Greenpeace e Re:Common: «Petrolio e gas non sono più assicurabili»

Appello a Generali: «Abbandoni completamente il carbone e prenda una posizione netta anche sui nuovi progetti di petrolio e gas»

[25 Giugno 2020]

Greenpeace e Re:Common e le altre ong che sostengono la campagna Unfriend Coal/Insure Our Future, hanno inviato una lettera agli amministratori delegati delle 30 principali compagnie assicurative globali, con la quale chiedono loro di «porre fine al sostegno per nuovi progetti di petrolio e gas, così da raggiungere gli obiettivi internazionali in materia di clima».

Unfriend Coal/Insure Our Future, di cui fanno parte Insure our Future e Unfriend Coal,  ha recentemente pubblicato il rapporto “Time for the Insurance Industry to Unfriend Oil and Gas” che rivela che «Quattro compagnie assicurative che hanno sostenuto pubblicamente l’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5° C sono tra le più coinvolte nel settore dell’oil&gas. Per raggiungere questo obiettivo, occorre infatti azzerare le emissioni nell’area Ue entro il 2040 e a livello mondiale entro il 2050».

Nella lettera della coalzione si legge che «Gli assicuratori hanno la responsabilità di agire per raggiungere gli obiettivi internazionali sul clima ed allineare le loro attività all’accordo di Parigi. Mentre i governi pianificano la ripresa dalla crisi causata dalla pandemia, gli assicuratori devono sostenere la transizione verso un futuro sostenibile, equo e resiliente come sottoscrittori e investitori».

Secondo le stime di Oil Change International, «Le emissioni di CO2 dovute allo sfruttamento completo delle riserve esistenti di petrolio, gas e carbone sarebbero sufficienti a portarci ben oltre la soglia dell’aumento della temperatura media globale di 1,5° C. Se il carbone rimane il combustibile fossile più inquinante, petrolio e gas hanno causato più della metà delle emissioni totali di anidride carbonica nel 2018. Nonostante questo, governi e multinazionali hanno intenzione di aumentare la produzione di idrocarburi da qui al 2040».

Negli ultimi tre anni, Unfriend Coal è riuscita ad ottenere risultati importanti, spingendo 19 grandi gruppi assicurativi ad escludere il settore carbonifero dalle attività di copertura dei rischi oltre che dal proprio portfolio di investimenti. Ma Greenpeace e Re:Common dicono che «La gravità e l’urgenza della crisi climatica richiedono però impegni molto più ambizioni, che includano tutti i combustibili fossili, inclusi petrolio e gas».

Le due organizzazioni ricordano che «La principale compagnia assicurativa italiana, Assicurazioni Generali, si è impegnata negli ultimi anni a ridurre il proprio supporto al carbone, e successivamente al settore delle sabbie bituminose. E’ arrivato il momento che la compagnia triestina abbandoni completamente il carbone e prenda una posizione netta anche sui nuovi progetti di petrolio e gas, compresi i vari gasdotti in programma in Italia. Se completate, queste infrastrutture fossili ostacoleranno in maniera decisiva il processo di transizione energetica del Paese, sprecando il poco tempo che ci rimane per affrontare la crisi climatica. In una fase in cui molti governi preferiscono andare incontro alle società fossili piuttosto che ai bisogni delle persone e dell’ambiente, le grandi assicurazioni hanno il dovere di prendere una posizione netta».

In particolare, per  Greenpeace e Re:Common devono: «Porre immediatamente fine a tutte le coperture assicurative per nuovi progetti legati a petrolio e gas, inclusi gasdotti e altre infrastrutture associate; Porre immediatamente fine a tutte le coperture assicurative per progetti e società del settore del carbone; impegnarsi a un phase-out da petrolio e gas in linea con l’obiettivo di limitare l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5°C; disinvestire immediatamente dall’industria fossile».

Greenpeace e Re:Common promettono che «continueranno a monitorare l’operato di Assicurazioni Generali e a fare pressione sul management della compagnia italiana finché non si impegnerà a cambiare rotta smettendo di assicurare i combustibili fossili».