Fukushima Daiiki: i costi della bonifica nucleare più che raddoppiati. 180 miliardi di dollari

A Kagoshima il governatore “antinucleare” riapre la centrale nucleare tradendo le promesse elettorali

[30 Novembre 2016]

Secondo il governo giapponese, il costo della bonifica del disastro nucleare di Fukushima Daiichi del 2011 e quelli sanitari per risarcire e decontaminare la popolazione e i “liquidatori” sono più che raddoppiati rispetto alle previsioni iniziali: l’ultima stima del ministero del commercio parla di un costo atteso di circa 20 trilioni di yen. (180 miliardi di dollari), la stima iniziale era di 50 miliardi di dollari, che già tre anni dopo erano saliti a 100 miliardi di dollari.

Il terremoto/tsunami che ha innescato la seconda più grande tragedia del nucleare civile dopo quella di Chernobyl, oltre a fare più di 18.000 morti, decine di migliaia di sfollati e oltre un milione di edifici distrutti o danneggiati, ha lasciato la pesantissima eredità ambientale, sanitaria ed economica di un disastro che nessuno sa davvero come affrontare e quanto costerà al Giappone. .

La maggior parte di questa colossale cifra andrà in risarcimenti, subito dopo viene la quota destinata alla decontaminazione, poi lo stoccaggio del suolo contaminato e lo smantellamento del gigantesco cadavere radioattivo di Fukushima Daiichi.

Per anni il governo giapponese ha cercato di minimizzare il costo degli impatti del disastro nucleare sulla popolazione, ma ora rivela che la quota dei risarcimenti è stata aumentata di circa il 50% e i costi per la decontaminazione sono stati quasi raddoppiati. E il corrispondente dal Giappone della BBC, Rupert Wingfield-Hayes, fa notare che «Non è ancora chiaro chi pagherà per la bonifica». Il governo giapponese ha sempre detto che sarà la Tokyo electric power,company (Tepco) che gestiva la centrale nucleare, a pagare i danni, ma la Tepco è praticamente in bancarotta ed è tenuta in piedi dallo stesso governo solo per gestire i lavori di smantellamento e decontaminazione di Fukushima Daiichi. Alla fine, il 28 novembre, è stato lo stesso governo di Tokyo ad ammettere che saranno i consumatori giapponesi a pagare con la bolletta elettrica gran parte dei costi della bonifica nucleare.

Ambientalisti e opposizione di sinistra denunciano che si tratta in realtà di una tassa pubblica per pagare i danni fatti da una compagnia privata.

Mentre il nucleare giapponese rivela uno dei suoi molti volti oscuri, gli ambientalisti e i sindacati di Kagoshima criticano duramente il governatore Satoshi Mitazono che ha dato il via libera al riavvio di un reattore nucleare nella Prefettura, rimangiandosi le sue promesse elettorali.

Mitazono aveva assicurato che non avrebbe ceduto di un millimetro sulla sicurezza della centrale nucleare, ma ora fa intendere che l’8 dicembre alla Kyushu electric power company (Kepco) sarà permesso di riavviare il reattore 1  di Sendai. Yukio Taira, a capo di una confederazione di sindacati della Prefettura di Kagoshima. Taira è deluso e ha detto all’Asahi Shimbun: «Quello che aveva fatto negli ultimi mesi ora sembra essere una mera trovata pubblicitaria».

Per Taira la beffa è doppia: a luglio aveva  ritirato la sua candidatura a governatore dopo aver trovato un accordo con Mitazono sull’arresto dei lavori all’impianto nucleare di Satsuma-Sendai. Ma il 28 novembre Mizono ha presentato all’Assemblea prefettizia la proposta di creare un  gruppo di esperti per la produzione di energia nucleare e che dovrebbe collaborare con la Kepco per “controlli speciali”. Ma dato che un governatore non ha l’autorità legale per ordinare la sospensione delle attività, il reattore 1 sarà già in funzione quando il team farà i suoi accertamenti a partire dai primi di gennaio.

Due reattori della centrale di Sendai sono stati i primi a rientrare in funzione in Giappone in base alle nuove norme di sicurezza nucleare post disastro nucleare 2011 . Il reattore 1 era in manutenzione da ottobre e il 2 dovrebbe essere fermato temporaneamente per lo stesso motivo a dicembre.

Mitazono, un ex giornalista televisivo, è stato elettorale durante la quale aveva promesso «Una risposta forte per quanto riguarda un riavvio del reattore, se la commissione prevista riterrà l’impianto pericoloso». Il problema è che la centrale nucleare sorge nel bel mezzo di un’area dove strade e altre infrastrutture sono state pesantemente danneggiate in una serie di potenti terremoti. Grazie al sostegno di gruppi anti-nucleari, Mitazono ha battuto il candidato governativo amico della Kepco, ma dopo essersi insediato ha cominciato a fare marcia indietro, non ha dato seguito alle richieste di chiudere la centrale nucleare e ha accettato le tesi della Kepco, cercando di placare l’opinione pubblica con la promessa di controlli speciali.

Inoltre, il neogovernatore si è rifiutato di incontrare gli attivisti anti-nucleari che lo hanno portato alla vittoria e che gli chiedono di approvare rapidamente iniziative per bloccare i piani di riavvio del reattore della Kyushu Electric. Ma Mizono tace e viola uno dopo l’altro tuti gli impegni presi in campagna elettorale e sembra aver stretto un accordo di ferro con il Partito Liberaldemocratico (Lpd) – che pur sconfitto ha il più grosso gruppo nell’Assemblea prefettizia – ed avrebbe addirittura detto – in una riunione della direzione Lpd alla quale ha partecipato –  di condividere la politica nucleare del Partito che egemonizza il governo nazionale giapponese