Anche gli Usa bombardano i camion del petrolio dello Stato Islamico. Nuovo raid russo

Distrutti 116 camion dell'Isis, contrabbandavano oro nero

[16 Novembre 2015]

Mentre in Turchia è in corso il G20, gli Usa mandano un segnale chiaro che, dopo gli attentati di Parigi, le cose cambiano anche per i servizi segreti e gli uomini d’affari turchi che si sono arricchiti con il traffico del petrolio estratto dai territori irakeni e siriani occupati dalle milizie dello Stato Islamico/Daesh: dopo i raid russi contro le colonne di camion carichi di greggio, aerei da guerra statunitensi hanno per la prima volta attaccato centinaia di camion che gli islamisti utilizzano per il contrabbando di petrolio.

L’operazione americana contro i camion petroliferi del Daesh segue di poche ore i raid francesi contro  Raqqa, la “capitale” dello Stato Islamico in Siria, durante i quali la vendetta francese avrebbe colpito con più di 20 bombe  il quartier generale del Daesh ed un campo di addestramento dei jihadisti neri.

Secondo fonti statunitensi riportate dal New York Times, «116 camion sono stati distrutti durante l’attacco, avvenuto nei pressi di Deir al-Zour, una zona della Siria controllata dallo Stato islamico che si trova vicino al confine orientale con l’Iraq. I raid aerei sono stati eseguiti da quattro aerei d’attacco A-10 e da due elicotteri da combattimento AC-130». E’ significativo che il raid sia partito da basi USA in Turchia. .

Le stesse fonti Usa ci tengono a dire che i raid erano stati programmati ben prima degli attacchi terroristici a Parigi  e che l’attacco fa parte di un’operazione più ampia contro le fonti di finanziamento del califfato dello Stato islamico. Il contrabbando di petrolio attraverso la Turchia permette al Daesh di  incassare fino a 40 milioni di dollari al mese e per interrompere questo flusso di denaro, la settimana scorsa gli USA avevano già notevolmente intensificato gli attacchi aerei contro le infrastrutture petrolifere e i pozzi petroliferi in mano allo Stato Islamico in Siria.  Ma, a differenza dei russi, fino ad oggi gli statunitensi . dicendo di temere di fare vittime civili – avevano evitato di colpire la parco dei camion petroliferi del Daesh, che comprende oltre 1.000 camion cisterna, quindi i la rete di contrabbando petrolifero del Daesh era rimasta in gran parte intatta, ad eccezione dei recenti colpi inferti dai russi al confine con la Turchia  e delle imboscate tese ai convogli dai guerriglieri kurdi delle YPG del Rojava che puntano soprattutto ad impadronirsi del carburante raffinato e che nella loro avanzata di terra non nascondono di volersi impadronire a loro volta dei pozzi petroliferi.

Il New York Times  scrive che «La nuova campagna si chiama Tidal Wave II» e prende il nome dalla campagna contro la Germania nazista per colpire l’industria petrolifera della Romania, alleata dei nazisti durante la seconda guerra mondiale. «Per ridurre il rischio di colpire i civili – spiega il giornale statunitense –  sono stati utilizzate una serie di tattiche. Due F-15 hanno lanciato volantini circa un’ora prima dell’attacco che i camionisti di abbandonare i loro veicoli», il lancio di volantini è stato  accompagnato da mitragliamenti di avvertimento vicino alla colonna di camion, probabilmente un messaggio che i contrabbandieri di petrolio hanno recepito più velocemente.

l’area dove i camion si riunivano in Siria – che non era certo un mistero – è stata monitorata da droniche hanno trasmesso le immagini di 1.000 camion che aspettavano di caricare petrolio. Quando gli aerei statunitensi hanno sferrato l’attacco a Deir al-Zour  ad aspettare di essere caricati c’erano 295 camion e oltre un terzo sarebbero stati distrutti. Gli A-10 hanno anciato due dozzine di bombe da 500 libbre hanno sventagliato l’area con mitragliatrici Gatling da 30 millimetri, le stesse utilizzate dagli ‘AC-130 che hanno colpito i camion anche con  cannoni da 105 millimetri. Miracolosamente, non ci sarebbero state vittime civili.

Un altro brutto colpo ai traffici petroliferi dello Stato Islamico/Daesh, dopo che i peshmerga kurdi irakeni e i combattenti kurdi e yazidi delle milizie progressiste del PKK e delle YPG, liberando  Sinjar, avevano spezzato in due pochi giorni prima l’autostrada 47, che lo Stato islamico utilizzava per rifornire di merci e combattenti Mosul, la seconda città dell’Iraq.

Intanto, dal  nord dell’Iraq  arrivano notizie terribili ma purtroppo non inattese. E’ stata scoperta una nuova fossa comune contenente i corpi di decine di  uomini donne e bambini, uccisi dai tagliagole del  Daesh. Secondo fonti iraniane e kurde, «Nella fossa – situata vicino alla città di Sinjar, appena strappata al controllo dei takfiri di Daesh – ci sono una sessantina di cadaveri appartenenti alla minoranza kurda yzada». Si tratta della seconda fossa comune trovata sempre nei pressi della città strategica: sabato i  combattenti  peshmerga  hanno trovato una fossa comune a Shingal, villaggio a sud di Sinjar con un’ottantina di corpi di donne.  Secondo il  sito internet kurdo Rudaw, le donne yazide sarebbero state assassinate nell’estate del 2014, proprio quando i jihadisti s’impadronirono di Sinjar e avviano una strage sistematica degli yazidi, considerati adoratori del demonio, molti dei quali furono salvati solo dall’intervento armato delle milizia progressiste kurde del Rojava siriano. Già nell’agosto del 2014 erano stati trovati centinaia di cadaveri seppelliti in delle fosse nei dintorni di Sinjar. Secondo il capo della sicurezza locale, Qasim Simo, «Nell’area dovrebbero esserci una quindicina di fosse simili a questa».

