Rifiuti, a che punto è davvero la gestione delle bioplastiche in Toscana

Dai gestori presenti sul territorio sono arrivate indicazioni diverse a seconda dei contesti, ma concordi sulla necessità di aprire un tavolo di confronto con tutti i soggetti coinvolti per gestire un problema che non può più essere ignorato

[4 Settembre 2019]

Il crescente utilizzo di bioplastiche sotto forma di piatti, bicchieri, posate, altre stoviglie e contenitori, indirettamente incoraggiato anche dalle ultime normative entrate in vigore, sta creando non poche difficoltà per la corretta gestione dei rifiuti organici, dove questi materiali compostabili dovrebbero essere conferiti. Una situazione caotica che non incoraggia comportamenti virtuosi da parte dei cittadini, e che dunque merita chiarezza.

A gettare per primo il sasso nello stagno è stato Alia, il gestore dell’Ato Toscana centro – con circa 3500 kq di territorio e 1,5 milioni di abitanti serviti –, con il suo ad Alessia Scappini a spiegare che «qualora si usino prodotti in bioplastica, noi in questo momento possiamo solo dare l’indicazione che vengano conferiti non nell’organico ma nell’indifferenziato». Un intervento cui sono seguiti quelli di Retiambiente (società nata all’interno del percorso che dovrà portare un gestore unico anche nell’Ato Toscana costa) e Sei Toscana (attiva nell’Ato sud), che non sono arrivati a tanto ma hanno confermato la difficoltà della filiera.

«Il nostro orientamento è diverso da quello Alia – ha dichiarato a La Repubblica Firenze il presidente di Retiambiente, Daniele Fortini – Noi non intendiamo dire agli utenti di gettare le bioplastiche nell’indifferenziato ma vogliamo riuscire ad individuare tecniche per estrarre le bioplastiche dall’organico in testa agli impianti di trattamento per poi spedirli nelle strutture che se ne possono occupare». Per quanto riguarda invece Sei Toscana a intervenire è stato il direttore generale Alfredo Rosini: la bioplastica va conferita «all’interno dei contenitori deputati alla raccolta della frazione organica, ed è questa l’indicazione che oggi Sei Toscana dà ai cittadini del territorio in cui svolgiamo quotidianamente il servizio. Esiste però, inutile negarlo, un problema negli attuali processi di trattamento non sempre pienamente idonei a smaltire questo materiale, soprattutto se in grande quantità, con l’aggravante che il ciclo di trattamento e di compostaggio per questo tipo di materiale è spesso più lungo rispetto alle altre sostanze organiche».

Il grosso problema è proprio questo: le bioplastiche hanno grandi pregi (in primis l’essere ricavate da risorse rinnovabili, e non fossili), presentano realtà industriali d’eccellenza in Italia e sono sì compostabili, ma a condizioni diverse rispetto a quelle necessarie per gestire gli altri rifiuti organici: «L’assimilazione delle bioplastiche alle matrici organiche dei rifiuti genera un mix tra rifiuti putrescibili e non, per cui i tempi di biodegradazione sono diversi – ha dettagliato in proposito Fortini – In 60 giorni con i trattamenti meccanici e fisici la frazione putrescibile si decompone e torna terriccio. Le bioplastiche, anche quelle degli shopper, hanno invece tempi molto più lunghi. E ce ne sono alcune che ne hanno di lunghissimi, anche 130 giorni».

Per evitare di mettere in crisi l’intero sistema di gestione dei rifiuti organici, per di più a partire da intenti che vorrebbero essere virtuosi – ridurre l’impiego della plastica – occorre dunque ricordare in primo luogo che occorre semmai ridurre l’uso di contenitori in plastica usa e getta sostituendoli con sistemi a riuso, e non semplicemente passare da un materiale monouso a un altro; che per ridurre l’inquinamento marino da plastica le bioplastiche non sono la soluzione (come tra l’altro confermato sia dall’Unep sia dalle imprese di settore), che passa invece da un miglioramento della gestione industriale di questi rifiuti e dall’educazione di una cittadinanza che non può più permettersi disperdere la propria spazzatura nell’ambiente; che le bioplastiche avranno sì un futuro radioso, a patto però di inserirle in un contesto adeguato di gestione e recupero una volta divenute rifiuti. Tutto questo necessita di politiche industriali mirate e di adeguata comunicazione tra cittadinanza e imprese.

Per raggiungere l’obiettivo occorre dunque l’aiuto di tutti: per questo Alfredo De Girolamo, presidente Confservizi Cispel Toscana – l’associazione regionale che riunisce le imprese di servizio pubblico – è intervenuto chiedendo un preventivo coordinamento con i gestori e con le autorità di regolazione del servizio di gestione rifiuti. Un tavolo di confronto che è necessario aprire al più presto.