Dal governo nuovo via libera per la caccia a petrolio e gas in Toscana: 3 le aree interessate

[11 Gennaio 2016]

Ci sono anche pezzi di Toscana nel mirino delle trivelle a caccia di petrolio ed altri idrocarburi. Nell’ultimo Bollettino ufficiale degli idrocarburi e delle georisorse, diffuso dal ministero dello Sviluppo economico, il governo mette in fila 24 «permessi di ricerca di idrocarburi» e 69 «concessioni di coltivazioni», per quanto riguarda le aree marine. Ma nell’elenco figurano anche 90 aree in terraferma interessate dai permessi di ricerca, e altre 143 investite dalla concessioni di coltivazioni on-shore.

Nel corposo elenco figurano anche tre aree toscane, tutte sulla terraferma. Il permesso di ricerca “Casoni”, nel grossetano, e le coltivazioni per “Tombolo” – tra Livorno e Pisa – e “Pietramala”, un’area dell’Appennino che in parte riguarda anche il territorio dell’Emilia-Romagna.

Non si tratta di new entry per le ambizioni delle trivelle in Toscana, ma a cambiare sono tempi e slanci per i progetti in questione. Dopo un primo bluff del governo nazionale, che a metà dicembre aveva annunciato un passo indietro sul petrolio italiano, il sostegno per lo sviluppo del settore in realtà non è venuto a mancare.

Come riassume il Bollettino ufficiale degli idrocarburi, ad oggi l’Indipendent energy solutions, titolare del permesso “Casoni” – per il quale l’azienda ha presentato istanza di rinuncia nell’aprile 2015 – vede ancora scadere il permesso di ricerca idrocarburi (su 142,5 kmq) il 24/03/2017; permesso che decorre dal 2011 (un tempo ottenne anche la Via da parte della Regione Toscana), e per il quale nel mentre è stata presentata un’istanza di unificazione del programma lavori con un altro permesso di ricerca nell’area, denominato “Fiume Bruna”.

Per quanto riguarda invece l’area di “Tombolo” (285,98 kmq), la prima concessione risale addirittura alla fine degli anni ’80, ma la scadenza è arrivata a spostarsi nell’aprile del 2018; titolare della stessa è la società Sim, la stessa dell’area di “Pietramala” (per 21,73 kmq in territorio toscano, 5,43 in Emilia-Romagna). In questo caso la scadenza riportata per la concessione di coltivazione arriva al 2006, ma l’area figura ancora regolarmente tra quelle enumerate nel Bollettino pubblicato pochi giorni fa.

Tali permessi si trascinano da anni e talvolta da decenni, un nonsense per le stesse imprese concessionarie ma soprattutto un fattore di pesante incertezza per il territorio e per le rispettive ricadute ambientali. Grazie al rinnovato interventismo in salsa petrolifera del governo Renzi, anche le 3 aree toscane vedranno un accelerata delle trivelle? Ancora è presto per dirlo. Quel che certamente appare paradossale è che – almeno al momento – la resistenza mostrata dai territori coinvolti dall’ipotesi trivelle rimane minima, mentre altrove in Toscana è assai diffusa la diffidenza contro la geotermia. Una risorsa energetica proveniente sì, anche in questo caso, dal sottosuolo, ma diametralmente opposta per caratteristiche dagli idrocarburi: un’energia rinnovabile in grado già oggi di far risparmiare alla Toscana l’utilizzo di 1.200.000 tonnellate di petrolio equivalente ogni anno, che significano 4.000.000 di tonnellate di CO2 in atmosfera in meno.