Smart working e pubblica amministrazione, la prima indagine nazionale Enea

Fa bene anche all’ambiente: 46 milioni di km evitati, un risparmio di 4 milioni di euro di carburante

[4 Maggio 2020]

Enea ha pubblicato il rapporto “Il tempo dello Smart Working. La PA tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente”, la prima indagine nazionale su telelavoro e lavoro agile nella pubblica amministrazione alla quale e hanno aderito 29 amministrazioni pubbliche che, già prima dell’emergenza Coronavirus, avevano attivato e reso accessibile queste nuove forme di lavoro a distanza.

All’Enea spiegano che i dati analizzati hanno coinvolto oltre 5.500 persone ed è stato anche realizzato un sondaggio, su base volontaria e che le persone hanno risposto a un questionario online anonimo, mentre sono state realizzate delle interviste telefoniche rivolte ai responsabili delle Direzioni del personale e a alcuni presidenti dei CUG (Comitati Unici di Garanzia) delle amministrazioni coinvolte, in totale ha risposto il 60% del totale coinvolto, costituito per il 76% da donne e  il  24% da uomini.

Ne è venuta fuori un’indagine che «condensa in poco meno di 100 pagine i risultati di un lavoro durato più di un anno, mettendo in evidenza la portata ‘trasformativa’ e le potenzialità di questa nuova organizzazione del lavoro che consente di migliorare la qualità del lavoro, conciliare lavoro-famiglia, valorizzare le persone e agire per la sostenibilità ambientale urbana».

In particolare, lo studio evidenzia che «Esistono i presupposti per modifiche di comportamento stabili, su larga scala, in grado di incidere su livelli di congestione e di inquinamento» e che «E’ possibile impostare con successo policy urbane integrate, aprendo a una maggiore flessibilità nella scelta di luoghi e dei tempi di lavoro».

Due delle ricercatrici Enea che hanno curato l’indagine, Marina Penna e Bruna Felici,  sottolineano che «Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, e li pone in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica Amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere. La metodologia di analisi adottata ha posto in relazione i profili degli intervistati (genere, età, titolo di studio, esperienza di lavoro, caratteristiche della famiglia, ecc…) con le abitudini di mobilità, le motivazioni alla base di queste, le testimonianze di come il lavoro a distanza ha modificato il modo di lavorare, le relazioni con i responsabili e con i colleghi, quelle con i familiari, la percezione della propria vita personale e, infine, il grado di soddisfazione/insoddisfazione che ha accompagnato questo cambiamento. Parallelamente ha analizzato l’esperienza maturata in ciascuna amministrazione, le motivazioni alla base del ricorso al lavoro a distanza, i risultati, le criticità e i punti di forza».

Dal punto di vista ambientale, dallo studio emerge che «Lo smart working ha ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante, modificando anche la loro qualità di vita e di lavoro».

Secondo l’Enea «Si tratta di un dato di rilievo, tenuto conto che secondo l’INRIX 2018 Global Traffic Scorecard una città ad alta presenza di lavoratori della PA come Roma, dove lavorano 400mila persone tra ministeri e amministrazioni centrali e locali, è la seconda al mondo per ore trascorse in auto, il doppio di New York, il 12% in più di Londra, il 70% in più di Berlino, il 95% in più di Madrid. Da qui il duplice beneficio di tempo personale ‘liberato’ e di traffico urbano evitato, con un taglio di emissioni e inquinanti che ENEA stima in 8mila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto».

La Penna aggiunge che «I risultati assumono un particolare significato in questi giorni in cui circa il 75% dei dipendenti pubblici lavora in modalità smart working e confermano che le amministrazioni che lo avevano già adottato si siano dimostrate più reattive e competitive rispetto alle altre nell’affrontare l’emergenza”, aggiunge La mobilità è il fattore chiave di un sistema complesso che ruota attorno all’organizzazione del lavoro e si configura come una delle principali cause dei consumi energetici e dello stress ambientale sul quale occorre intervenire con estrema rapidità. Del resto le conclusioni dell’ultimo rapporto dell’IPCC sono piuttosto chiare quando sostiene che saremo in grado di mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C, rispetto ai livelli preindustriali, solo se mettiamo in atto modifiche senza precedenti delle nostre abitudini in tutti gli ambiti della società, quali l’energia, il territorio e gli ecosistemi, le città e le infrastrutture, nonché l’industria. L’emergenza ci ha di fatto costretti a mettere in atto tali modifiche straordinarie e oggi siamo in grado di misurarne gli effetti. L’analisi trimestrale Enea, in uscita in questi giorni, riporta dati sulla riduzione dei consumi e delle emissioni nel periodo che comprende la pandemia. Dal momento che il calo non è strutturale, ma si lega a condizioni di emergenza il timore è l’effetto rimbalzo sui consumi di carburanti e sulle relative emissioni. Le conseguenze sarebbero pesanti sia per l’avvio di una fase di crescita, che allontanerà l’Italia sempre più dai target dell’accordo di Parigi sia per il repentino incremento dei costi dei carburanti, che aprirebbe il fianco a speculazioni estremamente penalizzanti per la nostra economia. Per uscire da questa emergenza sanitaria meglio di come ci siamo entrati lo “smart working” andrà compreso, mantenuto, potenziato e reso più efficace. Soprattutto nelle grandi città in assenza di misure, si prospetta un massiccio ricorso al mezzo privato che offre una percezione di sicurezza dal contagio. Opportunamente governato a livello territoriale, il ricorso allo smart working consentirebbe infatti di moderare e modulare la domanda di spostamenti casa-lavoro in modo coordinato con la programmazione del trasporto pubblico locale, operazione particolarmente utile nella fase 2 dell’emergenza Covid-19, in cui dovremo trovare gli adattamenti per convivere con il coronavirus».

Un focus sulla dimensione personale ha rivelato che «Il tempo liberato dagli spostamenti quotidiani non è solo un guadagno in termini di “quantità” ma anche la riscoperta della qualità che assume il tempo di cui ci si riappropria; nella pratica questo si traduce nella capacità di gestire meglio e con maggiore soddisfazione attività lavorativa e vita privata».

La Felici conclude: «Abbiamo raccolto l’interesse verso i risultati della nostra indagine e della metodologia sviluppata da parte di Forum PA, del Tavolo territoriale per il lavoro agile di Bologna SMART-BO e anche dalla Banca d’Italia. Con quest’ultima stiamo esplorando una collaborazione finalizzata ad applicare la metodologia sviluppata alla valutazione dei risultati ambientali associati ai molteplici provvedimenti adottati dalla Banca in materia di lavoro a distanza. Non c’è dubbio che il lavoro agile sia in grado di migliorare la qualità dell’ambiente delle nostre città, la vivibilità di aree urbane decongestionate dal traffico e anche la rivitalizzazione di quartieri periferici che sono normalmente svuotati dal pendolarismo lavorativo verso le aree degli uffici e delle amministrazioni centrali, come accade ad esempio a Roma».