Incidente nucleare in Russia: ora spuntano due pontoni radioattivi incagliati (VIDEO)

Il disastro avvenuto mentre i militari russi tentavano di recuperare un missile nucleare sul fondo del mare?

[5 Settembre 2019]

Still/Belomorkanal TV, un’emittente della Russia settentrionale, dice di aver misurato livelli di radiazioni da basse a medio-alte vicino a due pontoni fatti spiaggiare e abbandonati, che sarebbero stati portati sulla costa del villaggio di  Nyonoksa dopo la misteriosa esplosione avvenuta l’8 agosto durante un test militare nella regione di Arkhangelsk e che ha ucciso 5 scienziati nucleari e ha fatto rapidamente aumentare di ben 16 volte sopra la norma i livelli di radioattività a Severodvinsk.

LONG ambientalista/scientifica norvegese/russa Bellona ricorda che «Funzionari russi hanno rilasciato solo informazioni imprecise sull’incidente, affermando che il test delle armi che è andato storto riguardava “fonti isotopiche di carburante su un’unità di propulsione liquida”. Le agenzie di stampa statunitensi, citando fonti di intelligence, hanno riferito che l’esplosione è avvenuta durante una missione per recuperare un missile da crociera a propulsione nucleare dal fondo del Mar Bianco, al largo della costa artica della Russia». A fine agosto il presidente russo Vladimir Putin ha confermato che l’esplosione sarebbe il risultato di un test finito male di una nuova arma promettente, anche se non ha spiegato le successive radiazioni.

Charles Digges di Bellona sottolinea che «Non è ancora chiaro quale tipo di dispositivo nucleare sia stato coinvolto nell’esplosione. Secondo i dati di Rosgidromet, l’agenzia meteorologica federale russa, l’esplosione ha rilasciato un bouquet di isotopi radioattivi che, secondo gli esperti, potrebbero essere derivati solo da un incidente in un reattore nucleare. Le descrizioni data da Rosatom, la compagnia nucleare russa, suggeriscono un diverso tipo di dispositivo rispetto a un reattore. In una dichiarazione ai media russi, la compagnia l’ha definita una “batteria nucleare”».
il 2 settembre, Still/Belomorkanal TV e altri media locali della regione di Arkhangelsk hanno riferito che su una spiaggia erano comparse due chiatte – pontoni – dove però sarebbero state in realtà arenate da settimane, subito dopo il misterioso incidente missilistico. I due pontoni emettono radioattività: il 31 agosto le misurazioni eseguite da Still/Belomorkanal TV da una distanza di 150 metri dalle chiatte hanno trovato radiazioni fino a 8 volte superiori rispetto ai livelli di fondo normali, mentre quelle eseguite subito dopo l’arrivo dei pontoni avevano  raggiunto un picco di 38 volte più del normale. Non si tratta di livelli di radioattività immediatamente pericolosi per la vita umana, ma non sono state effettuate misurazioni più vicino ai pontoni.

Greenpeace Russia informa che  le letture delle radiazioni effettuate dai giornalisti sabato 31 agosto hanno misurato da 70 a 186 microroentgen all’ora. Le misurazioni precedenti fatte ad agosto avevano raggiunto un picco di 750 microroentgen all’ora. I normali livelli di fondo locale nell’area sono intorno ai  20 microroentgen all’ora.

Bellona è convinta che «Le piattaforme galleggianti, o pontoni, potrebbero fornire ulteriori indizi su ciò che è accaduto, ma per ora aumentano solo il mistero. Entrambe le piattaforme contengono attrezzature industriali parzialmente distrutte e sono rimaste a terra incustodite e senza alcuna spiegazione da parte delle autorità».

Secondo Radio Free Europe/Radio Liberty (RFE/RL) gli abitanti del villaggio di  Nyonoksa affermano che uno dei pontoni è stato fatto arenare lì il 9 agosto, il giorno dopo l’esplosione. L’altro è arrivato 5 giorni dopo. Come dice Digges, quel che resta da capire «E’ il motivo per il quale – o se davvero –  le autorità russe avrebbero abbandonato i detriti radioattivi di un incidente di alto livello, che ha alimentato speculazioni all’estero e paure per le radiazioni in patria».

La Marina militare dell’Unione Sovietica ha avuto una lunga storia di abbandono in mare di scorie e reattori nucleari e persino di interi sottomarini nucleari. Un’enorme discarica radioattiva sottomarina la cui portata venne ammessa solo nel 1994 del governo della nuova Federazione Russa che, dopo aver ammesso questo incredibile modo di sbarazzarsi delle scorie nucleari, promise di fermarla. Ma evidentemente il vizietto dei militari e del governo russi – anche se post-sovietici – resta:  Rosatom non ha voluto commentare il ritrovamento dei pontoni radioattivi e ha detto a RFE/RL che la compagnia nucleare statale «non è in grado di commentare contratti della difesa e test militari».

