimento (luglio 2020) fino all’8 febbraio ammontano a 340 milioni (2,3% dei maggiori oneri previsti)», conto i circa 15 miliardi di euro con cui è stata finanziata la misura per l’anno in corso.

«La lentezza iniziale – argomentano dall’Osservatorio – potrebbe essere in parte imputata alla minore spesa che ha caratterizzato i primi mesi in cui è diventata operativa; il ritmo delle richieste, infatti, è aumentato a inizio 2021: in un mese ci sono stati nuovi crediti d’imposta per 140 milioni. Ipotizzando che questo ritmo venga mantenuto fino a giugno 2022, l’utilizzo potenziale sarebbe del 19%, comunque molto basso. Infatti, va sottolineato che contribuiscono alle poche richieste anche l’eccesso di burocrazia e la complessità normativa: secondo un’indagine svolta da mUp Research e Norstat per Facile.it, oltre 3 milioni di italiani che erano interessati alla misura hanno poi rinunciato per la quantità di documenti necessaria, mentre più di 6 milioni ha dichiarato di non capire bene come funzioni l’agevolazione».

È utile sottolineare che questo mancato impiego del Superbonus 110% non rappresenta in fin dei conti neanche un risparmio per le casse statali, in quanto si stima che la messa in opera degli investimenti creerebbe benefici maggiori sia per l’ambiente sia per la collettività.

Ad oggi in Italia il 27% delle emissioni climalteranti e il 28% dei consumi energetici arriva dal settore civile con 47 Mtep di energia, in crescita, per una spesa di 40,8 miliardi di euro per le famiglie; al contempo la voce più rilevante dei consumi energetici (il 70%) è quella dei consumi termici, ossia riscaldamento e raffreddamento. In questo contesto, l’ultimo report elaborato dal Cresme su richiesta della Camera mostra che gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e per la riqualificazione energetica, dal 1998 al 2019, hanno attivato investimenti pari a quasi 322 miliardi di euro. Anche il superbonus s’inserisce dunque in questo filone positivo, tanto che secondo l’Ance «si tratta di una leva che può generare un giro di affari di 42 miliardi di euro e più entrate per lo Stato per circa 7,5 miliardi di euro oltre a un risparmio netto per le famiglie di 600 euro all’anno solo per i consumi energetici».

Per permettere al Superbonus di raggiungere questi risultati, però, ad oggi appare evidente un’importante opera di semplificazione che possa facilitare l’accesso alla misura da parte di cittadini e professionisti, auspicabilmente andando incontro anche alle migliorie da tempo richieste dagli ambientalisti.