Riceviamo e pubblichiamo

Pandemia e mascherine di comunità, un appello per la Toscana

L’osservatorio fiorentino sulla sostenibilità promuove l’utilizzo (dove possibile) di Dpi non monouso: «In sostituzione della distribuzione mensile per cittadino di decine di mascherine usa-e-getta vengano distribuite due mascherine lavabili a persona»

[1 Giugno 2020]

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ha stimato che l’Italia nell’anno in corso dovrà gestire un quantitativo di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine e guanti compreso tra 150mila e 450mila tonnellate, condizione già complessa vista la quantità di monouso quotidianamente utilizzata. Questo comporta ovviamente un enorme aggravio per il sistema di gestione dei rifiuti, ma il problema non è solo questo. Si pensi infatti a quale entità di rilascio di microplastiche nell’ambiente e nelle acque può comportare la circolazione di queste quantità di materiali plastici, con tutti i problemi sulla salute, anche umana, che le microplastiche possono comportare e che solo da poco sono in fase di studio. Inoltre, quante mascherine e guanti finiranno dispersi illecitamente nell’ambiente per l’incuria delle persone? Tutti vediamo già in questi giorni mascherine e guanti abbandonati sul selciato delle nostre città; cosa succederà alle nostre spiagge ed ai nostri mari con il continuo utilizzo dei prodotti monouso aggravato dalle necessità di utilizzo dei dispositivi di protezione da SARS-CoV-2?

Le alternative ci sono. Si badi bene: non stiamo parlando delle situazioni particolari come quelle dell’assistenza sanitaria nelle Strutture di cura o comunque della gestione di persone con accertata infezione o alto rischio, in cui ovviamente vanno applicate tutte le possibili cautele (materiali monouso, maschere filtranti FFP2 o FFP3, ecc., come da indicazioni delle Istituzioni preposte), ma stiamo parlando dell’utilizzo delle mascherine in comunità, cioè nei luoghi pubblici nella vita di tutti i giorni.

In queste situazioni è lo stesso Governo, tramite i successivi DPCM e sul sito del Ministero della Salute, che afferma che (comma 2 art. 3 DPCM 26.4.2020) “possono essere utilizzate mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera (Abhiteja Konda et al 2020) e , al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”. Le mascherine rappresentano infatti ‘una misura complementare per il contenimento della trasmissione del virus SARS-CoV-2 e non possono in alcun modo sostituire il distanziamento fisico, l’igiene delle mani e l’attenzione scrupolosa nel non toccare il viso, il naso, gli occhi e la bocca.

La soluzione quindi per diminuire una parte del carico di plastiche e microplastiche nell’ambiente, in attesa di poter smettere di usare le mascherine, è quella di utilizzare mascherine lavabili, possibilmente in tessuti naturali, in ogni caso multistrato (per verificare l’efficacia filtrante dei diversi tessuti sono disponibili diversi studi di laboratori e università, reperibili online).
In assenza della disponibilità di mascherine lavabili, un’altra opzione è quella di sanificare le mascherine usa-e-getta per poter almeno prolungarne il tempo di utilizzo. Una procedura per fare questo è ben illustrata dall’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Un’ulteriore prospettiva (interessante in un’ottica di medio e lungo termine) è stata da poco proposta da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile): una filiera tutta italiana consistente nella realizzazione di un filtro a membrana polimerica, interposta fra i due strati esterni di una maschera lavabile in tessuto, che soddisfa gli standard previsti e che, una volta conferito in appositi contenitori destinati a centri di raccolta e rigenerazione, può essere re-immesso in circolo come filtro rigenerato, chiudendo il ciclo in maniera virtuosa.

Alcune Amministrazioni pubbliche si stanno già muovendo nella direzione dell’utilizzo di mascherine lavabili. La Regione Piemonte dall’inizio di maggio sta distribuendo ai cittadini 5 milioni di mascherine lavabili, prodotte da tre ditte locali, previo apposito bando. Chiediamo al Comune di Firenze (e alla Regione Toscana) di muoversi nella stessa direzione. In sostituzione della distribuzione mensile per cittadino di decine di mascherine usa-e-getta vengano distribuite due mascherine lavabili a persona. In questo modo si ridurrebbe l’impatto sull’ambiente e allo stesso tempo si aiuterebbero sia i nostri laboratori artigiani (alcuni dei quali già stanno autonomamente producendo mascherine lavabili) sia le medie e piccole imprese locali in questo momento di forte difficoltà economica.

L’appello è rivolto ovviamente anche a tutti i cittadini dato che un comportamento virtuoso oggi può salvare il nostro mondo di domani. Basta con l’usa-e-getta!

Come è necessario un impegno di tutti contro il virus, è necessario un impegno di tutti anche per salvaguardare il nostro ambiente e con esso la nostra salute. Inoltre, si chiede a tutti un’assoluta attenzione a non disperdere nell’ambiente mascherine e guanti e una particolare attenzione da parte delle Autorità preposte (come le Polizie Municipali) nel sanzionare comportamenti di questa matrice.

di Osservatorio fiorentino sulla sostenibilità