Gava: «Nessun blocco alle perforazioni in corso»

Accordo sulle trivelle, moratoria di 18 mesi. M5S: «Aumento dei canoni risultato storico»

La Lega: il partito del no non fa bene al Paese. M5S: è il momento di puntare i piedi

[24 Gennaio 2019]

Dopo le minacce di dimissioni del ministro dell’Ambiente Sergio Costa e le battute su fiammiferi ed energie rinnovabili del ministro dell’Interno Matteo Salvini, stanotte Lega e Movimento 5 Stelle hanno trovato un tribolato accordo sulle trivelle e il Dl Semplificazioni in esame al Senato: moratoria di 18 mesi, in attesa che venga stilato il piano che definisce le aree in cui potranno operare le trivelle e aumento di 25 volte dei canoni per le concessioni (il M5S chiedeva un incremento di 35 volte).

Esultano i deputati e le deputate del Movimento 5 Stelle in commissione Ambiente alla Camera: «Le compagnie petrolifere che vorranno venire nel nostro Paese e nei nostri mari per sfruttare giacimenti di “oro nero”, d’ora in poi non avranno vita facile. Abbiamo stabilito che dovranno pagare ben 25 volte di più per i canoni annuali di coltivazione e stoccaggio degli idrocarburi. Un traguardo importante che si aggiunge all’emendamento già inserito all’interno del decreto semplificazioni che ha sospeso tutti i procedimenti in corso nei nostri mari, quelli che i vecchi governi avevano concesso per favorire i soliti poteri forti e le compagnie petroliere».

Questa volta a ingoiare amaro sembra essere la Lega che, per confermando l’accordo, non nasconde la sua irritazione per quello che chiama il «partito del no» (del quale fa evidentemente fa parte il M5S e del quale faceva parte anche la Lega durante il referendum anti-trivelle fatto fallire dal boicottaggio astensionista del PD renziano). I leghisti sottolineano che «sono stati salvati i posti di lavoro, è stata garantiti continuità di estrazione e rinnovo delle concessioni in proroga ma a la politica del no a tutto non fa bene al paese». Con la sottosegretaria all’Ambiente Vannia Gava a precisare: «Nessun blocco alle perforazioni in corso. Al termine di un lungo confronto abbiamo raggiunto un accordo sul tema delle cosiddette “trivelle”. Abbiamo arginato alcuni eccessi, abbiamo evitato la sospensione delle proroghe delle concessioni in corso e ai procedimenti pendenti».

Ma i deputati pentastellati rilanciano: «E’ il momento di puntare i piedi sul tema delle trivelle in Italia, investendo di più su sostenibilità e rinnovabili, scoraggiando chiunque si ostina a voler invadere e distruggere i nostri mari e l’ambiente, pagando prezzi bassissimi. Solo 40 euro era la cifra media che le compagnie pagavano per chilometro quadrato. Un prezzo bassissimo che svendeva di fatto il nostro territorio a compagnie internazionali, che immediatamente rientravano in questa spesa irrisoria attraverso la vendita all’estero del nostro petrolio. E a pagare eravamo solo noi. Il Movimento 5 Stelle guarda al futuro del Paese attraverso il graduale superamento delle energie fossili, e la moratoria per aumentare i canoni per le trivellazioni è un successo che porta la firma del Governo del Cambiamento. Da domani a guadagnare non saranno più i petrolieri ma i cittadini. Efficienza energetica e risorse rinnovabili sono l’unica strada percorribile per il futuro, oltre a creare 20 volte più posti di lavoro rispetto alle fonti fossili».

Il Pd, con il senatore Alan Ferrari, membro dell’Ufficio di presidenza del Gruppo , aveva chiesto di «Stralciare la questione trivelle ed andare avanti sul resto del decreto Semplificazioni».  Mentre Loredana De Petris di Liberi e Uguali aveva scritto sulla sua pagina FAcebook: «Siamo solidali con il ministro Costa e credo che chiunque abbia a cuore l’ambiente non possa non sostenere la sua opposizione all’ennesima prepotenza della Lega. Siamo di fronte al tentativo sfrontato e brutale di costringere il ministro dell’Ambiente a firmare sulle trivelle autorizzazioni e valutazioni di impatto ambientale in aperto contrasto con la realtà e con il suo vero parere. Il ministro Costa ha tutte le ragioni, in termini sia di forma che di sostanza, per opporsi a questo diktat. Speriamo che almeno stavolta l’ M5S non si pieghi ai voleri della Lega come è abituato a fare. E’ comunque il caso di segnalare che ormai i soci della maggioranza sono in contrasto su tutto tranne che su una politica dell’immigrazione che porta indietro di decenni la cultura e la civiltà di questo Paese».