Pubblicato il nuovo Annuario dei dati ambientali Arpat

A che punto sono i 3.958 siti interessati da procedimento di bonifica in Toscana

Si concentra in Provincia di Livorno il maggior numero di ettari: oltre 6.300, ma solo in 49 le bonifiche si sono chiuse con successo

[10 Luglio 2017]

Ad oggi in Toscana sono 3.958 i siti interessati da procedimenti di bonifica, per una superficie totale di 17.272 ettari: oltre ai 4 Sin (Siti di interesse nazionale) e 3 Sir (Siti di interesse regionale), all’interno di questa grande mole di territorio si presenta un ampio spettro di siti inquinati, che l’Arpat – all’interno del proprio Annuario dei dati ambientali 2017, appena pubblicato – suddivide all’interno di 7 tipologie: impianti di distribuzione carburanti (la più significativa per numero di siti, rappresentandone il 20,3%, ma con un irrisorio 1,7% per quanto riguarda la superficie in ettari), siti per la gestione e smaltimento dei rifiuti, siti industriali, di attività minerarie, di cava e, infine, “altre attività” e “attività non precisata” (dove si assomma ben il 28,4% degli ettari, la voce più rilevante).

Complessivamente, rispetto ai dati raccolti da Arpat nell’annuario 2016 sono risultano in aumento sia il numero dei siti interessati da procedimenti di bonifica all’interno del territorio regionale (+314), sia gli ettari interessati (+310).

Scendendo al livello di dettaglio delle varie categorie, dai dati presentati da Arpat quelle dove sono minori le criticità ancora aperte rientrano all’interno della voce “altre attività” e  “siti per la gestione e smaltimento dei rifiuti”: nella prima tipologia il 65,1% degli ettari rientra ad oggi tra i “siti chiusi per non necessità d’intervento”, ovvero quei siti con procedimento chiuso a seguito di autocertificazione o di presa d’atto di non necessità d’intervento a seguito dei risultati di caratterizzazione o di analisi di rischio; un altro 3% degli ettari è invece catalogato tra i “siti certificati”, ovvero siti con procedimento chiuso a seguito di rilascio di certificazione di avvenuta bonifica, messa in sicurezza operativa o messa in sicurezza permanente.

Percentuali simili nei “siti per la gestione e smaltimento dei rifiuti”, dove il 53,3% degli ettari è oggi “chiuso per non necessità d’intervento” e un 8,5% rientra tra i “siti certificati”.

All’estremo opposto spiccano negativamente i siti di attività mineraria: appena lo 0,8% degli ettari è tra i “siti certificati”, mentre tutto il rimanente (il 99,2% delle aree) è catalogato tra i “siti attivi”, ovvero quelli potenzialmente contaminati o per i quali «è stata riscontrata la contaminazione (siti contaminati), per i quali sono in corso, rispettivamente, le fasi di indagini preliminari, caratterizzazione o analisi di rischio, o la fase di presentazione/approvazione/svolgimento dell’intervento di bonifica e/o messa in sicurezza operativa o permanente».

Analizzando infine i siti dal punto di vista geografico, è nella Provincia di Livorno dove si concentra il maggior numero di ettari soggetti a procedimenti di bonifica: ben 6.329,4 (a fronte dei 17.272,2 presenti in tutta la Toscana), dei quali appena 49 risultano tra i “siti certificati” e altri 960,5 tra quelli “chiusi per non necessità d’intervento”.  Al contrario la stragrande maggioranza delle aree, stimate in 5319,9 ettari, attende ancora bonifica. Un quadro che non migliora di molto guardando alla Toscana nel suo complesso, dove 784,8 ettari rientrano tra i “siti certificati”, 5.057,2 tra i “siti chiusi” e ben 11.430,3 tra i “siti attivi”.