Oggi le comunicazioni sul programma alla Camera per ottenere la fiducia

Per Conte «l’obiettivo primario del Governo sarà la realizzazione di un Green new deal»

«Siamo determinati a introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per l’estrazione di idrocarburi»

[9 Settembre 2019]

Il premier Conte si appresta a ricevere la fiducia dalla Camera dei deputati, dove ha illustrato oggi le linee programmatiche del nuovo governo giallorosso, ponendo ancora una volta l’accento sullo sviluppo sostenibile: «Obiettivo primario del Governo – ha dichiarato – sarà la realizzazione di un Green new deal che promuova la rigenerazione urbana, la riconversione energetica verso un progressivo e sempre più diffuso ricorso alle fonti rinnovabili, la protezione delle biodiversità e dei mari, il contrasto ai cambiamenti climatici».

Come del resto tutto il programma di Governo, Conte non ha ancora fornito all’aula dettagli su come si articolerà l’azione politica in proposito, ma ha aggiunto un dettaglio di peso: «Siamo determinati a introdurre una normativa che non consenta più il rilascio di nuove concessioni di trivellazione per estrazione di idrocarburi. Lo voglio dire chiaramente: chi verrà dopo di noi, se mai vorrà assumersi l’irresponsabilità di far tornare il Paese indietro, dovrà farlo modificando questa nuova norma di legge».

Si tratta di un impegno di rilievo coerente con l’Accordo sul clima di Parigi, ma che se portato fino in fondo non potrà certo fermarsi alla sola introduzione di una nuova norma di legge: anche il progetto DeRisk-Co promosso dalla Fondazione Eni Enrico Mattei testimonia che, affinché si abbia una possibilità di non superare la soglia di +2° C di riscaldamento globale, il 60-80% delle riserve di carbone, petrolio e gas già appartenenti a società quotate non potranno essere utilizzate come combustibili, ma questo significa trovare fonti energetiche alternative e offrire una prospettiva di riconversione ai lavoratori nel settore (oltre 10mila addetti).

Nonostante i vari appelli alla sostenibilità nell’ultimo anno i consumi petroliferi italiani – arrivati a 7,83 barili a testa – sono cresciuti ancora: sono stati 1.271.000 i barili bruciati ogni giorno, con una crescita doppia rispetto a quella media globale, e il nostro Paese dipende al 92% dalle importazioni. Per dire stop a nuove trivellazioni occorre dunque accettare nel breve periodo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento per gli idrocarburi meno impattanti (come nel caso del gasdotto Tap), e impostare da subito una transizione verso le rinnovabili molto più ambiziosa di quella messa in campo dal precedente Governo Conte con il Piano nazionale clima ed energia, che non arriva a un terzo dell’impegno necessario per rispettare l’Accordo di Parigi.

Durante il suo discorso alla Camera, Conte ha affrontato anche un altro pilastro dello sviluppo sostenibile, ovvero l’economia circolare: «Ci adopereremo affinché la protezione dell’ambiente, delle biodiversità e auspico anche dello sviluppo sostenibile siano inseriti tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale. Tutto il sistema produttivo dovrà orientarsi in questa direzione, promuovendo prassi socialmente responsabili che vadano a rendere quanto più efficace la transizione ecologica e indirizzino l’intero sistema produttivo verso un’economia circolare, che favorisca la cultura del riciclo e dismetta definitivamente la cultura del rifiuto». In concreto questo significa dare immediatamente il via libera alla normativa End of waste, che si è incagliata proprio durante il primo Governo Conte, e realizzare sul territorio tutti gli impianti necessari a gestire gerarchicamente i rifiuti, dal recupero allo smaltimento: non è popolare affermarlo, ma da questo punto di vista ad esempio appare incoerente lo stop ai nuovi inceneritori contenuto nel programma di governo (ma non ripetuto oggi da Conte in aula), quando da Assoambiente stimano siano necessari altri 24 impianti di questo tipo (per rifiuti urbani e speciali) e dal Laboratorio servizi pubblici locali di Ref Ricerche stimano questa necessità in 4-7 impianti a seconda della loro taglia (per i soli rifiuti urbani, pur ipotizzando al 2035 una riduzione del 62% del fabbisogno residuo di incenerimento rispetto al 2016).

Un compromesso al rialzo andrà trovato anche sull’acqua pubblica, cui Conte ha dedicato un passaggio esplicito: «La tutela dei beni comuni, infine, è un valore essenziale, che dobbiamo adoperarci per presidiare a tutti i livelli. Intendiamo approvare in tempi celeri una legge sull’acqua pubblica, completando l’iter legislativo in corso». Il ddl Daga avanzato dal M5S in proposito, però, di fatto ha conseguito finora l’unico risultato di mettere a rischio i progressi finalmente conseguiti negli ultimi anni in termini di investimenti nel settore idrico.  L’acqua in Italia è sempre stata pubblica e già oggi il 97% della popolazione italiana è servita da soggetti pubblici o in maggioranza pubblici: il grande problema è semmai che la rete perde 4,5 miliardi di metri cubi d’acqua potabile l’anno, una ferita per sanare la quale occorrono una gestione efficiente del servizio e investimenti mirati.