I fratelli Koch finanziano un nuovo lobby group per abolire sussidi e incentivi ai veicoli elettrici

I petrolieri dichiarano guerra all’auto elettrica

FMI: ai combustibili fossili vanno sovvenzioni pari a 10 milioni di dollari al minuto

[29 Marzo 2016]

Gli straricchi fratelli Koch, Charles e Davis, controllano le Koch Industries, la seconda più grande corporation privata statunitense, e sono noti per essere dei reazionari iperliberisti e degli ecoscettici che odiano gli ambientalisti e gli scienziati, i loro intrighi con i repubblicani, l’estrema destra Usa e i Think tank ecoscettci e anti-evoluzionisti sono .coperti da una fitta rete di associazioni e finanziamenti “discreti”, ma sono riemersi quando è venuto fuori che stavano finanziando con 10 milioni di dollari un nuovo gruppo di pressione che punta solo ad impedire che si diffondano le auto elettriche.

L’immensa fortuna dei Koch, che intascano 115 miliardi di dollari all’anno, proviene essenzialmente dal petrolio e, se, negli Usa e nel mondo si continueranno ad acquistare sempre più auto elettriche o ibride, potrebbero veder diminuire il loro sconfinato patrimonio basato sull’inquinamento e l’energia sporca.

Secondo quanto scrive  Laurel Rosenhall sull’Orange County Register  il nuovo lobby group contro le auto elettriche sarebbe guidato da James Mahoney, membro del consiglio  delle Koch Industries, e da  Charlie Drevna  un vecchio e noto lobbysta dell’industria petrolifera Usa.

Grazie al contestatissimo fracking, gli Usa sono sempre più autosufficienti sia per quanto riguarda il petrolio che il gas, ma la fratturazione idraulica degli scisti ha portato anche ad una diminuzione dei prezzi dei carburanti alla pompa e a continue proteste per i danni ambientali e climatici, per non parlare della guerra dei prezzi petroliferi con i Paesi Opec.

Ma il calo dei prezzi alla pompa nel 2015 ha bloccato le vendite di auto elettriche ed ibride negli Usa e auto come la Chevrolet Volt vengono vendute con sconti che arrivano fino a 9.000 dollari. Secondo gli analisti le preoccupazioni sul calo delle vendite di auto elettriche ed ibride negli Usa sono eccessive e scontano il fatto che  o mai ibride e elettriche non sono più una novità, anche perché, se entreranno in vigore normative come quelle dei 95g/km di CO2dell’Unione europea per il 2020 e il  California Clean Air Bill  nel 2017, le auto elettriche non saranno solo di moda, saranno necessarie.

E’ per questo che i fratelli Koch e la lobby delle Big Oil si preparano alla guerra contro le auto elettriche e contro iniziative come quelle dello Stato Usa della Georgia che ha appena approvato un incentivo di 5.000 dollari per ogni veicolo elettrico mentre al  Congresso degli Stati Uniti continua la battaglia per portare fino a un massimo di 10.000 dollari i sussidi ai veicoli elettrici. Ma i Koch e le Big Oil temono anche le iniziative di un governo “amico” come quello conservatore britannico che ha  approvato un regolamento secondo il quale, a partire dal 2017, solo le auto a emissioni zero, i  veicoli esclusivamente elettrici, beneficeranno della tassa di circolazione gratuita, un incentivo che attualmente va anche alle auto che emettono meno di 100 g/ K di CO2. Anche gli automobilisti irlandesi possono beneficiare di grossi sconti pesanti sulle auto elettriche e ibride: 5.000 euro sulla tassa di immatricolazione  e 5.000 euro di finanziamenti della da parte della Sustainable Energy Authority of Ireland, mentre acquistando un ibrido il finanziamento è di 2.500 euro.

