Enea: a marzo -15% dei consumi e calo record delle emissioni di CO2, Indice ISPRED -8%

Effetto Covid: calano i consumi di energia e le emissioni di CO2. Ma la decarbonizzazione dell’Italia resta al palo

E per le tecnologie energetiche low-carbon siamo sempre più dipendenti dall’estero

[6 Maggio 2020]

Secondo l’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano pubblicata dall’Enea, «L’effetto Covid-19 impatta sul settore energetico nazionale sul fronte dei consumi, dei prezzi e delle emissioni CO2». Il rapporto evidenzia una diminuzione dei consumi di energia primaria e finale del 7% rispetto al 2019 nei primi tre mesi dell’anno, con un picco del -15% per il solo mese di marzo: «In termini di fonti primarie la riduzione del I trimestre è stata di – 3,5 Mtep rispetto ai primi tre mesi del 2019,  trainata da petrolio e gas (-1,5 Mtep circa ciascuno, -12% il petrolio, -6% il gas) con  un calo dei solidi (p.es carbone),  superiore a  0,5 Mtep (secondo stime preliminari). Dovrebbero invece attestarsi sugli stessi livelli dell’anno precedente le fonti rinnovabili e sono in lieve aumento le importazioni di elettricità (+0,2 Mtep)». Ed Enea prevede «un possibile calo del 20% nel secondo trimestre 2020 e di ben oltre il 10% per l’intero semestre, sia per i consumi primari che per quelli finali».

Infatti, dalll’Analisi emege che «Nelle prime cinque settimane dall’inizio di marzo in poi, la domanda elettrica ha iniziato a contrarsi stabilizzandosi su un -20% a livello nazionale (-30% nelle regioni del Nord) rispetto allo stesso periodo del 2019. Anche i consumi di gas naturale si sono stabilizzati su un -30% dalla seconda metà di marzo mentre gasolio e benzina hanno segnato un -43% a marzo».

Con tutta probabilità questo ha determinato il fatto che «Nel primo trimestre dell’anno le emissioni di CO2 hanno segnato una drastica  diminuzione (-10% circa) con la previsione di un -15% nel semestre». Francesco Gracceva, l’esperto Enea che ha curato l’Analisi, sottolinea che si tratta di «Un calo senza precedenti, tenuto conto che nel  2019 si è registrato un -1,5%, grazie al phase out del carbone, favorito dai bassi prezzi del gas naturale e dal rialzo delle quotazioni dei permessi di emissione. Ciò nonostante, negli ultimi anni in Italia si sono ridotte meno dei principali paesi europei, pur a fronte di un andamento dell’economia meno positivo».

Per quanto riguarda i prezzi, l’Analisi Enea evidenzia che «I forte calo sui mercati all’ingrosso dei primi tre mesi dell’anno, accentuato dalla crisi sanitaria, ha già prodotto effetti rilevanti per i consumatori». Gracceva spiega che «Nella media del primo semestre 2020 il prezzo dell’elettricità sul mercato tutelato sarà inferiore del 13% rispetto al II semestre 2019, quello del gas del 9%, a fronte di ribassi della materia prima del 26% per l’elettricità e del 12% per il gas. Queste diminuzioni non hanno ancora recepito pienamente i cali dei prezzi all’ingrosso, che nel semestre potranno essere intorno al 30% per l’elettricità, del 20% per il gas».

A questo si deve aggiungere che l’emergenza coronavirus si innesta su un trend di consumi in calo: «Nel 2019, infatti – ricorda l’Enea – dopo due anni di leggeri aumenti, i consumi di energia primaria e finale sono diminuiti di oltre l’1% soprattutto a causa del calo della produzione industriale (-1,3% rispetto al 2018) e dei minori consumi di riscaldamento per le temperature più miti. Nella produzione elettrica è cresciuto il ruolo del gas (+9%) che è tornato ad essere la principale fonte di energia primaria (36% del mix); le fonti fossili sono rimaste stabili al 75%. In termini di fonti primarie, la riduzione di circa 2 Mtep di energia primaria rispetto al 2018 è imputabile al minor ricorso a solidi (-21%), import di elettricità (-13%) e in misura minore petrolio (-0,8%), complessivamente in diminuzione di oltre 3 Mtep. In aumento rinnovabili (+1,3%) e soprattutto gas (+2,3%), in particolare nella termoelettrica». Tutto questo nonostante il forte calo (-25%) del carbone, mentre le rinnovabili hanno visto l’incremento dell’eolico (+14%) e del fotovoltaico (+9%) e un arretramento dell’idroelettrico (- 6%).

La brutta notizia è che in questo scenario, la transizione del sistema energetico italiano verso la decarbonizzazione segna il passo. L’indice Sicurezza energetica, PRezzo Energia e Decarbonizzazione (ISPRED), elaborato da Enea, nel 2019 ha registrato un calo (-8%) per il quarto anno consecutivo «a causa della sostanziale stazionarietà delle fonti rinnovabili e di un livello dei prezzi più elevato dell’anno precedente».

La nuova Analisi trimestrale esamina nuovamente la situazione della competitività dell’Italia negli scambi internazionali delle tecnologie energetiche low-carbon (fotovoltaico, veicoli elettrici e ibridi, accumulatori, solare termico, eolico) e conclude che «Dal 2015 al 2019 il saldo normalizzato italiano evidenzia una sempre maggiore dipendenza dalle importazioni: a fine 2019 l’indicatore si è collocato a –0,53, dunque un valore negativo piuttosto elevato. Particolarmente critico appare il posizionamento nella mobilità a basse emissioni (–0,97 per veicoli ibridi, –0,89 quelli elettrici), con un saldo negativo di 1,53 miliardi di dollari, un valore tale da incidere anche sulla bilancia commerciale del Paese».