Il nuovo database Ue che monitora i consumi nazionali di energia e le emissioni di CO2

Il consumo di combustibili fossili nell’Ue è inferiore alla media mondiale

[24 Luglio 2019]

Il nuovo  World Input-Output Database (WIOD) on-line environmental lanciato dal Joint research centre (Jrc) della Commissione europea punta a far conoscere quanta energia hanno consumato e quanti gas serra hanno emesso le industrie e le abitazioni di oltre 40 Paesi nel periodo 2000-2016.

Fondamentalmente, il nuovo database differisce dalle tradizionali statistiche sull’energia e sulle emissioni, in quanto assegna il consumo di energia e le emissioni in base al Paese di residenza dell’utente/emettitore e non al paese in cui si produce il combustibile. Al Jrc fanno l’esempio del consumo di energia e delle emissioni prodotte  dai tedeschi che vanno a fare il pieno delle loro auto in Lussemburgo e e che di solito vengono assegnate al piccolo principato, oppure il consumo di energia e delle emissioni delle navi danesi che trasportano merci dalla Finlandia alla Svezia e che vengono assegnate a questi due Paesi. Nel nuovo database questi utilizzi sono a carico rispettivamente di Germania e Danimarca. aL Jrc spiegano che «In questo modo, questo database integra le tradizionali statistiche sull’energia, i saldi e gli indicatori derivati, come quelli utilizzati per i rapporti dell’United Nations framework convention on climate change (Unfccc) e così come riportati nell’Emission database for global atmospheric research (Edgar). I database Unfccc ed Edgar costituiscono la principale fonte di dati di riferimento per le politiche dell’Ue in materia di clima ed energia e servono ai Paesi per comunicare i loro obiettivi in ​​materia di energia ed emissioni.

Il WIOD copre tutti i 28 Paesi dell’Unione europea e le altre 15 principali economie del mondo, compresi Stati Uniti, Giappone, Cina, Brasile e  India, fornendo i trend dell’utilizzo di energia aggiornati al 2016. I principali dati che ne vengono fuori sono:

Nel periodo 2000-2016, Stati Uniti (19% dei combustibili fossili globali consumati), Cina (17%) e Ue (15%), sono state le regioni con il più alto livello di consumo globale di combustibili fossili, nonché per le emissioni globali di CO2 (rispettivamente 17%, 23% e 13%). Tuttavia, l’evoluzione di ciascuna regione durante il periodo 2000-2016 è stata diversa. La Cina e l’India hanno più che raddoppiato l’utilizzo e le emissioni di e da combustibili fossili, mentre l’Ue ha ridotto sia i combustibili fossili che le emissioni, con i livelli del 2016 che erano inferiori del 10% rispetto ai valori del 2000.

Il concetto di “energia lorda” utilizzato nel WIOD comprende tutte le fonti di domanda di energia, anche quelle prodotte da altre fonti di energia come elettricità o calore e ne viene fuori che nel 2016, il carbone, coke e petrolio greggio rappresentavano ancora il 39,5% del consumo totale di energia globale, il gas il 14,1%, l’elettricità e calore all’11,8% e le fonti rinnovabili l’8,2%.

Tra il 2000 e il 2016, il consumo energetico globale di elettricità e calore (+ 54%), gas (+ 45%), energie rinnovabili (+ 38%) e carbone, coke e greggio (+ 37%) è cresciuto più rapidamente rispetto all’aumento complessivo del consumo totale lordo di energia (+ 36%). A livello globale, la quota di olio combustibile e benzina nel consumo totale di energia è diminuita dal 12,5% nel 2000, al 9,2% nel 2016 e nell’Ue dal 14,7% al 7,6%.

Il Jrc scatta alcune istantanee sul consumo energetico nell’Unione europea e sulle recenti tendenze delle emissioni di CO2: Il consumo lordo di energia dell’Ue prodotta da carbone, coke e greggio è inferiore alla media globale (30,9%, contro il 39,5% globale), seguito dal 14,7% dal gas e dal 12,9% da elettricità e calore. Nel 2016, carbone, coke e greggio erano in calo del 16%. Nello stesso periodo la maggiore crescita è stata quella delle energie rinnovabili: + 90%. A livello globale, tra il 2000 e il 2016 le emissioni di CO2 sono aumentate del 43%. Una crescita avvenuta soprattutto nelle economie emergenti come Cina, India, Indonesia e Turchia. Mentre le maggiori riduzioni sono state osservate nell’Unione europea, in particolare in Paesi come Grecia, Svezia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Italia, Portogallo e Belgio. Durante il periodo preso in esame, nell’Unione europea le industrie di approvvigionamento di elettricità, gas, vapore e aria condizionata hanno emesso il 30% delle emissioni totali di CO2 generate dall’Ue,  seguite dalle famiglie, che rappresentavano il 21% delle emissioni.