La produzione da fonti pulite cresciuta solo dell’1%

Terna, nell’ultimo anno dalle rinnovabili il 38% dell’elettricità consumata in Italia

Si tratta di un miglioramento rispetto al 35% del 2019, ma per rispettare gli obiettivi Ue dobbiamo tornare a correre

[12 Gennaio 2021]

Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale ad alta e altissima tensione, documenta timidi progressi per le rinnovabili italiane nell’anno della pandemia: durante il corso del 2020 la richiesta di energia elettrica è stata soddisfatta per il 38% da fonti energetiche rinnovabili (Fer), in crescita rispetto al 35% raggiunto nel 2019. Dalle fossili è dipeso il 51% degli approvvigionamenti, mentre il rimanente 11% è arrivato dall’estero.

Si tratta in ogni caso di dati fortemente legati al quadro pandemico, che ha comportato sensibili cambiamenti nell’uso dell’elettricità a causa delle misure di distanziamento imposte per contenere i contagi. Non a caso nel 2020 la richiesta di energia elettrica (302.751GWh) è risulta in riduzione (-5,3%) rispetto al 2019, un contesto che nelle fasi di contrazione più marcate ha sensibilmente favorito la componente rinnovabile anche (ma non solo) grazie alla priorità di dispacciamento che la caratterizza.

Come documentato a suo tempo dall’Enea, infatti, nel II trimestre del 2020 ad esempio la richiesta di energia elettrica è diminuita di oltre il 13% rispetto allo stesso periodo del 2019. Un dato che ha accresciuto il ‘peso’ delle fonti rinnovabili, che nel mese di maggio hanno soddisfatto oltre il 50% della domanda di elettricità raggiungendo un nuovo massimo storico. A consuntivo 2020 però, questo dato come già accennato si è contratto fino a fermarsi a quota 38% (e nel mese dicembre è arretrato fino al 32%).

Osservando i dati Terna legati alla produzione il quadro si fa più chiaro: nel 2020 la produzione totale netta di elettricità (273.108 GWh) risulta in riduzione (-3,8%) rispetto al 2019, mentre quella da rinnovabili mostra un segno positivo ma contenuto: +1%, fermandosi a quota 113.967 GWh (il 41,7% del totale).

Questo significa che il raggiungimento dei target Ue al 2020 può dirsi ormai cosa fatta, ma al contempo l’orizzonte 2030 si fa sempre più lontano. Ad oggi abbiamo circa il 18% di consumi totali di energia (elettrica, termica e nei trasporti) coperti da fonti rinnovabili, con l’Europa che ormai punta al 55% di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2030 (rispetto al 1990), mentre l’attuale Pniec italiano si ferma a circa -37%. Questo significa – come annunciato già da un anno anche dal Governo – che il Piano nazionale integrato energia e clima andrà rivisto, ma lo scenario di fondo non cambia.

Le nuove installazioni di rinnovabili crescono col contagocce ormai dal 2013, tanto che il Coordinamento Free – ovvero la più grande associazione italiana nel campo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica – stima che se il tasso di autorizzazioni per la realizzazione di impianti a fonti rinnovabili rimanesse quello del 2017-2018, sarà di 67 anni il tempo necessario per realizzare il Pniec (mentre il suo orizzonte arriva al 2030). Non a caso anche sul fronte climatico non si rilevano grandi miglioramenti: come testimonia l’Ispra a fine 2019 le emissioni nazionali di CO2 erano infatti pressoché paragonabili a quelle registrate nel 2014, concretizzando di fatto cinque anni di stallo.