Rifiuti, in Italia mancano dati affidabili ma italiani si ritengono ben informati

I cittadini, seppur confusi, guardano alla transizione verso l’economia circolare. La politica dov’è?

[22 Giugno 2016]

Come noto da sempre agli esperti di settore, e come ribadito al Forum rifiuti dal rapporto Materia rinnovata, in Italia c’è ancora un’enorme sete di dati puntuali e affidabili per quanto riguarda il macromondo dei rifiuti – urbani e soprattutto speciali. Anche al livello delle massime autorità in materia, a causa di una normativa incompleta e frammentata – oltre che una scarsa attenzione politica – i numeri raccolti mostrano tutte le loro lacune. Eppure il 52% dei cittadini italiani si ritiene informato sul tema della raccolta differenziata e del riciclo: è anzi il tema ambientale sul quale si ritengono meglio informati, secondo i dati raccolti da Lorien Consulting e presentati oggi proprio al Forum rifiuti.

La (mala)gestione dei rifiuti occupa effettivamente numerose pagine di cronaca nel nostro Paese, ma sugli effettivi processi che animano questo mondo complesso non è altrettanto facile ottenere riscontri, né nei media, né all’interno della percezione pubblica.

Quel che è certamente positivo nella rilevazione mostrata oggi nel Forum – organizzato a Roma da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club, con la partnership del Coou – è l’alta attenzione dedicata alle problematiche ambientali tra i cittadini italiani. Disoccupazione, immigrazione e terrorismo sono, nell’ordine, le questioni che preoccupano più gli italiani, ma cresce anche l’inquietudine per i temi ambientali: il 35% degli intervistati si ritiene preoccupato.

Gli italiani ritengono inoltre che per contrastare i danni ambientali siano necessari investimenti strutturali piuttosto che semplici interventi contingenti, in primo luogo – secondo quanto hanno risposto gli intervistati – la riconversione energetica vero le fonti rinnovabili e la messa in sicurezza del territorio italiano. Secondo la ricerca presentata oggi dall’amministratore delegato di Lorien Consulting, Antonio Valente, gli italiani sono inoltre fortemente orientati verso un modello di economia circolare in cui si vada a delineare un sistema dove non esistono scarti e in cui i nuovi prodotti si realizzano attraverso materiali riciclati. Il 92% ritiene che rappresenterebbe un vantaggio economico per il Paese.

«Una buona notizia – secondo la presidente di Legambiente Rossella Muroni – che rispecchia peraltro una tendenza già in corso: nel settore dell’economia circolare il nostro paese si sta già impegnando, con progressi crescenti. Per ogni milione di euro di pil, infatti, produciamo 42 tonnellate di rifiuti a fronte delle 65 prodotte dalla Germania per esempio, grazie alla capacità di recupero e riuso dei rifiuti nel settore produttivo».

«Insieme alla sensibilità ambientale – osserva Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto club nel suo intervento al Forum – ciò che cresce è la consapevolezza che l’economia circolare è anche la scelta più conveniente per il nostro sistema di imprese. Siamo il secondo paese manifatturiero d’Europa, povero di materie prime: è evidente che gestione integrata dei rifiuti, chimica verde, green public procurement debbano essere gli strumenti per una politica industriale in grado di dare risposte alle nuove sfide di un’economia sempre più globalizzata».

I cittadini, seppur confusi, sembrano pronti e ben disposti per la transizione: la classe politica – che dovrebbe progettarne il futuro tramite politiche industriali – non ha ancora risposto all’appello.

L. A.