Ma le brutte notizie per l’industria petrolifera del Daesh non finisciono qui: ieri, nella provincia siriana di Deir Ezzor,  l’aviazione militare russa ha distrutto una carovana di camion cisterna del Daesh carichi di combustibile.  Hispan TV e  Al Manar  riferiscono quanto etto dal portavoce del ministero della difesa russo  Igor Konashenkov: «Il convoglio si dirigeva verso l’Iraq, dove presumibilmente si raffina il crudo che viene venduto sul mercato nero come uno dei principali canali di finanziamento. I camion cisterna trasportavano il crudo estratto dai giacimenti controllati dai terroristi in Siria verso le raffinerie ubicate nel territorio iracheno, secondo le informazioni di intelligence ottenute dalle forze aereospaziali russe. La distruzione dell’obiettivo costituito dalla carovana di camion sulla frontiera siriana-irachena è stata eseguita dai caccia bombardieri SU-34».

I media iraniani sottolineano che «Prima dell’intervento militare russo il flusso dei camions cisterna tra Irak, Siria e Turchia era costante e consentiva la vendita in Turchia del petrolio estratto illegalmente dai pozzi sotto il controllo dei terroristi. La coalizione anti ISIS diretta dagli USA non aveva mai colpito questo flusso, nonostante che questo avvenisse lungo l’autostrada che corre lungo il deserto fra Mossul (città sotto il controllo dell’ISIS) fino a Batman in Turchia (350 Km. circa), facile obiettivo dei caccia bombardieri. Gli americani di fatto non volevano interrompere questo flusso ed hanno consentito il finanziamento dell’ISIS. La Russia ha iniziato ufficialmente il 30 di Settembre le operazioni militari in Siria con le forze aereospaziali, su richiesta del presidente Bashar al Assad per appoggiare l’Esercito siriano nella lotta contro l’ISIS e gli altri gruppi terroristici. Nello stesso giorno le forze aeree russe, per mezzo degli aerei SU-24M, hanno distrutto uno degli ultimi bastioni dell’ISIS nella provincia di Homs»,

Konashenkov  ha aggiunto che «Sono state distrutte le fortificazioni i depositi di munizioni e almeno tre batterie di mortai. La stessa cosa è accaduta con un grosso arsenale del Fronte al Nusra, nella provincia di Hama che è stato individuato e distrutto dai cacciabombardieri russi SU-24M dove erano immagazzinati proiettili di mortaio, missili e munizioni di artiglieria».

Sino gli attacchi ai jihadisti non alleati direttamente allo Stato Islamico, ma considerati nemici da Mosca, che non piacciono aa americani ed europei che li ritengono ancora alleati, e soprattutto ai sauditi ed alle altre monarchie assolute del Golfo che continuano ad armarli e finanziarli. Ma anche per loro arrivano cattive notizie:  La radio iraniana Irib dice che «L’Esercito siriano, assieme ad Hezbollah, ha ripreso il controllo dell’aeroporto di aeroporto di Maray al-Soltan, ubicato nel Guta est, regione orientale di Damasco. Le forze siriane ed Hezbollah hanno sostenuto intensi scontri che hanno portato un grosso numero di perdite nel fronte Al-Nusra». Per l’agenzia libanese Al-Ahed  «Le forze siriane fino ad oggi hanno riconquistato circa 405 Kmq. nella provincia di Aleppo, sottratti dal controllo dei terroristi takfiri».  Inoltre, l’agenzia ufficiale del regime sirano, Sana,  scrive che sabato  «L’aviazione siriana ha bombardato i rifugi del gruppo terrorista Yeish al-Fath, collegato con Al-Qaeda, nel nord della città do Hama, al nord di Damasco. Si calcola che almeno una quindicina di terroristi hanno perso la vita nel bombardamento e sono stati distrutti veicoli e attrezzature dei terroristi, come ha informato l’agenzia Sana.

I giornali iraniani  non hanno du bbi: «Le file dell’ISIS e degli altri gruppi terroristi, fra cui Al-Nusra, hanno subito negli ultimi giorni strepitosi rovesci da quando l’Esercito siriano ha intrapreso una offensiva su larga scala per liberare le zone controllate dai terroristi. L’offensiva viene condotta con l’appoggio delle forze aeree russe che dal 30 di Settembre ha ottenuto importanti successi che hanno cambiato il corso del conflitto. Questi successi hanno dato molto fastidio ai Paesi che hanno fino ad ora fornito appoggio ai gruppi terroristi, in particolare all’Arabia Saudita, al Qatar ed alla Turchia. Questi paesi hanno minacciato rappresaglie contro la Russia ed i suoi alleati per vendicarsi dei colpi subiti. Tuttavia il presidente Putin ha dichiarato che continuerà le operazioni fino all’annientamento completo dell’ISIS e del terrorismo».