I primi ominidi cucinavano nelle sorgenti calde

Gli scavi effettuati nella gola di Olduvai, in Tanzania, dimostrano che gli ominidi trasformavano il cibo anche prima che inventassero il fuoco

[22 Settembre 2020]

Lo studio “Microbial biomarkers reveal a hydrothermally active landscape at Olduvai Gorge at the dawn of the Acheulean, 1.7 Ma”, pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS)   da un team di ricercatori spagnoli, statunitensi e tanzaniani, illustra i risultati  dell’Olduvai Paleoanthropology and Paleoecology Project (TOPPP)  dell’Instituto de Evolución de África (IDEA) dell’Universidad de Alcalá (UHAH), in collaborazione con il National Museum of Tanzania. Ed è nella gola di Olduvai che  furono scoperti i primi resti umani di Homo habilis e Homo erectus, risalenti a due milioni di anni fa.

Sei anni fa, i direttori del TOPPP (Manuel Domínguez-Rodrigo, Professore di Preistoria all’UAH, Enrique Baquedano e Audax Mabulla) hanno avviato un ambizioso progetto in collaborazione con il Massachusetts Institute of Technology (MIT) per ricostruire quel paesaggio preistorico  e per analizzare i biomarcatori nei sedimenti. Ainara Sistiaga, del MIT e dell’università di Copenhagen, ha condotto questa analisi e, insieme a Roger Summons e Kate Freeman dell’Università della Pennsylvania, scoprendo che 1,7 milioni di anni fa i biomarcatori di vegetazione e fauna erano abbondanti su tutta la superficie di quel territorio. Inoltre, sono venuti fuori marcatori inaspettati: i lipidi che alcuni microrganismi producono ad alte temperature che sono gli stessi prodotti dal batterio Thermocrinis ruber., presente in ambienti acquatici molto caldi, la cui temperatura supera gli 80º Celsius e che attualmente si trova soprattutto nelle sorgenti calde, il che indica l’utilizzo di acqua molto calda.

All’HUAC fanno notare che «Il fatto che la presenza di ominidi si sia intensificata in prossimità di questi luoghi significa che, molto probabilmente, sapevano utilizzare questa risorsa per cucinare animali morti, i cui resti sono stati ritrovati nelle aree termali. Così, durante la cottura della carne, non solo la rendevano più digeribile, ma eliminavano anche potenziali batteri nocivi e aggiungevano alla loro dieta carne e tuberi cotti, molto presenti negli ecosistemi della savana in cui vivevano».

Nella regione sono stati trovati molti fossili e strumenti di pietra, il che indica che i primi uomini si stabilirono e cacciarono nella gola di Olduvai e che avrebbero potuto utilizzare le sorgenti termali come risorsa per cucinare, ad esempio per bollire, prede fresche, molto prima di quanto si pensasse che gli esseri umani avessero usato il fuoco come fonte controllata per cucinare.

Summons spiega che «Per quanto ne sappiamo, questa è la prima volta che i ricercatori hanno fornito prove concrete della possibilità che delle persone usassero ambienti idrotermali come risorsa, dove gli animali si sarebbero radunati e dove il potenziale per cucinare era disponibile»«.

La Sistiaga si è unita alla spedizione archeologica nella gola di Olduvai, dove i ricercatori stavano raccogliendo sedimenti da uno strato di roccia esposta lungo 3 chilometri e risalente a circa 1,7 milioni di anni fa. Al MIT dicono che «Questo strato geologico era sorprendente perché la sua composizione sabbiosa era notevolmente diversa dallo strato di argilla scura appena sotto, che si era depositato 1,8 milioni di anni fa». La Sistiaga, che inizialmente prevedeva di analizzare i sedimenti per vedere come il territorio era cambiato in risposta al clima e come questi cambiamenti potevano aver influenzato il modo in cui i primi uomini vivevano nella regione, spiega che «Qualcosa era cambiato nell’ambiente, quindi volevamo capire cosa fosse successo e come questo abbia avuto un impatto sugli esseri umani».

Si pensa che circa 1,7 milioni di anni fa, l’Africa orientale abbia subito una graduale aridificazione, passando da un clima più umido e con molti alberi a uno più secco e con praterie. Sistiaga  ha analizzato le rocce sabbiose raccolte dallo strato della gola di Olduvai ed è così che ha scoperto «altre classi di composti che erano totalmente inaspettati».

Come esattamente i primi esseri umani potessero cucinare nelle sorgenti termali è ancora una questione aperta. «Avrebbero potuto macellare gli animali e immergere la carne nelle sorgenti termali per renderli più appetibili – ipotizzano al MIT –  In modo simile, potrebbero aver cucinato radici e tuberi bolliti, proprio come cuciniamo le patate crude, per renderli più facilmente digeribili. Gli animali avrebbero potuto morire anche cadendo nelle acque idrotermali, dove i primi esseri umani avrebbero potuto ripescarli come pasto precotto».

Anche se attualmente non esiste un modo sicuro per stabilire se i primi esseri umani usassero davvero le sorgenti calde per cucinare, il team prevede di cercare lipidi simili e segni di sorgenti idrotermali, in altri strati e luoghi in tutta la gola dell’Olduvai, così come vicino ad altri siti nel mondo in cui sono stati trovati insediamenti umani.

La Sistiaga conclude: «Possiamo provare che in altri siti forse erano presenti sorgenti termali, ma ci mancherebbero ancora le prove di come gli esseri umani abbiano interagito con loro. Questa è una questione di comportamento e comprendere il comportamento di specie estinte quasi 2 milioni di anni fa è molto difficile. Spero che possiamo trovare altre prove che supportino almeno la presenza di questa risorsa in altri siti importanti per l’evoluzione umana».