Riciclare la plastica mista all’infinito? Versalis ci prova con Hoop

Ferrari: «Il progetto punta a produrre nuovi polimeri vergini idonei a ogni applicazione e con caratteristiche identiche a quelli che provengono da fonti fossili». Il primo impianto previsto a Mantova

[17 Febbraio 2020]

La prima plastica (il polipropilene isotattico) è valsa all’italiano Giulio Natta il premio Nobel per la chimica del 1963, l’inizio di un incredibile successo commerciale che sta mostrando adesso il suo lato oscuro. La produzione mondiale di plastica è aumentata di venti volte rispetto agli anni ’60 raggiungendo le 322 milioni di tonnellate nel 2015, e nei prossimi 20 anni dovrebbe raddoppiare: si tratta infatti di un materiale – o meglio, di molti materiali visto la quantità di polimeri presenti sul mercato – con caratteristiche uniche in termini di costi, versatilità e durabilità, che abbiamo però ancora imparato a gestire adeguatamente una volta giunto a fine vita. Un’enorme lacuna che ha aperto le porte alle tecnologie del riciclo chimico, grazie alle quali un’altra realtà italiana – Versalis, la società chimica di Eni – prova adesso a rincorrere l’orizzonte dell’economia circolare.

Versalis ha infatti firmato oggi un accordo di sviluppo congiunto con la società italiana di ingegneria Servizi di ricerche e sviluppo (S.r.s.), proprietaria di «una tecnologia di pirolisi che verrà sviluppata ulteriormente per trasformare i rifiuti in plastica mista non riciclabili meccanicamente in materia prima per produrre nuovi polimeri vergini».

Ad oggi, ogni anno vengono generati in Europa circa 25,8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica (per il 59% imballaggi), di cui meno del 30% viene però raccolto a fini di riciclaggio. Anche in Italia, nonostante il fiorire di iniziative “plastic free”, continuiamo a consumare sempre più imballaggi in plastica: nel 2018 ne abbiamo consumate 2.292.000 tonnellate, che una volta usate sono state avviate per il 44,5% a riciclo, per il 43% a recupero energetico e per il 12,5% in discarica.

In questo contesto, una delle principali sfide da affrontare è costituita proprio dalla plastica mista o plasmix, che incide per quasi la metà della raccolta differenziata della plastica ed è difficilmente riciclabile (alcune loro componenti vengono comunque riciclate in alcune aziende italiane d’eccellenza, come la Revet Recycling di Pontedera); in ogni caso, attraverso i processi di riciclo consolidati – quelli di tipo meccanico, ovvero il 99% di tutti i sistemi di riciclo per la plastica oggi impiegati in Europa – esistono limiti che rendono la plastica non riciclabile all’infinito.

La soluzione (dopo quella che prevede di ridurre al massimo l’impiego di imballaggi monouso, di plastica o meno) potrebbe arrivare nel prossimo futuro dal riciclo chimico: se il riciclo meccanico è adatto per riciclare materiali “puri” ed omogenei selezionati attraverso la raccolta differenziata, mentre incontra difficoltà con oggetti multistrato o altri materiali plastici complessi, il riciclo chimico è un processo che modifica la struttura chimica stessa di un prodotto in plastica, convertendola in molecole più piccole (monomeri) utilizzabili per nuove reazioni chimiche. Attraverso processi come la pirolisi o la gassificazione è dunque possibile ottenere oli o gas di sintesi (syngas) impiegabili in altri processi chimici, anche se la principale ambizione del riciclo chimico è quella di ricavare dai rifiuti in plastica monomeri di qualità per la produzione di plastiche vergini.

Facendo leva sulle proprie competenze tecnologiche e industriali, Versalis dunque realizzerà un primo impianto da 6.000 ton/anno previsto a Mantova, con l’obiettivo di un successivo e progressivo passaggio di scala iniziando dai propri siti produttivi nazionali. «Con questa iniziativa Versalis conferma la sua strategia per sviluppare un riciclo chimico complementare a quello meccanico, attività in cui è già impegnata in prima linea, nella prospettiva di dare nuova vita ai rifiuti in plastica – dichiara Daniele Ferrari, amministratore delegato di Versalis – Il progetto HoopTM ambisce infatti a creare un processo virtuoso di riciclo della plastica teoricamente infinito, producendo nuovi polimeri vergini idonei a ogni applicazione e con caratteristiche identiche a quelli che provengono da fonti fossili».