Dal diesel il 13% in più di CO2 della benzina, ma l’Italia continua a incentivarlo

Il differente trattamento fiscale costa al nostro Paese quasi 5 miliardi di euro all’anno, che potrebbero essere investiti in mobilità sostenibile

[8 Maggio 2019]

In Europa i motori diesel sono stati promossi per anni come la tecnologia per ottenere veicoli più efficienti e più puliti, prima che nel 2015 si scoperchiasse il caso dieselgate, portando alla luce i trucchi per aggirare le normative in vigore sulle emissioni di ossidi di azoto (NOx): da allora la normativa Ue di riferimento è cambiata – anche se permangono molti problemi –, ma un nuovo studio pubblicato dall’International council on clean transportation (Icct) conferma adesso come i veicoli diesel, nonostante il prezzo del carburante sia inferiore a quello della benzina, non creino solo problemi d’inquinamento atmosferico: emettono anche più CO2.

Quando, alla fine del 2017, è stata presentata una nuova generazione di motori a benzina per una delle autovetture più popolari in Europa – la Volkswagen Golf – l’Icct ha colto questa opportunità per confrontare i moderni motori a benzina e diesel e determinare effettivamente i rispettivi livelli di emissioni di CO2 in condizioni di guida sia in laboratorio che su strada. I test in laboratorio, seguendo la procedura New european driving cycle (Nedc), hanno mostrato che i valori di CO2 per i diesel sono di 124 g/km (+6%) e 109 g/km (-4%) per benzina e quelli condotti secondo la Worldwide harmonized light vehicles test procedure (Wltp), hanno visto 139 g/km per i diesel e 126 g/km per la benzina. I risultati sono stati confermati su strada, dove i valori di CO2 vanno per i diesel dai 148 g/km ai 163 g/km mentre, per i veicoli a benzina, ai 140 g/km ai 157 g/km. In generale, secondo lo studio dell’Icct la combustione di 1 litro di diesel rilascia circa il 13% di CO2 in più rispetto alla stessa quantità di benzina.

Nonostante ciò, il prezzo del carburante per il diesel è inferiore a quello della benzina. In Italia, ad esempio, le tasse indirette sul carburante per il diesel ammontano a 617,4 euro ogni mille litri di carburante, contro i 728,a euro per la benzina; il differente trattamento fiscale tra benzina e gasolio è documentato anche nel catalogo sui sussidi ambientalmente dannosi elaborato (con dati 2016, e da allora non più aggiornato) dal ministero dell’Ambiente, dove emerge come un costo per le casse statali pari a quasi 5 miliardi di euro l’anno. Un controsenso, visto che ormai numerosi studi individuano nel diesel un combustibile ancora più inquinante (e climalterante) della benzina.

Per questo second lo studio dell’Icct gli Stati membri dell’Ue dovrebbero riesaminare le aliquote preferenziali per il diesel e iniziare a seguire l’esempio di paesi come la Francia, il Regno Unito e la Svizzera, dove le sovvenzioni al diesel sono in fase di graduale eliminazione. I perché  della ritrosia ad agire in tal senso sono chiari: in Europa esistono più di 100 milioni di automobili diesel, e nessun’altra regione del mondo ha adottato questa tecnologia come il Vecchio continente. Nel 2016 oltre il 60% delle vendite mondiali di auto diesel è avvenuto nell’Unione europea; all’indomani dello scandalo dieselgate c’è stata una diminuzione dei valori di rivendita delle auto diesel e un calo significativo delle quote di mercato, ma le immatricolazioni di nuovi veicoli diesel nell’Ue erano ancora al 44% nel 2017 (rispetto al picco del 55%).

Oggi la soluzione non è certo quella di passare dalla scelta dei veicoli diesel a quella dei mezzi a benzina, ma quella di promuovere un nuovo modello di mobilità pubblica, su ferro, condivisa ed elettrica. Per farlo servono però adeguate risorse, e una rimodulazione del carico fiscale sul diesel potrebbe aiutare a trovarle.