Rinnovabili, per il Gse di questo passo l’Italia non raggiungerà gli obiettivi al 2030

Continuando in questa direzione il Paese raggiungerebbe un obiettivo del 22%, mentre l’Ue punta al 32%

[12 Dicembre 2018]

«Negli ultimi 5 anni si è assistito a una crescita media annua di 0,3 punti percentuali dei consumi energetici soddisfatti dalla produzione da rinnovabili favorita, in parte, anche da una diminuzione tendenziale dei consumi stessi per la congiuntura economica internazionale. Continuando in questa direzione, al 2030 il Paese raggiungerebbe un obiettivo del 22%, ben lontano dal 30% che si pone il Piano energia e clima».

Sono queste le osservazioni prodotte ieri dal Gestore dei servizi energetici (Gse) nel fare il punto sulla linea d’azione della società – che ha visto recentemente rinnovare i propri vertici – per il prossimo triennio. Si tratta di un punto di vista privilegiato, in quanto il Gse è la società del ministero dell’Economia che ricopre un ruolo centrale nella promozione e nel monitoraggio dello sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica in Italia: a maggior ragione destano dunque preoccupazione (almeno) due rilevanti criticità messe a nudo.

La prima riguarda la progressione delle energie rinnovabili nel nostro Paese, che ormai da troppi anni avanzano a passo di lumaca mettendo a rischio sia le potenzialità di sviluppo del settore, sia gli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione necessari per la lotta ai cambiamenti climatici. In Italia ci sono già circa 800.000 impianti alimentati da fonti rinnovabili, ma la crescita dello 0,3% annuo segnalata dal Gse scalfisce appena la soglia dell’immobilità, soprattutto tenendo conto che gli obiettivi di settore approvati dall’Unione europea per il 2030 (ovvero il soddisfacimento di almeno il 32% dei consumi finali lordi di energia Ue tramite rinnovabili) presuppongono quasi un raddoppio dell’attuale produzione nazionale di energia da fonti pulite.

La seconda criticità riguarda non solo lo stato dell’arte italiano, ma anche gli obiettivi che si dà il nosro Paese: il Gse fa riferimento al «30% che si pone il Piano energia e clima», un documento ancora in fase di elaborazione che l’Italia dovrà inviare a Bruxelles entro la fine dell’anno. Il problema è che, come già abbiamo avuto di argomentare su queste pagine, si tratta di un obiettivo al ribasso.

Anche se l’obiettivo europeo ormai approvato prevede un target continentale pari al 32%, a giugno 2018 il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio (M5S) proponeva coraggiosamente per le rinnovabili (sempre a livello Ue) un «obiettivo vincolante pari al 35%» al 2030. Un obiettivo che lo stesso ministro aveva dichiarato, appena un mese dopo, di voler perseguire anche a livello nazionale: «Raggiungere il 32% da fonti rinnovabili nei consumi finali significa che dobbiamo raddoppiare, in soli 10 anni, la produzione da rinnovabili. Passando dagli attuali 130 TWh a più di 200. Questi obiettivi, insieme al programma di decarbonizzazione, guideranno la stesura del Piano energia e clima, una bozza che sarà inviata per le valutazioni in commissione entro dicembre».

Poi la retromarcia, improvvisa, sancita dalle dichiarazioni del sottosegretario del Mise Davide Crippa (M5S) al Forum QualEnergia del mese scorso: «Siamo orientati al 30%» dichiarò per l’occasione Crippa, suscitando preoccupazione sia nel mondo sindacale (Cgil) sia in quello ambientalista (Legambiente), uno sconcerto che si accomuna a scelte come la cancellazione degli incentivi finora rivolti alla produzione di energia elettrica da geotermia, che – se confermate – andrebbero a indebolire ancora di più le imprese e il lavoratori che ruotano attorno alle rinnovabili italiane.

Ma a meno di venti giorni dalla deadline per il Piano energia e clima, secondo quanto emerso dal Gse i timori sembrano purtroppo confermati. Non solo dunque l’Italia si avvia a predisporre obiettivi nazionali per le rinnovabili più bassi di quelli approvati in sede Ue (dopo averne auspicati di ancora più alti), ma continuando di questo passo rimarrà abbondantemente indietro anche rispetto al 30%, vanificando quanto di buono fatto in passato: nel 2017 la percentuale di consumi energetici totali coperti dalle fonti rinnovabili è stata infatti di circa il 18%, pari a 22 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, risultati che hanno permesso al Paese di superare l’obiettivo del 17% fissato dall’Europa al 2020. Un buon punto di partenza nella corsa europea, che ci vede ora arrancare.