Il Sud Sudan ai confini della fame estrema. Ma la guerra civile petrolifera continua

Nello Stato di Unity 40.000 persone alla fame e 2.790.000 sud-sudanesi sono in "crisi" o "emergenza"

[22 Febbraio 2016]

La guerra in Siria ha fatto sparire dalle TV e dalle pagine dei giornali un’altra guerra civile petrolifera che sconvolge lo Stato più giovane del mondo: il Sud Sudan.  Secondo l’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), un partenariato globale per la sicurezza alimentare, in alcune arre dello Stato di Unity la situazione «E’ davvero terribile, forse borderline con un situazione di carestia» e per l’IPC «E’ destinata a peggiorare». Ma la carenza di informazioni su quel che sta succedendo in Sud Sudan rende impossibile sapere se di è ormai giunti al punto di quella che l’IPC definisce tecnicamente una carestia.

La guerra che sta devastano il poverissimo Sud Sudan e gli esodi della popolazione civile massacrata sia dalle truppe governative che dai ribelli potrebbero aver già spinto vaste aree del Paese verso un punto di non ritorno, e i mutamenti climatici portati da El Niño in tutta l’Africa orientale potrebbero aver dato il colpo di grazia. Gli Stati più colpiti, con un’insicurezza alimentare acuta che a dicembre 2015 riguardava già almeno il 57% della popolazione, sono Unity, Jonglei e Upper Nile. Lo Stato dove la situazione è peggiore è l’Unity, il più colpito dai combattimenti tra truppe governative e ribelli e dal quale sono fuggite moltissime persone, perdendo così le loro fonti di sostentamento e che sono state derubate del loro bestiame. Altri 200.000 profughi interni provengono dagli Stati di Northern Bahr El Ghazal, Warrap ed Equatoria. L’insicurezza dell’area sta limitando l’accesso dei profughi all’assistenza umanitaria, aggravando ulteriormente la loro situazione di insicurezza alimentare.

Secondo l’IPC, già a dicembre c’era  un aumento complessivo della popolazione che ha bisogno di assistenza umanitaria urgente: «Oltre allo Stato di Unity, lcune delle aree che hanno mostrato un deterioramento sono gli Stati di Northern Bahr El Ghazal e Warrap, che si prevede abbiano almeno un quinto della popolazione che ha bisogno di assistenza umanitaria».

I dati arrivati alla fine del 2015, riassunti nel grafico che pubblichiamo, potrebbero già essere superati.  Sulla scala della fame dell’IPC, almeno 40.000 persone dello stato dell’Unity potrebbero già vivere a livello 5, c’è il massimo livello di rischio, la condizione peggiore possibile.  Ma l’IPC sottolinea che per dichiarare la carestia in Sud Sudan sono necessari più informazioni sul contesto locale e più dati.

Come dice un operatore umanitario ad Irin, «Il Sud Sudan è in totale caduta libera e il mondo non si preoccupa perché i rifugiati sud-sudanesi non naufragano sulle coste d’Europa»

Le cifre finora disponibili sono state ottenute dal South Sudan food security working group, del quale fa parte il governo di Juba. Ma bisogna anche dire che tra gli esperti che partecipano al partenariato internazionale IPC e il South Sudan food security working group stanno emergendo differenze di valutazione della situazione in Sud Sudan: secondo un documento tecnico  pubblicato nei giorni scorsi dall’IPC Emergency Review Committee  (ERC) non si può dire che ci sia una vera e propria situazione di carestia, anche se aggiunge  che probabilmente ci siamo molto vicini in alcune parti dello Stato di Unity, ma mancano prove affidabili e i dati disponibili sono troppo pochi per determinare le reali minacce alla sicurezza alimentare in una zona contesa dalle milizie tribali e a dalle forze governative e dell’opposizione.

Il comitato IPC suggerisce però che l’insicurezza non sia l’unica ragione per cui non vengono raccolti dati e accenna prudentemente ad una mancanza di volontà politica da parte del governo di Juba e delle autorità locali: «L’ERC aggiunge una nota di preoccupazione per quella che ci “appare” essere una mancanza di urgenza o priorità rispetto ad una valutazione efficace della gravità della situazione della sicurezza alimentare nelle zone colpite dai conflitti e potrebbe non essere sufficiente un impegno ad alto livello per ottenere l’accesso a queste aree».

Intanto, mentre la guerra civile per il petrolio e il potere in Sud Sudan continua, le stime ufficiali sono già da catastrofe umanitaria: 40.000 persone vivono in uno stato “catastrofico” nell’Unity e almeno 2.790.000 persone subiscono una “crisi” o uno stato di “emergenza” alimentare ed igienico-sanitaria.