Rinnovabili, il Piano nazionale energia e clima al 2030 sarà completato nel 2087?

Coordinamento Free: «Questo sarà il tempo necessario se il tasso di autorizzazioni per la realizzazione di impianti rimanesse quello del 2017-2018. Servono semplificazioni e snellimenti burocratici»

[4 Maggio 2020]

In Italia la transizione verso le energie rinnovabili rischia concretamente di morire di burocrazia prima ancora di avvicinarsi al traguardo, tanto che – continuando al ritmo attuale – gli impianti che dovrebbero essere realizzati nel nostro Paese entro 10 anni non saranno pronti prima del 2087. Ovvero 37 anni dopo l’obiettivo della neutralità climatica richiesto dalla Commissione Ue, e in ritardo colossale rispetto a qualsiasi velleità di decarbonizzazione.

«Se il tasso di autorizzazioni per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili rimanesse quello del 2017-2018 sarà di 67 anni il tempo necessario per realizzare il Piano nazionale energia e clima», come riporta il Coordinamento Free, ovvero la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica del nostro Paese.

Il riferimento è alla proposta di Pniec inviata dal Governo a Bruxelles all’inizio dell’anno e con orizzonte 2030, che prevede investimenti quantificabili in 110 miliardi di euro. Un ammontare di per sé insufficiente a centrare i nuovi obiettivi climatici di decarbonizzazione europei (difatti il Piano dovrà già essere rivisto), ma che in ogni caso rischia di non vedere la luce in temo utile a causa della burocrazia.

T«empi inconcepibili sia per la crisi climatica – dichiara il presidente del Coordinamento, G. B. Zorzoli –  ma anche e specialmente per il contributo che le rinnovabili devono dare per far uscire il Paese dalla situazione di crisi economica provocata dal coronavirus. E tutto ciò con investimenti che, per decollare, nella maggior parte dei casi non richiedono incentivi, ma solo semplificazioni negli iter autorizzativi e snellimenti burocratici. Ossia interventi a costo zero per il bilancio dello Stato».

Per contribuire a realizzare questi obiettivi, il Coordinamento Free ha elaborato una serie di emendamenti a specifiche normative vigenti, essenziali per garantire nel rispetto del territorio la realizzazione degli interventi di efficienza energetica e di produzione di energia rinnovabile nei tempi previsti dal Pniec.

Gli emendamenti (illustrati qui nel dettaglio) sono inviati alla X Commissione della Camera e del Senato, ai ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente, delle Infrastrutture, della Pubblica amministrazione e al sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, propongono riforme riguardanti i seguenti argomenti,  incardinati sulla necessità impellente di semplificazioni autorizzative e snellimenti burocratici.

Per sconfiggere l’eccessiva burocrazia è infatti indispensabile passare da una migliore (e minore) produzione di leggi, norme e decreti. Un male che neanche la pandemia in corso è riuscito a scalfire: «Sono così potenti gli anticorpi della nostra burocrazia da non temere nemmeno il coronavirus – documenta oggi Sergio Rizzo sul Corriere della Sera – Nei cento giorni trascorsi dal 22 gennaio, data della prima circolare della Salute, la bulimia di carte ha progredito con un crescendo rossiniano. Al 30 aprile si contavano 160 provvedimenti, e senza la fittissima e contraddittoria normativa regionale. Decreti, circolari, ordinanze, note e comunicati: al ritmo medio di 1,6 provvedimenti al giorno».