Dalle foto che pubblichiamo si vede che su una delle piattaforme arenate ci sono una gru danneggiata e una scala per i subacquei, insieme a quello che sembra essere un container per materiali radioattivi. Bellona evidenzia che «Questo darebbe credito ai rapporti dell’intelligence statunitense su una missione sottomarina per recuperare un missile a propulsione nucleare». Secondo RFE/RL, la presenza dei pontoni coincide anche con le immagini satellitari scattate subito dopo l’incidente nel Mar Bianco nelle sue immediate conseguenze.

Anche secondo la Commission de Recherche et d’Information Indépendantes sur la Radioactivité (Criirad) francese. «L’esplosione avrebbe avuto luogo durante una missione di recupero di un missile a propulsione nucleare. I dati sulla contaminazione radioattiva dell’aria a circa 30 km dal luogo dell’esplosione pubblicati da Rosguidromet il 26 agosto  2019 dimostrano, incontestabilmente, che ci sono state delle reazioni di fissione nucleare, ma per la Criirad  si possono fare diverse ipotesi sulla natura del dispositivo all’origine dell’esplosione».

In un articolo pubblicato il 29 agosto, CNBC rivela che, secondo fonti che hanno accesso a dei rapporti dei servizi segreti Usa,  «L’esplosione avrebbe avuto luogo durante una missione di recupero per salvare un missile a propulsione nucleare, di un test precedente e che giaceva sul fondo marino».  Si tratterebbe di un Burevestnik, un missile da crociera sperimentale russo a propulsione nucleare, che avrebbe un raggio di azione praticamente illimitato e che Putin a fine 2018 aveva presentato come un’arma risolutiva.  Il missile Burevestnik sarebbe già stato testato 4 volte tra il novembre 2017 e il febbraio 2018 e una sola volta nel 2019. Ma ogni test sarebbe finito in un disastro: gli statunitensi stimano che il volo più lungo sarebbe durato appena poco più di 2 minuti e che, prima di schiantarsi, il missile abbia percorso 35 km.

La Criirad fa notare che «I test mostrano apparentemente che il cuore a propulsione nucleare del missile non sarebbe riuscito a entrare in azione, ci sarebbe stata un’esplosione su una delle navi impegnate nelle operazioni di recupero, il che ha causato una reazione nel nocciolo nucleare del missile, portando a delle fughe radioattive. Questo scenario a due tappe è coerente con le osservazioni dell’ente norvegese NORSAR bassate su rilievi sismografici e acustici. Queste rivelazioni sono coerenti con le osservazioni riguardanti l’emissione di gas rari radioattivi, prodotti da fissione, isotopi di krypton e di xenon i cui discendenti radioattivi solidi sono stati ritrovati 30 m. E’ indispensabile che sia fatta piena luce sulle circostanze dell’esplosione dell’8 agosto e sulla natura esatta del dispositivo di propulsione nucleare».

La Criirad denuncia la gravità di quanto sta succedendo nel nord della Russia: «L’utilizzo di armi in generale e di armi a testata nucleare pone dei gravi problemi etici e di sicurezza, ma l’aggiunta di dispositivi a propulsione nucleare nei missili fa correre dei rischi ancora più gravi e deve essere fermamente denunciato. Manifestamente, le autorità russe fanno correre dei rischi sanitari supplementari alle popolazioni locali per cercare di nascondere delle informazioni su quel che è realmente successo. Dei medici dell’ospedale di Arkhangelsk hanno così curato dei pazienti fortemente contaminati senza aver avuto precedentemente informazioni.  Non c’è ancora nessun dato sulla contaminazione dell’ambiente marino (acqua di mare, pesci, alghe. Sedimenti costieri). Un militare russo, durante una riunione pubblica (filmato da un partecipante) ha però chiesto alla popolazione di non tentare di recuperare sella costa i rottami legati all’esplosione, a causa dei rischi di contaminazione radioattiva».

Tornando ai pontoni spiaggiati, Bruno Chareyron, direttore ricerca Criirad, ha detto a RFE/RL che «Quella spiaggia dovrebbe essere decontaminata. Le autorità dovrebbero raccogliere i detriti radioattivi e monitorare la contaminazione di acqua, sedimenti di sabbia, fauna e flora».

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  • Замер радиации в Нёноксе TV29.RU (Северодвинск)