I petrolieri usa hanno quindi lanciato quella che potremmo chiamare un’offensiva preventiva contro le auto elettriche e i possibili incentivi, ma, come dice Joe Dings, il direttore esecutivo di Transport & Environment all’Irish Times, «Coloro che cercano di fermare il progresso si troveranno dalla parte sbagliata. Che le auto elettriche attraggano l’attenzione degli interessi fossili dimostra quanto pensano sia grave la minaccia già ora.  Inoltre, sarebbe bello se i fratelli [Koch] fossero ugualmente preoccupati per i sussidi per l’industria dei combustibili fossili che, secondo il Fondo monetario internazionale, l’anno scorso sono stati pari 5,3 trilioni di dollari. In un giorno buono, oggi le auto elettriche fanno 150 km con una sola carica. Tuttavia, i nuovi modelli faranno da 300 km a 400 km, proprio come riesce a fare ora Tesla. Questo significa che i veicoli elettrici sono in procinto di passare da un mercato di nicchia al mainstream. Ma la nostra infrastruttura non tiene conto di questo e si sta zoppicando per i problemi di compatibilità tra le diverse reti di ricarica. L’industria della ricarica dovrebbe guardare al modello – abbastanza di successo – dei distributori di benzina e consentire agli automobilisti di pagare comunque quel che piace loro. I politici devono abbattere questi ostacoli. Inoltre, l’Irlanda ha imposte sul diesel di 10 cent in meno al litro rispetto alla benzina, pari a una sovvenzione indiretta per il combustibile fossile che ha anche implicazioni per l’inquinamento atmosferico».

James Nix, direttore di Green Budget Europe, un think tank che si occupa di riforma fiscale ambientale, sottolinea che «La sovvenzione più significativo si presenta sotto forma del divario tra le imposte diesel e benzina. L’Irlanda ha imposte sul diesel a 10 cent in meno al litro rispetto alla benzina. Nel corso dell’ultimo anno, la Francia ha aumentato la tassa sul diesel del 4%, mentre il Belgio è andato oltre impegnandosi a un piano per pareggiare le sue tasse sul carburante per i trasporti entro il 2018. Il Regno Unito già le stesse imposte per diesel e benzina lo stesso. Il prossimo governo irlandese può guardare a riforme simili come il modo migliore per aumentare i veicoli a basse emissioni».

In Europa la lobby contro le auto elettriche non sembra essersi ancora organizzata, Anche perché l’opinione pubblica, soprattutto nell’Europa settentrionale, è sempre meno scettica e anche il prezzo dei carburanti in calo ha inciso poco sul mercato di ibride ed elettriche. Uno dei pochi esempi di politiche europee in controtendenza – anche rispetto al disinvestimento dalle fonti fossili – è proprio la decisione del governo italiano di andare comunque al referendum sulle trivellazioni petrolifere offshore, mantenendo royalties scandalosamente basse, che farebbero la gioia del fratelli Koch e la lobby delle Big Oil che ha scatenato la campagna contro le auto elettriche negli Usa.

Nonostante il calo del prezzo del petrolio, le auto elettriche si stanno aprendo uno spazio di mercato impensato, soprattutto grazie s ai costi di gestione e manutenzione molto bassi e ai sorprendenti livelli di prestazioni, per non parlare dei benefici per l’ambiente e la salute.

Quando

Quando Elon Musk della Tesla  ha rivelato su Twitter l’avvio della campagna anti elettrica dei fratelli Koch ha sottolineato che, secondo il Fondo Monetario Internazionale, a livello mondiale i combustibili fossili ricevono sovvenzioni pari a 10 milioni di dollari al minuto, di gran lunga superiori a qualsiasi finanziamento o incentivo riceva o riceverà l’industria delle auto elettriche.

In realtà i petrolieri sono terrorizzati da iniziative come quella annunciata recentemente dalla Volkswagen che vuole produrre un’auto elettrica delle dimensioni di una golf, con diversi modelli come quelli Tesla, ad  un costo che è paragonabile alle attuali auto a benzina, con o senza sovvenzioni.

I fratelli Koch e i loro alleati vogliono strozzare nella culla le auto elettriche prima che raggiungano prezzi accessibili a tutti. E’ l’eterno scontro tra innovazione e industria inquinante, green economy e fossil economy,  è lo scontro tra l’energia rinnovabile, pulita e autoprodotta  e la “inevitabile” schiavitù dal petrolio e della produzione di energia sporca e concentrata in poche mani, ma ben sovvenzionate dagli Stati, sul quale siamo chiamati a votare anche in Italia il 17 aprile.