Il fracking nel Regno Unito è una bufala?

Le riserve di gas di scisto britanniche potrebbero essere state molto sopravvalutate

[21 Agosto 2019]

All’attuale tasso di consumo, invece di 50 anni le riserve di gas da scisto estratte con la controversa tecnica del fracking potrebbero essere utilizzabili solo per 5 – 7 anni. E’ quanto emerge clamorosamente dallo studio “Shale gas reserve evaluation by laboratory pyrolysis and gas holding capacity consistent with field data”, pubblicato su Nature Communications da un team di ricercatori britannici dell’università di Nottingham, del British Geological Survey (Bgs) e di Advanced Geochemical Systems.

Uno studio subito respinto dall’industria del fracking del Regno Unito, che dice che le dimensione del campione era troppo piccola per trarre conclusioni serie. D’altronde il fracking è una ferita aperta in tutto il Regno Unito, con ambientalisti e comunità locali che si oppongono e il governo condservatore che è a favore, ma i tentativi delle compagnie petrolifere e del gas di trivellare pozzi ed estrarre gas di scisto stati ostacolati da problemi di pianificazione, preoccupazioni per terremoti e manifestazioni contro il fracking.

Ma il nuovo studio rischia davvero di essere una mazzata per industria del gas e governo che sostenevano che nel Regno Unito esiste un enorme potenziale per il fracking, in particolare nei giacimenti degli scisti di  Bowland, una formazione geologica che si estende sotto il  Lancashire, nello Yorkshire, in alcune aree delle Midlands e nel nord del Galles

Una visione ottimistica che in parte si basava sullo studio “The Carboniferous Bowland Shale gas study: geology and resource estimation”, pubblicato nel 2013 dal British Geological Survey, secondo il quale il giacimento della Bowland sarebbe stato uno dei più grandi del mondo: circa 1.300 trilioni di piedi cubi di gas di scisto. L’allora ex premier conservatore David Cameron dichiarò orgoglioso: «Per contestualizzarlo, anche se estraessimo solo un decimo di quell’ammontare, sarebbe ancora ‘equivalente alla fornitura di gas di 51 anni». Ma già allora in diversi sollevarono dubbi su stime così alte e ottimistiche.

Ora, gli scienziati di Nottingham e del Bgs hanno sviluppato un nuovo metodo per analizzare il contenuto di gas di scisto, che secondo loro fornisce una stima più accurata del potenziale complessivo. Il principale autore dello studio, Colin Snape della Faculty of engineering dell’università di Nottingham, sottolinea che «In termini di gas totale in sito, il valore medio dello studio del 2013 era di 1.300 trilioni di piedi di gas, stiamo lottando ovunque per arrivare al di sopra di 200 trilioni di piedi. I dati che abbiamo ottenuto dai due scisti che abbiamo analizzato sono molto coerenti – e le società del gas Cuadrilla e Third Energy hanno appena pubblicato due studi nell’ultimo anno in cui hanno prelevato carote di campioni e hanno misurato l’evoluzione del gas e quei  dati sono molto, molto coerenti con i nostri dati».

Come spiega BBC News, «Secondo il nuovo studio, la quantità di gas insito, ipotizzando un tasso di recupero economico del 10%, sarebbe un massimo di 20 trilioni di piedi cubi, il che equivarrebbe a circa 7 anni di gas agli attuali tassi di consumo del Regno Unito».

Nonostante l’industria dei combustibili fossili non l’abbia presa bene, altri scienziati sono rimasti colpiti dal nuovo metodo sviluppato dai ricercatori di Nottingham. Stuart Haszeldine, professore di geologia e stoccaggio del carbonio all’università di Edimburgo, che non ha partecipato allo studio, ha detto a BBC News che «I risultati portano cattive notizie per coloro che sperano che il nord dell’Inghilterra galleggia su un letto di gas a buon mercato e abbondante. In passato potrebbero essere stati prodotti abbondanti quantità di idrocarburi, ma sono trapelati sulla superficie terrestre molti milioni di anni fa» e il fenomeno continua ancora oggi.

Tuttavia, anche se il Bgs ha partecipato al nuovo studio, alcuni dei suoi maggiori esperti restano cauti sull’interpretazione da dare. Mike Stephenson, scienziato capo per la decarbonizzazione e la gestione delle risorse del Bgs, ha detto a BBC News  che «Le prime indicazioni pubblicate suggeriscono che è possibile che ci siano meno risorse di gas di scisto presenti di quanto si pensasse in precedenza. Tuttavia lo studio ha preso in considerazione solo un numero molto piccolo di campioni di roccia provenienti da soli due siti. Bgs ha continuato a studiare la stima delle risorse negli scisti negli ultimi 16 anni e sono ancora necessari ulteriori studi per affinare ulteriormente le stime delle risorse di gas di scisto».

Francis Egan, amministratore delegato di Cuadrilla, una delle più grosse compagnie del fracking che recentemente ha ripreso a frantumare un pozzo di gas di scisto nel Lancashire, non riconosce i risultati del nuovo documento: «Coloro che sono coinvolti nella pubblicazione di questa roba dovrebbero essere imbarazzati”, ha dichiarato. Abbiamo più dati ed esperienza tecnica sullo scisto di Bowland di chiunque altro nel Regno Unito, ma nessuno di questo team di ricerca o dell’università di Nottingham ci ha contattato per la conoscere nostra opinione o per avere il nostro contributo.

Anche Ken Cronin, amministratore delegato di UK Onshore Oil and Gas (UKoog), l’organismo che rappresenta l’industria petrolifera e del gas onshore del Regno Unito, ha respinto le conclusioni dello studio: «Fino ad oggi abbiamo fatto progressi significativi nella comprensione del potenziale di risorse contenuto nello scisto britannico, con risultati molto incoraggianti sia a Springs Road che a Preston New Road che hanno dimostrato giacimenti in linea con quelli degli scisti americani di livello mondiale. Ciò che sappiamo ora è che abbiamo una risorsa di livello mondiale come hanno ampiamente sostenuto le stime originariamente pubblicate dal British Geological Survey. In effetti, in termini di potenziali indicazioni del flusso di gas, i risultati stanno nella parte superiore delle nostre previsioni originali».

Ma Quentin Fisher, dell’università di Leeds, che non è stato coinvolto nello studio, fa notare un “piccolo” particolare che smonta alla radice le dichiarazioni dell’industria del fracking: «L’unico modo per fornire stime accurate della quantità di gas che è probabile che venga prodotta è quello di perforare, fratturare idraulicamente e testare molti pozzi. Il che è esattamente l’intenzione delle compagnie titolari di licenze di gas di scisto nel Regno Unito».