Geotermia, ciclo binario sull’Amiata? Enel: economicamente conveniente, ma infattibile

«Bagnore, dalle torri di raffreddamento esce per oltre il 99,4% esclusivamente vapore acqueo e CO2 carbon free»

[18 Agosto 2016]

«La tecnologia a vapori di flash, utilizzata per Bagnore 4, non è obsoleta così come non è innovativa quella a ciclo binario: entrambe sono tecnologie utilizzate nel mondo e sono environmental friendly. L’utilizzo della tecnologia non è una scelta che può essere fatta a priori ma deve avvenire una volta reperito il fluido e valutatene le caratteristiche. I fluidi amiatini sono ad alta entalpia e con un contenuto di gas incondensabili tale da non rendere applicabile proficuamente il ciclo binario». Questa è la posizione espressa, ormai a inizio 2013, da Roland Horne, presidente dell’International geothermal agency e docente di Scienze della terra alla Stanford University. Nel frattempo la centrale di Bagnore 4 è entrata in piena operatività (nel dicembre 2014), è stata ufficialmente inaugurata dalle istituzioni (il mese scorso) e costantemente monitorata dalle autorità preposte: i dati completi verranno diffusi a fine estate, ma nel mentre è stato ribadito (da un paio di settimane) che l’impatto sulla qualità dell’aria e dell’acqua non evidenzia criticità.

Passano settimane, mesi ed anni, ma i termini del dibattito non si sono spostati poi molto. Tanto che da Enel affrontano nuovamente l’argomento rispondendo con una nota ufficiale per confutare argomentazioni che tornano carsicamente a farsi vive. «Sedicenti esperti di cicli geotermici – dichiarano da Enel – sostengono che anche in Amiata si sarebbe dovuto utilizzare il cosiddetto “ciclo chiuso a emissioni zero”, utilizzato da Enel Green Power stessa negli Stati Uniti e in altre parti del mondo: sull’argomento appare necessario confermare che il dato oggettivo è che l’impianto di Bagnore 4 utilizza le migliori tecnologie disponibili per il tipo di fluido presente nel serbatoio geotermico di Bagnore. La geotermia toscana, infatti, è caratterizzata da fluidi geotermici con elevata percentuale di gas che impediscono l’applicazione del ciclo a reiniezione totale del gas. Questa affermazione è suffragata dal fatto che non esistono nel mondo impianti a reiniezione totale che utilizzino fluidi con percentuali di gas maggiore dell’1%».

Il problema sembra non aver niente a che fare con l’economicità dell’operazione. Al contrario: «La minor produzione del processo a reiniezione totale verrebbe abbondantemente compensata dalle migliori tariffe di vendita dell’energia elettrica previste dai decreti ministeriali per questi impianti. Grazie a tali incentivi, infatti, i progetti pilota, qualora fosse tecnicamente possibile la loro realizzazione, sarebbero molto più convenienti dei progetti realizzati da Enel green power».

Le macchine a ciclo binario – sottolineano dalla multinazionale – sono note e applicate da oltre un secolo e questa tecnologia non ha caratteristiche di novità; la stessa Egp utilizza già da molti anni il processo di tipo binario laddove vi siano disponibili fluidi con basso tenore di gas (USA, Cile, Germania). Dove è stato tentato il contrario, nonostante la presenza di fluidi geotermici con elevato tenore di gas, non è andata bene:  «È noto agli esperti che l’unica prova pratica di reiniezione totale di gas con queste caratteristiche, fatta dalla Marina Militare negli Stati Uniti, nella concessione geotermica di Coso, fallì dopo poche settimane di esercizio».

Ecco che per ridurre gli impatti ambientali delle centrali regionali, Enel green power ricorda di aver «brevettato, realizzato e attivato in tutti i 34 impianti geotermici della Toscana gli impianti Amis (Abbattimento mercurio e idrogeno solforato) e, per le centrali di Bagnore, anche un innovativo impianto di abbattimento ammoniaca che, indipendentemente dalla percentuale di gas, consentono di abbattere quasi totalmente i gas incondensabili cosicché dalle torri di raffreddamento esce per oltre il 99,4% esclusivamente vapore acqueo e CO2 carbon free, su cui sono in corso innovativi progetti pilota per l’utilizzo della CO2 estratta e catturata a fini alimentari».

Questo naturalmente non significa che le centrali geotermiche toscane – come qualsiasi altro impianto – siano a impatto zero. In quest’ambito non esistono pasti gratis. «L’unica energia pulita è quella che non si usa, cioè quella risparmiata», per dirla con le parole utilizzate dal docente Riccardo Basosi e dal ricercatore Mirko Bravi nel loro noto studio “Geotermia d’impatto”. Dato però che, come ci ricorda la Iea (International energy agency) di energia non facciamo che consumarne sempre di più – in gran parte importandola, nel caso italiano – puntare su fonti rinnovabili e radicate sul proprio territorio rimane una scelta lungimirante.

L. A.