Greenpeace e Re:Common contro Generali: «Rilancia il suo business nel carbone»

Assicurare la centrale a carbone ceca di Počerady è «Una scelta sbagliata e nociva per il clima del pianeta»

[19 Febbraio 2021]

In un comunicato congiunto, Greenpeace e Re:Common  hanno espresso «Forte preoccupazione riguardo la  decisione di Generali di assicurare la centrale a carbone di Počerady, in Repubblica Ceca». Una decisione svelata nei giorni scorsi da Re-set, un’associazione ceca che si occupa di tutela ambientale, che ha spinto Greenpeace e Re:Common a interpellare il gruppo triestino per chiedere una eventuale conferma ufficiale. Al momento, però, da Generali non è ancora pervenuta alcuna risposta.

Počerady è tra le30 centrali più inquinanti d’Europa, responsabile nel solo 2016 di 148 morti premature, come riporta il database della rete Europe Beyond Coal. »Proprio a causa degli impatti sulla salute e sull’ambiente, questa centrale è divenuta il simbolo della dipendenza della Repubblica Ceca dal carbone – spiegano Greenpeace e Re:Common  – L’impianto in questione era di proprietà del gruppo ceco ČEZ, conglomerato di società energetiche e minerarie controllato dallo Stato, che produce energia elettrica derivante per il 39% dal carbone. A ottobre 2020, ČEZ ha annunciato la cessione della centrale di Počerady al gruppo Sev.en, ultimo tassello di una preoccupante tendenza riscontrabile tra le principali utility dell’Europa centro-orientaleLa vendita degli asset del carbone, di fatto, consente di estenderne l’operatività».

Per Greenpeace e Re:Common «Questa pratica è assolutamente sbagliata, dato che le centrali a carbone devono essere chiuse e non vendute a terzi».  Ma evidenziano che «L’acquisto di centrali a carbone obsolete o in fase di dismissione è un elemento chiave nella politica aziendale di Sev.en, che in questa maniera può speculare sugli impegni per il clima. Con il passaggio di proprietà di Počerady da ČEZ a Sev.en, avvenuto ufficialmente il 31 dicembre 2020, Generali si trova nella posizione di aver stretto legami con uno dei peggiori killer climatici in circolazione».

Inoltre, proprio in questi giorni, il governo di destra della Repubblica Ceca sta valutando la data entro cui implementare un phase-out completo dal carbone. «Con molta probabilità – avvertono le due organizzazioni – la data individuata sarà il 2038, in aperto contrasto con l’obiettivo degli Accordi di Parigi di mantenere l’aumento medio della temperatura globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius. Infatti, la comunità scientifica afferma che per evitare le conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti climatici, tutte le centrali a carbone in Europa dovranno essere chiuse entro il 2030».

Greenpeace e Re:Common dicono che, se confermata ufficialmente, la notizia della decisione di Generali di assicurare la centrale a carnone caca, «Collocherebbe a pieno titolo Generali tra le fila di chi oggi sta facendo affari aggravando l’emergenza climatica. Non è possibile dichiararsi “amici del clima” e contemporaneamente prendere nuovi contratti assicurativi su una centrale a carbone tra le più inquinanti del continente».

In occasione dell’Assemblea degli azionisti 2019, Generali si era detta soddisfatta per lo scambio instaurato con alcune società del settore del carbone in merito alla loro azione climatica, tra queste proprio la ČEZ. Un anno dopo, lo scambio con ČEZ risultava ancora in corso, e il gruppo assicurativo faceva sapere che «ulteriori approfondimenti […] verranno valutati entro la fine del 2020, anche in considerazione dell’evoluzione delle politiche energetiche nazionali dei Paesi dove le società hanno sede».

Ora Greenpeace e Re:Common  fanno notare che «A due anni di distanza, e con questo ulteriore passo falso sul carbone, che si aggiunge alla cosiddetta “eccezione” della polacca PGE, la principale compagnia assicurativa italiana pare aver incredibilmente interrotto definitivamente i suoi sforzi per contrastare l’emergenza climatica in corso».

Radek Kubala di Re.Set denuncia: «Società come Generali stanno alimentando la crisi climatica, fornendo copertura assicurativa a centrali a carbone che dovrebbero essere chiuse il prima possibile. In questo modo, il Leone di Triste riabilita quelle società del carbone, come Sev.en, che stanno sabotando l’Accordo di Parigi tramite il prolungamento dell’operatività delle centrali. Stanno giocando d’azzardo con il nostro futuro e ciò non deve più accadere».

Re:Common e Greenpeace concludono; «Se il Leone di Trieste vuol prendere sul serio il suo stesso impegno per contrastare il cambiamento climatico, è ora che esca definitivamente dal settore del carbone in Repubblica Ceca e Polonia, rafforzando inoltre la sua policy con una data di phase-out dalla fonte fossile più dannosa per il clima entro il 2030, come già fatto da tanti altri attori finanziari a livello europeo».