A rischio un comparto industriale made in Italy da 3mila posti di lavoro più l’indotto

Quali incentivi per la geotermia nel Fer 2? La proposta dell’Unione geotermica italiana

È necessario incentivare diverse tipologie d’impianto «ad alto rendimento ambientale» per considerare la specificità della risorsa geotermica in ciascun sito

[12 Dicembre 2019]

Nell’autunno del 2018 fa la geotermia italiana si è trovata per la prima volta senza quegli incentivi garantiti alle altre fonti rinnovabili per la produzione di energia elettrica, dato che il primo Governo Conte ha deciso di stralciarla dal decreto Fer 1 arrivato poi in Gazzetta ufficiale ad agosto. Da un anno a questa parte l’Unione geotermica italiana (Ugi, ovvero l’associazione indipendente, apartitica, apolitica e senza fini di lucro che rappresenta il settore) si è spesa molto per spiegare la necessità di un rapido ritorno degli incentivi e torna oggi alla carica scrivendo ai ministeri dello Sviluppo economico e dell’Ambiente – oltre che ai presidenti e agli assessori competenti delle Giunte regionali italiane – per chiedere che all’interno del Fer 2 «la geotermia, esclusa dal precedente decreto Fer 1, venga sostenuta e riconosciuta come tecnologia di grande potenzialità energetica e di eccellenza nel nostro Paese, permettendole di essere sostenuta adeguatamente».

Per sostenere questo scopo, oltre a rendersi disponibile per ogni approfondimento nel merito, l’Ugi ha elaborato un sintetico factsheet (integralmente consultabile in allegato all’articolo) contenente precise proposte tecnica per orientare la concreta declinazione dei nuovi incentivi, in modo che alla fattibilità tecnica ed economica degli impianti geotermici si unisca un ulteriore accrescimento della loro sostenibilità ambientale.

Tra le principali proposte avanzate dall’Ugi per «incentivare gli impianti geotermici ad alto rendimento ambientale, inserendoli nel nuovo decreto Fer 2» spicca la necessità di considerare la specificità della risorsa geotermica in ciascun sito, ammettendo dunque al regime d’incentivi diverse tipologie d’impianto: a reiniezione totale in tutti i casi nei quali questa risulti possibile; a vapore o a flash con trattamento gas incondensabili mediante impianti di abbattimento ad alta efficienza, condensazione con sistemi di raffreddamento a superficie o ibridi innovativi che garantiscano un impatto estremamente ridotto, anche attraverso il rifacimento di impianti esistenti adeguandoli alle tecnologie migliorative; per la produzione combinata di energia elettrica e calore, definendo anche la remunerazione del calore ceduto. Tutto questo insieme alla necessità di definire un contingente dedicato per incentivare i progetti geotermici tecnologicamente avanzati.

Il rapido ritorno di incentivi adeguati a sostegno della geotermia è indispensabile per garantire futuro a un settore che solo in Toscana è in grado di soddisfare il 30% della domanda elettrica e che conta in Italia circa 3000 posti di lavoro, diretti e indiretti, a cui si aggiungono diverse migliaia di posti indotti.

«Il fatto che la geotermia tradizionale possa reggersi senza incentivi è sicuramente opinabile – sottolinea oggi l’Ugi – in considerazione degli elevati investimenti iniziali e dei rischi di sviluppo maggiori rispetto alle altre tecnologie rinnovabili, in particolare quelli di carattere economico e operativo legati all’incertezza delle condizioni sotterranee. D’altro canto, la geotermia può parlare con orgoglio di “filiera italiana”, un termine difficilmente utilizzabile da altre tecnologie energetiche rinnovabili. Tale caratteristica rischia di perdersi se non si aiuta il settore a crescere anche in patria: sono, infatti, numerosi i casi di aziende italiane con specifiche capacità tecnologiche che operano in campo geotermico principalmente all’estero».