Il caso delle cartiere Lucart

Senza norme chiare e stabili l’Italia rinuncia agli investimenti in economia circolare

Pasquini: «L’aumento della produzione di carte riciclate e i conseguenti investimenti previsti per il 2019-2021 saranno fatti in Spagna e Francia». Mentre in Italia mancano anche gli impianti dove gestire gli scarti del riciclo

[25 Luglio 2019]

Nel micro mondo rappresentato dal 14° rapporto di sostenibilità di Lucart, azienda leader in Europa nella produzione di prodotti tissue (articoli in carta destinati al consumo quotidiano quali carta igienica, carta per cucina, tovaglioli, tovaglie, fazzoletti etc.), si scontrano pregi e difetti dell’economia circolare italiana: da una parte elevate performance di riciclo, dall’altra normative che ne ostacolano i progressi e carenza degli impianti necessari a gestire gli scarti che (comunque) rimangono.

Le cartiere Lucart rappresentano dei veri e propri impianti di riciclo: nei propri processi produttivi l’azienda con base a Porcari (Lucca) utilizza più del 53% di carte da riciclare, che nel 95% dei casi provengono dall’Europa e in particolare dai Paesi dove sono presenti gli impianti in grado di produrre carta tissue riciclata (Italia, Francia e Spagna). Una scelta industriale che porta con sé molti vantaggi ambientali: secondo le stime di Lucart per ogni tonnellata di carta igienica riciclata prodotta emerge la riduzione dell’80% sul consumo di risorse rinnovabili, con un risparmio di 4.060,9 kg di legno; la riduzione de l38% sul consumo delle risorse idriche, vale a dire 50,63 m3 di acqua; un risparmio del 20% della CO2 fossile emessa, il gas fra i maggiori responsabili dei cambiamenti climatici.

«Nel 2019 saremo ancora più determinati nel perseguire gli obiettivi di sviluppo e crescita che ci siamo dati come azienda pur all’interno di un quadro normativo, soprattutto italiano – sottolinea il presidente e ceo di Lucart, Massimo Pasquini – che non favorisce le nostre scelte ecologiche e in qualche caso addirittura le ostacola. Duole infatti rilevare come non siano state ancora recepite le normative europee a supporto dell’economia circolare e i cosiddetti decreti “End of waste” indispensabili per poter finalmente progettare un futuro realmente sostenibile». Non si tratta solo di un problema di Lucart: 56 associazioni e categorie d’impresa si sono riunite a Roma, oggi, proprio per lanciare un accorato appello sul tema a Parlamento e Governo, che finora si sono dimostrati totalmente inadeguati ad affrontare l’End of waste.

«Siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa e uno degli Stati più virtuosi in tema di riciclo, se vogliamo perciò continuare a crescere e investire in nuove tecnologie, processi e prodotti è necessario che il Paese promuova l’economia circolare e non la ostacoli. In questa situazione di incertezza è ovvio – dichiara Pasquini – che l’aumento della produzione di carte riciclate e i conseguenti investimenti previsti per il 2019-2021 saranno fatti in Spagna e Francia dove le regole sono stabili, certe, chiare e in linea con quanto richiesto dall’Unione Europea».

Anche la mancanza di impianti per recuperare almeno energia dai rifiuti delle cartiere non aiuta, anche in questo caso un problema di tutto il settore come denunciato più volte da Assocarta. «Il costante aumento delle quantità di rifiuti avviati a operazioni di smaltimento iniziato nel 2017 – testimonia il report Lucart – è da attribuirsi alle numerose difficoltà nel recupero dei principali scarti di produzione (fanghi e pulper) a causa del blocco e sospensione dell’attività di recupero di diversi impianti. Ciò ha obbligato l’azienda a ricorrere esclusivamente ad operazioni di smaltimento per quanto riguarda lo scarto pulper e per la maggior parte dei fanghi da separazione meccanica prodotti negli stabilimenti di Diecimo e di Porcari». Complessivamente, nel 2018 per ogni tonnellata di carta prodotta da Lucart sono state generate 0,172 tonnellate di rifiuti, destinati per il 52% ad operazioni di recupero (vista la tipologia di rifiuti, soprattutto recupero energetico).