Concentrazione record di trizio

Fukushima, ancora 300 tonnellate di acqua radioattiva in mare: la catastrofe non si ferma

Altri due “liquidatori” contaminati. Il governo non applica la legge a favore dei profughi nucleari

[20 Agosto 2013]

Non c’è tregua negli incidenti alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi, devastata dalle esplosioni di idrogeno dopo il terremoto/tsunami dell’11 marzo 2011: oggi la Tokyo electric power company (Tepco) ha annunciato che circa 300 tonnellate di acqua altamente radioattiva sembrano essere fuoriuscite da un serbatoio di stoccaggio. Secondo il sempre più inaffidabile “liquidatore” di Fukushima Daiichi, una parte di quest’acqua si sarebbe infiltrata nel terreno.

Il serbatoio è uno dei 26 installati accanto al reattore 4 e le  vasche sono circondate da una bassa barriera bassa. La Tepco si è accorta dell’incidente perché ieri mattina aveva trovato una pozzanghera d’acqua vicino alla barriera che sembrava essere stata prodotta dall’acqua piovana proveniente da un tubo di drenaggio della barriera. Ma un’ispezione dei liquidatori della Tepco ha rilevato un calo del livello dell’acqua all’interno di una delle 26 vasche di stoccaggio delle acque radioattive pompate dai sotterranei dei reattori.

Sul sito del network radiotelevisivo giapponese Nhk si legge: «Si stima che il serbatoio abbia perso circa 300 delle circa 1.000 tonnellate di acqua che conteneva. I funzionari dicono che l’acqua all’interno dei serbatoi è stato trattato per ridurre il cesio radioattivo. Ma una test sull’ acqua fuoriuscita ha scoperto che conteneva fino a 80 milioni becquerel per litro di sostanze che emettono raggi beta, incluso lo stronzio».

La Tepco prevede di rimuovere il terreno vicino al serbatoio danneggiato e di misurare i livelli di radiazione nella zona per determinare l’entità delle ultime perdite di acqua dal cadavere radioattivo della centrale nucleare.

Solo ieri la Tepco ha dovuto ammettere una concentrazione record di trizio – un isotopo radioattivo dell’idrogeno emesso dalle centrali nucleari – nel mare davanti a Fukushima Daiichi. I prelievi effettuati il 15 agosto non lontano dal reattore 1 contengono un livello di trizio di 4.700 becquerel per litro, contro i 3.800 Bq/l dell’11 agosto. L’acqua prelevata il 15 agosto vicino al reattore 2  contiene 2.600 bq/l di trizio.

Si tratta del livello più elevato dopo il disastro nucleare. La contaminazione radioattiva dell’oceano Pacifico intorno alla centrale di Fukushima è dovuta alle fughe dell’acqua contenuta nei sotterranei dei reattori (ed ora anche nei serbatoi di emergenza) ma la Tepco non riesce a spiegare l’aumento dei livelli di isotopi dal maggio 2013. A fine giugno l’utility aveva rilevato una concentrazione di trizio di 1.100 Bq/l nel mare a 25 metri dalla costa.

Intanto altri due liquidatori di Fukushima Daiichi sono risultati esposti alle radiazioni oltre i già altissimi limiti di sicurezza giapponesi. Si tratta del secondo incidente in una settimana e anche per questo episodio la Tepco  è alla ricerca della causa. L’allarme è scattato ieri, per l’aumento di radiazioni nell’aria mentre i due liquidatori erano in attesa di un autobus di fronte a un edificio dell’impianto utilizzato per le preparazioni dello  smantellamento dei reattori lesionati. I test eseguiti hanno mostrato i livelli di radiazione di sostanze nucleari fino a 13 becquerel per centimetro quadrato, 3 volte sopra il livello di sicurezza della Tepco. I due liquidatori erano stati visitati la scorsa settimana senza mostrare contaminazione radioattiva. Anche in 10 lavoratori in attesa dell’autobus nello stesso posto sono stati trovati livelli insolitamente elevati di radioattività.

L’altro dramma dimenticato è quello degli abitanti della prefettura di Fukushima, che hanno citato  in giudizio il governo centrale giapponese per negligenza nel fornire loro assistenza dopo più di un anno dalla promulgazione di una legge in materia. La legge, emanata nel giugno 2012 prevede assistenza medica, alloggio ed altre forme di sostegno per chi ha dovuto abbandonare le aree con livelli di radioattività troppo alti, ma non designate come zone di evacuazione.

L’iniziativa è partita da 19 persone che vivono ancora o sono fuggite da queste aree, le quali affermano  che il governo ha violato la legge perché non ha elaborato le linee guida per fornire assistenza a chi è stato colpito dalla catastrofe nucleare: gli avvocati dei querelanti dicono che è vergognoso che la legge non venga applicata, nonostante sia stata emanata più di un anno fa, e  chiedono al governo di affrontare immediatamente il problema.