Riciclo chimico e gassificazione degli imballaggi in plastica: intesa tra Eni, Versalis e Corepla

Nel mirino soprattutto il plasmix, ovvero quelle plastiche eterogenee difficili da riciclare meccanicamente

[1 Luglio 2020]

Eni, Versalis e Corepla hanno siglato un’intesa per valorizzare i rifiuti da imballaggi in plastica, soprattutto quelli difficilmente riciclabili meccanicamente come il plasmix, ovvero quelle plastiche eterogenee che arrivano a rappresentare oltre il 50% di tutti gli imballaggi in plastica raccolti in modo differenziato.

Gli ultimi dati disponibili forniti da Corepla (riferiti al 2018) mostrano che la realtà italiana è molto distante dalla retorica “plastic free”: gli imballaggi plastici immessi al consumo aumentano – siamo a quota 2.292.000 tonnellate/anno – con il 44,5% che viene poi avviato a riciclo, il 43% a recupero energetico e il 12,5% in discarica. In questo contesto, il plasmix rappresenta più spesso un problema che un’opportunità.

Alcune plastiche eterogenee vengono riciclate ormai da anni in impianti all’avanguardia – come quello di Revet in Toscana, dove la componente poliolefinica delle plastiche miste delle raccolte differenziate toscane diventa granuli adatti alla stampa di manufatti anche di alta gamma – ma il plasmix viene prevalentemente bruciato nei cementifici in sostituzione di combustibili fossili, in parte va a recupero energetico nei termovalorizzatori, mentre una quota residuale viene avviata in discarica.

«Gli accordi sottoscritti con Eni e Versalis – spiega il presidente di Corepla, Antonello Ciotti – si inseriscono in una strategia che mira ad un completo recupero degli imballaggi in plastica. Vogliamo essere protagonisti e propulsori di una vera economia circolare basata su progetti concreti e innovativi rafforzando al contempo la leadership italiana di una chimica sempre più sostenibile».

Gli accordi siglati sono due. Il primo tra Eni, Versalis (la società chimica di Eni) e il Consorzio “si pone l’obiettivo di avviare un piano di studi per sfruttare tutte le frazioni di plasmix disponibili nel circuito Corepla, mettendo a fattore comune le rispettive competenze per i processi di gassificazione e riciclo chimico attraverso pirolisi. Versalis ha infatti in corso la progettazione di un primo impianto di riciclo chimico da realizzare a Mantova”. Un progetto che punta a produrre nuovi polimeri vergini idonei a ogni applicazione e con caratteristiche identiche a quelli che provengono da fonti fossili. «Con questo accordo – commenta Daniele Ferrari, ad di Versalis – svilupperemo un modello circolare per le plastiche a livello nazionale al fine di trarne il massimo valore anche una volta divenute difficilmente riciclabili meccanicamente».

Il secondo accordo – firmato da Eni e Corepla – ha invece il fine di “verificare la fattibilità di valorizzare le plastiche a fine vita negli impianti innovativi che Eni sta studiando per la bioraffineria di Venezia, a Porto Marghera, e presso la raffineria di Livorno per la produzione rispettivamente di idrogeno e metanolo ottenuti tramite gassificazione”, ovvero “un processo tecnologico per la produzione di syngas, con una reazione termica a elevata temperatura controllata, in ambiente chiuso, e presenza di ossigeno e quindi senza emissioni dirette in camino, che avviene a condizioni di temperatura tali da vetrificare gli inquinanti e renderli inerti e stabili”.

Secondo un dominus dei rifiuti come Manlio Cerroni i gassificatori sono la nuova frontiera del recupero energetico da rifiuti dopo la termovalorizzazione, con 167 impianti già attivi in Giappone e altri in realizzazione a Montecarlo e nel Regno Unito. Di sicuro in Italia siamo ancora alle buone intenzioni: l’ipotesi di Livorno, ad esempio, si annuncia ambiziosa ma di fatto a un anno dalla sua prima presentazione le istituzioni sono ancora in attesa di un progetto da poter valutare.

«L’obiettivo è diventare leader nei prodotti per la mobilità circolari, come l’idrogeno e il metanolo da materie prime difficilmente riciclabili», dichiara Giuseppe Ricci, chief refining & marketing officer di Eni: la multinazionale sta infatti percorrendo un piano strategico che punta al 2050 ad l’abbattere l’80% delle emissioni carboniche assolute (scope 3), valutato come il migliore al mondo nel settore dal think tank Carbon tracker. Adesso però dovrà misurarsi nel tutt’altro che banale passaggio dalle parole ai fatti.