Sussidi ambientalmente dannosi, il Governo lavora a un taglio «graduale e a saldo zero»

In ballo ci sono 19,3 miliardi di euro con cui lo Stato sostiene ogni anno attività che reputa dannose per l’ambiente

[7 Maggio 2020]

Dopo il suo insediamento a febbraio, è tornata a riunirsi ieri la Commissione interministeriale per la riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi (Sad), ovvero quella che dovrebbe indicare come sforbiciare i 19,3 miliardi di euro con cui lo Stato sostiene ogni anno attività che reputa dannose per l’ambiente (4,1 miliardi di euro in più rispetto alle risorse garantite ai sussidi ambientalmente favorevoli, secondo le ultime stime del ministero dell’Ambiente).

La riunione è stata presieduta dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa, per il quale l’intervento sui Sad «dovrà essere graduale e progressivo, con l’obiettivo di guidare a partire da quest’anno la transizione ecologica dei settori interessati, agendo a saldo zero. I sussidi dannosi per l’ambiente dovranno essere sostituiti da misure economiche di supporto verdi, di pari entità, che andranno a compensare i precedenti aiuti riconosciuti sia alle imprese sia alle famiglie, già provate dall’emergenza Covid-19».

Alla riunione hanno partecipato i referenti dei ministeri dell’Economia, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e delle Politiche agricole, mentre «nelle prossime settimane» si avvierà il coinvolgimento degli stakeholders «per arrivare entro il più breve termine» a una riprogrammazione pluriennale dei sussidi «con obiettivo 2030».

Già l’anno scorso, nelle prime bozze del decreto Clima approvato dal Governo in carica, era prevista la riduzione di una parte di questi sussidi. La bozza di decreto prevedeva infatti di azzerare tutti i sussidi ambientalmente dannosi entro vent’anni, partendo dal 2020 con tagli annui di almeno il 10%, il che significa che quest’anno avremmo potuto recuperare 1,93 miliardi di euro; poi la norma è saltata, e la legge di Bilancio approvata si è limitata a prevedere l’istituzione della Commissione che ora sta dibattendo del tema.

L’iter dunque procede a singhiozzo. Non solo i sussidi finora non sono stati tagliati, ma i dati a disposizione non sono neanche aggiornati: della terza edizione del Catalogo ministeriale sui sussidi – che avrebbe dovuto arrivare entro il 30 giugno 2019, secondo l’art. 68, L. n. 221/2015 – non c’è ancora nessuna traccia, e dunque l’ultima edizione pubblicata contiene dati del 2017.

Nel corso dell’ultima riunione della Commissione, informa il ministero dell’Ambiente, è stata avviata la valutazione di circa quattordici differenti sussidi ambientalmente dannosi, individuati all’interno del catalogo annualmente elaborato dal ministero dell’Ambiente. Inoltre, sono state analizzate dal punto di vista tecnico e politico alcune ipotesi per riorientare le risorse allocate su ciascun sussidio, in maniera tale da riconoscere nuovi incentivi verdi di pari importo ai settori su cui ricadono: «L’obiettivo è migliorare la performance ambientale delle filiere di produzione e consumo, mantenendo tuttavia invariato il supporto dello Stato ai settori coinvolti, anche facendo ricorso all’innovazione tecnologica».

Nei fatti la quasi totalità dei sussidi ambientalmente negativi è costituita infatti da sconti fiscali: il più oneroso (circa 5 miliardi di euro) è il differenziale di accisa fra benzina e gasolio, cui seguono le esenzioni di accisa per i carburanti impiegati nel trasporto aereo e in quello marittimo, il rimborso dell’accisa sul gasolio a favore dell’autotrasporto merci e passeggeri, le agevolazioni per i carburanti impiegati in agricoltura, i permessi ETS assegnati gratuitamente e l’esenzione dell’accisa sull’energia elettrica per le piccole utenze domestiche.

Dunque un taglio dei Sad andrebbe a colpire le categorie che beneficiano di questi sussidi: un intervento a saldo zero permetterebbe invece di utilizzare i conseguenti risparmi per erogare compensazioni di tipo sociale oppure per introdurre misure economiche di supporto verdi di pari entità, ovvero l’opzione citata dal ministro Costa.

Di certo ci sono modi migliori per impiegare quei 19 miliardi di euro. Nelle simulazioni con cui il ministero dell’Ambiente stima gli effetti di un ri-orientamento dei sussidi garantiti alle fonti fossili emergono con chiarezza: dedicarli a fonti più pulite o alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro significherebbe avere fino a -2,68% di emissioni, Pil a +1,60% e +4,2% di occupazione.

L. A.