Il consigliere Anselmi spiega che «c’è stato un cambio di passo» nel rapporto col Governo

Pnrr, ecco come sta cambiando il ruolo della Toscana

Sui temi resta un «convitato di pietra», le bonifiche: «Carrara, Piombino, Livorno hanno bisogno di interventi di bonifica delle aree rimesse in gioco»

[21 Aprile 2021]

Tra neanche dieci giorni il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che a livello nazionale permetterà di intercettare circa 200 miliardi di euro di risorse europee – per la Toscana si parla invece di 12-15 mld – dovrà essere consegnato a Bruxelles, ma ancora non è chiaro quali saranno le modifiche innestate dal Governo Draghi sul Piano elaborato dall’esecutivo Conte II. In compenso a cambiare è il rapporto tra Governo e Regioni, Toscana compresa naturalmente, rispetto a quanto il governatore Giani prospettava a fine marzo.

Come spiega in Consiglio regionale Gianni Anselmi, in ragione «dell’incarico informale» che svolge come consigliere delegato dal presidente Giani, a seguito dei più recenti incontri «con il presidente del Consiglio Draghi e alcuni ministri» è emerso che il lavoro della Regione non sarà quello, ipotizzato inizialmente, «di svolgere il ruolo di stazione appaltante, che intercetta le risorse e fa i bandi: questo non sembra sia previsto, se non per le funzioni più strettamente regionali, come difesa del suolo, tutela della risorsa idrica, così come tutta la parte che fa riferimento alla sanità».

Altre “schede” previste dalle sei missioni del Recovery avranno “catene di comando” differenti e non coinvolgeranno né le Regioni né i Comuni, come «il sostegno alle imprese, che è lecito supporre passerà attraverso bandi di carattere nazionale», o come la digitalizzazione della pubblica amministrazione, «che solo in parte vedrà una interlocuzione con le Regioni e i Comuni». In altre ancora «saranno esclusivamente i Comuni a essere chiamati direttamente in causa: turismo, piccoli borghi, rigenerazione urbana, forestazione. E questo ai Comuni non dispiace», dichiara Anselmi. «La coerenza dovrà essere massima» e per questo non si potrà rinunciare a un «approccio strategico sovracomunale».

Dunque le Regioni «dovrebbero essere chiamate in causa per una sorta di coordinamento progettuale e di verifica della coerenza degli interventi comunali con l’impalcatura programmatica regionale sancita in appositi accordi di programma per l’attuazione degli interventi. Credo – sottolinea nel merito Anselmi – che nelle prossime settimane si giochi la partita della legislatura regionale dal punto di vista dell’impostazione programmatica. Una sfida che chiama l’attuale classe dirigente ad essere all’altezza e ne misurerà le capacità».

Complessivamente, dunque, Anselmi osserva che «c’è stato un cambio di passo» nel rapporto tra il Governo e le Regioni nella complessa fase di definizione del Pnrr, ma l’intera architettura di gestione delle risorse europee resta ancora fumosa: a seguito degli incontri con il Governo, Anselmi riporta che «sarà strutturata una cabina di regia presso il Mef, una struttura di monitoraggio dell’attuazione del Recovery plan, un comitato di ministri del quale non si conosce ancora la composizione e una task force che dovrebbe accompagnare il sistema degli Enti locali nella realizzazione degli interventi con strumenti di supporto, immagino anche amministrativi».

Ad oggi però non ci sono documenti né atti formali che precisino questa strutturazione, avverte Anselmi, che riporta «quanto ci è stato comunicato».

Provando a scendere nel merito dei dettagli toscani il vicepresidente della Commissione regionale per le politiche europee, Giovanni Galli, chiede «cosa sia stato accolto delle proposte inviate a novembre dalla Regione». Anselmi risponde che «quel documento di novembre ha contribuito a creare l’asset delle priorità che si riconoscono negli orientamenti del Recovery plan. Le istanze particolari delle singole Regioni entreranno in gioco nella fase successiva, quella di attuazione». E c’è da tener presente, ha aggiunto Anselmi, che «dalla conversazione con il ministro Cingolani, così come dalle ultime informazioni che sono arrivate», dovrebbero profilarsi ulteriori risorse. «Attraverso una piattaforma parallela al Recovery dell’importo tra i 30 e i 40miliardi», ricordando che «alla Toscana solitamente tocca circa l’8%».

Quanto a temi specifici, Anselmi richiama alcune grandi questioni che riguardano la Toscana della costa e che «non figurano al momento nel Recovery plan, come la Darsena Europa nel porto di Livorno, che è considerata già finanziata. Ma c’è il modo e il tempo per negoziare con il Governo le opere previste negli strumenti di programmazione e che è indispensabile realizzare».

E c’è poi un «convitato di pietra», le bonifiche: «Carrara, Piombino, Livorno hanno bisogno di interventi di bonifica delle aree rimesse in gioco». In tutti questi Comuni è infatti presente un Sito d’interesse nazionale per le bonifiche (Sin, senza dimenticare anche la presenza dei Sir di competenza regionale), ai quali per la verità si aggiunge anche Orbetello.

L’ultimo aggiornamento sullo stato delle bonifiche, elaborato dal ministero della Transizione ecologica il 15 febbraio scorso, è tutt’altro che confortante. A vent’anni dalla perimetrazione del Sin, a Piombino risulta infatti bonificato il 49% dei terreni e il 4% della falda , con i 50 milioni di euro previsti dal 2014 ancora in attesa di essere spesi; a Massa Carrara l’8% dei terreni e il 3% della falda; a Livorno lo 0% dei terreni e lo 0% della falda; anche a Orbetello lo 0% dei terreni e lo 0% della falda. Dal 2018 l’unico miglioramento viene registrato per la bonifica della falda compresa nel Sin di Massa Carrara: allora era bonificato il 2%, oggi il 3%.