Nessun nuovo sito di discarica, 40 milioni di euro di investimenti e 50 nuovi posti di lavoro

Rimateria si presenta in Consiglio comunale: a Piombino l’economia circolare ricomincia da qui

Caramassi: «Rifiuti pericolosi? Andiamo a risolvere un problema che già c’è, non a crearne uno nuovo»

[29 Gennaio 2016]

Ottocento ettari di aree da bonificare (più di 2 milioni di tonnellate di rifiuti sopra terra) e un territorio intero, quello della Val di Cornia, da rilanciare: il progetto Rimateria ha un ruolo centrale in questa prospettiva, e ha fatto oggi il suo ingresso nel Consiglio comunale di Piombino per una discussione trasparente in merito alle prospettive di sviluppo. Il presidente Valerio Caramassi ha illustrato tempi e modi per concretizzare ciò che si attende da lustri: il riciclo, l’inertizzazione e lo smaltimento in condizioni di sicurezza (di quella parte che non è riciclabile) dei rifiuti speciali e pericolosi che già oggi – e da molti anni – sono presenti sul territorio.

Una presenza assai ingombrante, ma che generalmente si preferisce ignorare. Esempi di quei “rifiuti pericolosi” che tanto allarmano al solo sentirli nominare sono presenti nella case di tutti: lavatrici e frigoriferi, solventi, insetticidi, olii, vernici, detergenti, farmaci, pile, legno trattato, solo per elencarne alcuni. L’ancor più temuto amianto lo si ritrova in assi da stiro e asciugacapelli, telecomandi, termos; è nelle scuole (2.400 in Italia, secondo l’Ona) che frequentano i nostri figli, nei traghetti come negli autobus che usiamo per spostarci.

Ingenti quantità di materiali di pericolosi sono smaltiti abusivamente in discariche illegali sparse per fossi e campagne. Non visti o peggio ignorati, non fanno paura quando dovrebbero. Al contrario, quando finalmente diventano oggetto di attenzione per essere smaltiti in sicurezza, si grida alla bomba ecologica. Il tentativo di Rimateria è quello di superare questo paradosso, con un’operazione di pragmatica green economy: la società ha per oggetto la bonifica delle aree industriali e dei siti contaminati. Per farlo – è stato precisato in Consiglio comunale – non sarà creato nessun nuovo sito di discarica: in programma c’è invece una bonifica e una riqualificazione ambientale e paesaggistica delle discariche già presenti sul territorio, con un’ottimizzazione e utilizzo degli spazi esistenti.

«È bene sapere che i rifiuti speciali, amianto compreso, sono un segmento di mercato – ha ricordato Valerio Caramassi – E siccome il loro trattamento è questione delicata ritengo sia un bene che ci sia il “pubblico” a presidiare questo segmento. Sì, lo tratteremo l’amianto, perché dentro la ex Lucchini ce ne sono enormi quantità, sappiamo come lavorarlo in piena sicurezza, ed è la legge a imporci di farlo. Proprio perché il mio faro è il rispetto della legge, dico anche che certo non potremmo rifiutarci di trattare rifiuti pericolosi altrui se ci venisse richiesto. Ma deve essere chiaro anche che non mi interessa farlo, perché per me è decisivo il concetto di “prossimità”, trattare cioè quelli che abbiamo in casa, e posso dire che questo lavoro ci impegnerà molto a lungo. Dire che tratteremo anche i rifiuti speciali pericolosi come l’amianto significa che risolveremo un problema, che c’è, ed è molto rilevante, non come pensa invece qualcuno, che andiamo a crearne uno nuovo».

Bonifiche e smaltimento in sicurezza: questa una delle principali linee di business previste dal progetto Rimateria. L’altra, in sintonia con l’idea di economia circolare, riguarda come già accennato il trattamento, il recupero e il riciclo di quella parte di materiali – quantitativamente la maggiore – che può essere avviata a questo percorso. La “domanda” che arriva dal territorio è fortissima: nell’area industriale di Piombino si sono prodotti per decenni, ogni anno, enormi quantità di rifiuti. Solo dalla prima indagine sul campo (datata 1998) e solo da parte Lucchini si producevano circa 1,3 milioni di tonnellate di materiali – rifiuti e scarti di processo –, ovvero 65 volte la produzione di rifiuti urbani totali. Questo per dare un esempio del pregresso, ma c’è anche il presente e il futuro cui guardare: per Piombino si prospetta un ammodernamento delle infrastrutture (tra le quali spicca il porto), un polo per la demolizione delle navi e la realizzazione del piano industriale Cevital con attività siderurgica, produzione agroalimentare e logistica collegata.

Anche a prescindere dagli scenari produttivi riguardanti la produzione di acciaio (che continuerebbe a sfornare rifiuti, come ogni processo industriale), in questa prospettiva il progetto Rimateria permette di sostenere le industrie del territorio e migliorare la chiusura dei cicli di smaltimento rifiuti, favorendo la complementarietà produttiva tra imprese (con gli scarti di una che diventano materia prima per un’altra, diminuendo il ricorso a materie prime vergini). Ovvero esattamente ciò che suggerisce l’economia circolare, e ancor prima quel principio di prossimità che è un pilastro della sostenibilità ambientale ed economica. Un pilastro, lo ricordiamo, individuato da leggi.

Quello di Rimateria si presenta dunque come un progetto articolato, che è traguardato al 2020 ma che già a partire da quest’anno inizierà ad accelerare. Ad oggi l’azionista di riferimento nella compagine societaria è Asiu (75,1%), seguita dall’azionista di minoranza Lucchini a.s. (24,9%). Nel corso del 2016 ciò che oggi rimane di Asiu (personale e asset impiantistici) confluirà definitivamente in Rimateria. Contemporaneamente si sta impostando la vendita di quote Asiu sul mercato di settore, attraendo soggetti che possano apportare know-how e autorizzazioni funzionali al progetto: dal 75,1% si potrà scendere fino al 10-20%, ma nella nuova compagine privato-pubblica le strategie e il ruolo di controllo spetteranno sempre al pubblico. Sempre nel 2016, infine, è previsto il concreto avvio del progetto di riqualificazione paesaggistica.

Un progetto dunque di ampio respiro, che prevede investimenti totali per 40 milioni di euro (da reperire attraverso l’accennata vendita delle quote con aumento di capitale, la richiesta di contributi per le bonifiche e il ricorso al mercato) e 50 nuovi posti di lavoro a regime. L’economia circolare, a Piombino, ricomincia da qui: «Dopo 150 anni di siderurgia – ha dichiarato il sindaco Giuliani – stiamo pagando dei costi ambientali e oggi possiamo dare risposte importanti attraverso il riciclo di scorie e inerti, e attraverso l’inertizzazione di ingenti quantità di rifiuti».