Accordo India – Usa: tra centrali nucleari, energie rinnovabili e armi

La Casa Bianca annuncia nuove iniziative climatiche con l'India

[8 Giugno 2016]

Il presidente Usa Barack Obama e il primo ministro indiano Narendra Modi sono d’accordo sull’avvio di lavori di costruzione di 6 reattori nucleari in India, un passo fondamentale per la chiusura del primo accordo sul  nucleare civile USA-India firmato oltre un decennio fa e che la destra induista – ora al governo – aveva contestato insieme ai Partiti comunisti indiani perché violava la sovranità indiana.

Nella dichiarazione congiunta Usa-India si legge che India e US Export-Import Bank lavoreranno insieme per un pacchetto di finanziamenti competitivo per costruire i 6 reattori nucleari e che  la progettazione del sito in India può iniziare «immediatamente».

Obama e Modi hanno confermato che la Nuclear Power Corporation of India e Westinghouse completeranno gli accordi contrattuali entro il giugno 2017 e il premier indiano ha sottolineato che «L’India si è fatta un nome per la più rapida crescita economia del mondo. Lavoreranno insieme per la pace e la sicurezza del mondo», come riusciranno a farlo con un’industria nucleare indivisibile dalla proliferazione di armi nucleari e missili balistici in India (e Pakistan) è un mistero.

Obama ha detto che «L’India è un paese giovane e siamo consapevoli del talento che ha. Continueremo a lavorare insieme anche in futuro. India e Stati Uniti hanno forti legami». Obama ha spiegato: «Abbiamo discusso i progressi compiuti in materia di cooperazione nucleare civile. Abbiamo discusso di questioni di sicurezza regionale; desideriamo lavorare insieme sulla sicurezza informatica».

Modi ha ricordato che l’India è un paese giovane, più di 800 milioni di indiani al di sotto dei 35 anni. La nostra forza giovanile, in collaborazione con gli Stati Uniti servirà all’umanità. Stiamo lavorando spalla a spalla, ne siamo orgogliosi. Continueremo a lavorare insieme». Non male per un politico che fino a un paio di anni fa accusava i suoi avversari del Partito dl Congresso di svendere l’India agli americani. In realtà per Modi la visita negli Usa è stata l’occasione per firmare una serie di accordi che, nelle sue intenzioni, dovrebbero far schizzare il commercio Usa-India dagli attuali 120 miliardi a 500 miliardi di dollari.

Obama, a fine mandato, può contare tra i suoi risultati quello di aver aperto la strada del mercato indiano e di aver raggiunto un’altra tappa nella sua politica di “pivot to Asia.”, in funzione anti-cinese.

Non a caso gli Usa sono diventati il principale fornitore di armi dell’India: 14 miliardi di dollari negli ultimi 5 anni, e i due Paesi stanno negoziando un Logistics Exchange Memorandum of Agreement (LEMOA) che permetterebbe ai due eserciti di avere gli stessi materiali di consumo e pezzi di ricambio, facendo preoccupare non poco russi, cinesi e soprattutto pakistani,  .

Ma Obama sta facendo tutto il possibile per consolidare l’Accordo di Parigi sul clima e ha annunciato una sfilza di nuove iniziative e accordi con l’India, compresi importanti finanziamenti per l’energia pulita.

Il portavoce della Casa Bianca, Brian Deese, ha detto che «Gli indiani sono d’accordo per realizzare  una , una strategia di sviluppo a lungo termine a basse emissioni di gas serra. Questo è quel che l’accordo di Parigi ha invitato i Paesi a fare, per mettere insieme una strategia di basse emissioni di gas serra entro la metà del secolo. Per la prima volta, gli indiani stanno dimostrando il loro impegno a sviluppare tale strategia.

Secondo la  Casa Bianca, la nuova iniziativa  U.S.-India Clean Energy Finance (USICEF) da 20 milioni di dollari mobiliterà fino a 400 milioni di dollari per fornire energia elettrica pulita e rinnovabile a un milione di case indiane entro il  2020, Altri 40 milioni di dollari dell’ U.S.-India Catalytic Solar Finance Program serviranno a finanziare gli investimenti in energia rinnovabile su piccola scala,  in particolare nei villaggi rurali più poveri che non sono collegati alla rete, un’iniziativa che si propone di attrarre  fino a  1 miliardo di dollari. Entrambi i progetti verranno finanziati in egual misura da Usa e India.

Deese ha aggiunto: «Abbiamo lavorato molto in collaborazione con l’India per cercare di affrontare in modo concreto il problema di cercare di indirizzare la finanza e gli investimenti aggiuntivi nel settore delle rinnovabili in India. L’obiettivo sarà quello di fornire il capitale di rischio che viene spesso identificato come la variabile mancante chiave».

La rigidità del sistema del finanziamento in India ha ostacolato lo sviluppo di energia pulita e iniziative come queste sono fondamentali per la costruzione di una economia dell’energia pulita in quello che è destinato a diventare il Paese più popoloso del mondo, dove ci sono più affamati che in Africa e dove decine di milioni di persone non hanno accesso all’elettricità. Mentre la costruzione delle infrastrutture per la produzione e la distribuzione di elettricità (per non parlare del nucleare) può richiedere decenni, le energie rinnovabili distribuite possono essere installate e utilizzate in pochi giorni, eliminando le emissioni di gas serra che avvelenano l’India.

Modi ha già annunciato per l’India un obiettivo di 175 gigawatt di enerie rinnovabili installati entro il 2020, dei quali 100 gigawatt di fotovoltaico, e ha chiesto che le imprese straniere investano in India 100 miliardi di dollari nel solare. L’India prevede anche di chiudere le sue centrali a carbone più inquinanti e ha già chiesto alle utility di inserire una forte quota di energia solare nel loro mix energetico.

A Washington Usa e India si sono anche impegnati a lavorare insieme per rafforzare  il protocollo di Montreal per eliminare gradualmente gli idrofluorocarburi (HFC), un potente gas serra utilizzato ancora in India e in altri Paesi in via di sviluppo in condizionatori d’aria e frigoriferi.

Dopo aver avversato i tagli europei alle emissioni degli aerei, India e Usa potrebbero anche avere una posizione comune alla prossima assemblea dell’International Civil Aviation Organization che dovrebbe discutere di come contenere  le emissioni del settore del trasporto aereo.

Rispondendo a chi dice che si tratta di annunci abbastanza vaghi, Deese ha detto che anche i precedenti impegni presi insieme da Usa e Cina erano stati espressi in termini di obiettivi comuni, «Ma hanno aperto la strada a impegni multilaterali e all’accordo di Parigi».