Gran Bretagna: entro il 2030 il 30% dell’energia elettrica sarò eolico offshore

Ambientalisti favorevoli. Greenpeace: bisogna fare di più. Nucleare in crisi

[7 Marzo 2019]

Il governo conservatore del Regno Unito ha fatto un accordo (partnership Sector Deal for Offshore Wind)
con l’industria eolica che assicurerà che il 30% dell’energia elettrica britannica sarà prodotta dall’eolico offshore. Una decisione che dovrebbe aiutare la Gran Bretagna ad avvicinarsi all’obiettivo di produrre nel 2030 quasi tutta la sua energia elettrica da fonti low-carbon. tra le quali però il governo mette anche il nucleare.

Nel 2017 l’eolico offshore ha prodotto il 6,2% del fabbisogno energetico del Regno Unito, una quota che salirà a oltre il 10% entro il 2020. Come scrive oggi l’analista ambientale di BBC News Roger Harrabin, «Il boom in arrivo dell’eolico offshore è stato alimentato da una riduzione dei costi che ha stupito anche i sostenitori della tecnologia»

Ma dopo una serie di accordi energetici fra governo e industria, gli ambientalisti si stanno chiedendo da dove arriverà l’altro 70% dell’elettricità pulita del Regno Unito.

Il governo dice che la sua triplice politica energetica  – 30% ‘eolico offshore, 30% nucleare e 30% centrali a gas dotate di tecnologiaCarbon capture and storage (Ccs) –  entro il 2030 creerà posti di lavoro nellle regioni costiere, dal nord della Scozia a  Norfolk, da Suffolk fino all’Isola di Wight.

Ma i piani per il rinascimento nucleare britannico stanno sprofondando miseramente e, alla fine, il Regno Unito potrebbe farcela a costruire la sola centrale nucleare di Hinkley, invece delle 6 previste. Per quanto riguarda il gas con  Ccs, esiste una sola centrale elettrica di questo tipo progettata per entrare sul mercato e il progetto è ancora nella fase della proposta.

Il debolissimo governo di Theresa May, che resta in piedi in attesa di sapere che fine farà la Brexit, promette che manterrà gli impegni di lasciare le luci accese e tagliare le emissioni. Un impegno che prevede che l’energia eolica offshore produca 30 gigawatt (GW) entro il 2030, creando così migliaia posti di lavoro green, soprattutto giovani. Ma le associazioni ambientaliste chiedono che la produzione di energia da eolico offshore arrivi a 45 GW.

Secondo il direttore esecutivo di Greenpeace UK, John Sauven, «Ora che i piani del governo per una flotta di nuovi reattori nucleari sono crollati, lasciano la Gran Bretagna con un grande vuoto energetico in futuro. Questo significa che l’ultimo obiettivo dell’eolico offshore di 30GW entro il 2030 è tristemente inadeguato. Da ora al 2030, eolico e solare devono essere triplicati, con l’eolico offshore che sarà la futura spina dorsale del sistema energetico del Regno Unito».

La laburista Rachel Reeves, presidente della Commissione business, energy and industrial strategy (Beis) della Camera dei comuni, ha evidenziato che «Le decisioni di investire su centrali nucleari come Moorside e Wylfa hanno lasciato il Regno Unito di fronte a un enorme buco nella sua politica energetica. Dato che lo sporco carbone sta per essere dismesso e che le prospettive per il nucleare sembrano incerte, è vitale che il governo proponga un piano B per colmare il divario energetico».

Jim Watson, direttore dell’ UK Energy Research Centre, ha detto a BBC News che «I gruppi verdi hanno ragione a spingere il governo perché fornisca energia pulita entro il 2030». Ma ha avvertito: «Fare di più sull’eolico offshore è un modo per bilanciare l’incertezza sulla cattura del carbonio e sul nucleare, ma da solo non sarà abbastanza. Dovrebbe essere implementato insieme a maggiori investimenti in altre tecnologie come l’eolico onshore e dando molta più enfasi allo stoccaggio di energia, all’interconnessioni e domanda flessibile».

Vista dall’Italia dove diverse associazioni ambientaliste sono contrarie a qualsiasi tipo di pala eolica, l’atteggiamento prudente ma favorevole di due grandi associazioni protezioniste britanniche sembra fantascienza. Infatti,  la Royal Society for the Protection of Birds (Rspb, la Lipu britannica, ma molto più grande) e The Wildlife Trusts hanno accolto con favore l’accordo sull’eolico, ma fanno notare che «Tuttavia, con questa crescita senza precedenti potrebbero verificarsi rischi senza precedenti per la fauna marina. Ad esempio, i parchi eolici offshore possono danneggiare gli uccelli marini e i mammiferi marini allontanando animali e uccelli dalle aree di alimentazione o attraverso collisioni con le turbine. Queste nuove pressioni si aggiungono all’impatto diffuso e, in alcuni casi, a lungo termine delle attività umane nell’ambiente marino. Se il settore avrà davvero successo come industria verde, sarà essenziale bilanciare le ambizioni del settore eolico offshore con le esigenze della fauna marina.

Rspb e The Wildlife Trusts hanno accolto il fatto che nel  “Sector Deal” si riconoscano questi problemi e «gli impegni chiari ad agire per affrontare e superare le sfide, in particolare gli impatti ambientali cumulativi. Attendiamo con impazienza una discussione costruttiva con il governo e gli sviluppatori per fornire risultati positivi per l’eolico offshore e l’ambiente marino».

Martin Harper, direttore conservazione Rsbp ha fatto notare che «L’industria eolica offshore del Regno Unito è già una storia low.carbon di successo, che fornisce quantità significative di energia rinnovabile tanto necessaria, e il settore sembra stabile. Tuttavia, il Regno Unito è importante a livello globale per gli uccelli marini e altri animali selvatici e occorre fare molto altro per ridurre al minimo i rischi per gli uccelli marini derivanti dall’offshore e pertanto accogliamo con favore l’impegno del governo ad agire e collaborare con i principali stakeholders  per affrontare le sfide ambientali: gli sforzi dei Crown Estates per stabilire un “programma strategico di azioni abilitanti” saranno un elemento chiave di questo lavoro. Ci auguriamo che questo rappresenti un nuovo capitolo di maggiore collaborazione e un impegno collettivo per affrontare queste sfide senza precedenti in un modo che ci offra un industri dell’energia verde offshore veramente sostenibile in armonia con la natura».

Joan Edwards, direttore public affairs and living seas del Wildlife Trusts, conclude: «Tra tutte le industrie marine, l’eolico offshore è quella in più rapida crescita. E mentre accogliamo con favore gli ambiziosi obiettivi del Sector Deal per adottare un approccio maggiormente strategico, dobbiamo garantire che gli impatti dei singoli progetti e gli effetti cumulativi siano valutati insieme in  modo appropriato. Crediamo che ci sia spazio per la giusta tecnologia, nel posto giusto, ma i nostri progressi nella produzione di energia verde non dovrebbero andare a scapito della nostra fauna selvatica».