I No-Triv dicono no al ministro Costa: per ora nessun incontro sulle trivelle

Wwf: subito una moratoria come in Francia e un intervento normativo

[8 Gennaio 2019]

Il ministro dell’ambiente aveva invitato associazioni e  comitati a discutere nei prossimi giorni l’intricato affaire dei permessi petroliferi, ma Coordinamento nazionale No Triv, Ambiente e Salute nel Piceno, Stazione Ornitologica Abruzzese, trivelle Zero Molise e Marche, Mediterraneo No Triv Coordinamento No Triv Taranto, Italia Nostra Salerno, Nuovo Senso Civico, Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela hanno respinto l’invito.

In una lettera i No-Triv dicono di aver molto apprezzato l’invito di Costa: «nonostante i pochi giorni a disposizione, eravamo pronti al confronto su problemi che seguiamo ogni giorno da diversi anni, molti dei quali derivanti da scelte dei ministri che l’hanno preceduta e dalla struttura tecnica ministeriale. Per la prima volta un ministro voleva sentire direttamente un gruppo di organizzazioni e comitati del territorio che seguono la vicenda e di questo ne diamo atto. Vogliamo anche ricordare che lanciammo un appello 6 mesi or sono, al momento della redazione dell’accordo di Governo, per inserire punti più dettagliati per rispondere alle richieste che sono arrivate in questi anni da cittadini, enti locali, regioni e da quei milioni di elettori che si recarono alle urne per il referendum sulle trivelle in mare». Ma ricordano al ministro che «Purtroppo, ochi giorni dopo la convocazione è arrivata la notizia, tramite la pubblicazione sul Buig del Mise, dei tre permessi di ricerca accordati nel mar Jonio con l’utilizzo dell’airgun, della trasformazione di un permesso di ricerca in concessione di coltivazione nell’area di Ravenna (Bagnacavallo) e della proroga di un altro titolo. Negli ultimi due casi è stata accordata anche la possibilità di perforare nuovi pozzi. Ricordiamo che nello stesso numero del BuigG è decaduto, dopo la rinuncia dell’ENI, il titolo “Carisio” nel novarese dove vi è stata una lunga lotta da parte di un comitato locale».

La Coalizione No-Triv  fa presente a Costa che, dopo la notizia dei 3 permessi offshore  dei tre permessi di ricerca in mare, «ci ha stupito che lo stesso Governo che ha schierato i propri partiti in favore dello svolgimento di un referendum sul tema, abbia oggi concesso questi titoli. E’ seguita, peraltro, una ridda di dichiarazioni, alcune delle quali, a nostro avviso, anche improvvide e ingenerose rispetto all’impegno degli attivisti, in considerazione dell’ufficialità e della concretezza delle decisioni governative. Ci sono stati inoltre annunci di provvedimenti volti a fermare altre istanze. Ovviamente a noi interessa principalmente l’unico fatto per ora certo, sicuramente molto grave: il rilascio dei titoli. Allo stesso tempo, però, tutto il contesto in cui ciò sta avvenendo non fa che peggiorare il “clima” di confusione attorno alla discussione su temi anche tecnicamente complessi».

Dopo aver espresso  la loro solidarietà agli attivisti No-Triv pugliesi, calabresi, emiliani e lucani. Comitati e associazioni evidenziano che «Il dialogo deve e può avvenire, per entrambe le parti, senza prese di posizioni o decisioni ormai già assunte che possono svuotare o esacerbare il confronto e renderlo meno efficace tenendo ben presente che il problema è molto vasto a scala nazionale in termini di titoli minerari da esaminare, progetti da verificare e attività da controllare. Per questo le associazioni scriventi hanno concordato di non partecipare, per ora, a questo confronto anche per dare la possibilità di una verifica preliminare anche con il Mise e con le relative strutture tecniche dei due ministeri, su una serie di questioni non secondarie. Un chiarimento – come quello, ad esempio, sulle revisioni delle VIA già rilasciate (si vedano i commi 6 e 7 dell’Art.28 del T.U.A.), sull’ineluttabilità, a nostro avviso infondata, della conclusione di alcuni procedimenti e anche sui provvedimenti annunciati in queste ore (diniego di istanze; emendamento nel DL semplificazioni) – che sgombrerebbe intanto il campo da equivoci che non aiuterebbero un confronto in questo momento».

I No-Triv  fanno presenti a Costa  alcuni aspetti legislativi e tecnici che avrebbero potuto e possono permettere al governo  di non rilasciare le concessioni, tra i quali ci sono  anche la moratoria del rilascio di nuovi titoli e il divieto sull’uso dell’air-gun,  Proposte avanzate anche dal Wwf che sottolinea: «Volere è potere, mai come nel caso delle concessioni petrolifere la politica deve dimostrare coerenza con gli impegni assunti in campagna elettorale e considerare la questione nel suo complesso a cominciare dalla riforma del quadro normativo. Precedenti, anche recenti, come lo stop nel 2016 del progetto Ombrina Mare di fronte alla Costa Teatina in Abruzzo, dimostrano che quando c’è la volontà politica si può fare molto e che si può intervenire anche sul singolo caso. Se il governo vuole davvero perseguire la via dell’uscita dai combustibili fossili indicata nel programma di governo e richiesta dall’Accordo di Parigi sul clima, deve disinnescare l’articolo 38 del cosiddetto decreto Sblocca Italia, che ha facilitato gli iter autorizzativi per le trivellazioni di idrocarburi a mare».

Per questo il Panda chiede che «Il governo adotti subito un provvedimento di moratoria generalizzato come quello assunto sin da 2016 dal governo francese e tuttora vigente e intervenga con una modifica urgente di carattere normativo: una modifica coerente con una strategia di decarbonizzazione che preveda anche un piano di progressive dismissioni delle piattaforme già autorizzate e di stop a quelle nuove. Senza un piano delle aree inoltre, previsto nel 2014 poi cancellato alla fine del 2015, ci troveremo sempre a discutere di singole concessioni senza affrontare il problema sul piano strategico.  Per non parlare del 48% di impianti offshore entro le 12 miglia dalla costa, oggi fascia off limits per le nuove trivellazioni: semplicemente insostenibili. Sono ben 44 su 94 gli impianti offshore (piattaforme o teste di pozzo) autorizzati prima del 1986 e quindi mai sottoposti alla Valutazione di Impatto Ambientale (entrata in vigore proprio quell’anno). Così come è necessario lavorare per introdurre il divieto di utilizzo per le ricerche in mare di una pratica pericolosa come l’air gun».

La presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, conclude: «Mentre siamo tutti impegnati a difendere il mare dalla plastica con una fortissima mobilitazione anche istituzionale è un paradosso che non si riesca a mettere uno stop al pericolo che, proprio per il mare e la sua biodiversità, rappresentano le trivellazioni. Chiediamo al governo di mettere fine a questo gioco perverso che, tra l’altro rappresenta un ulteriore pugno nello stomaco per gli oltre 13 milioni di cittadini che si sono chiaramente espressi all’ultimo referendum sulle trivelle».