Intervento russo in Siria? Gli Usa: «Maggior coinvolgimento di Mosca contro il Daesh»

Dick Cheney: «Lo Stato Islamico prepara un nuovo 11 settembre»

[2 Settembre 2015]

La notizia diffusa dagli iraniani di un intervento diretto della Russia in Siria contro le milizie islamiste non ha sollevato grandi preoccupazioni a Washington, anzi, commentando le notizie sulla partecipazione di aerei russi ad attacchi contro lo Stato Islamico/Daesh in Siria, il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner, ha detto: «Speriamo sempre di verificare sul terreno  che questo è vero- Abbiamo questi rapporti. Per rispondere ad alcuni responsabili  russi che dicono che bisogna che lottiamo di più contro lo Stato Islamico, attualmente, circa 37 Paesi partecipano alla coalizione che lotta contro il Daesh. Saremo sensibili agli sforzi della Russia se fosse più attivamente implicata in queste operazioni». Naturalmente agli americani non sfugge che un intervento armato in Sria della Russia va a sostegno del regime di Assad e non della Coalizione, ma a quanto pare Assad è diventato il male minore anche per loro.

Oltre alla radio internazionale iraniana Irib, anche l’israeliana Ynetnews, facendo riferimento a fonti diplomatiche, ha detto che aerei russi sono atterrati in Siria per partecipare agli attacchi aerei contro le milizie dello Stato Islamico/Daesh. Secondo le fonti del giornale israeliano, militari ed aerei russi hanno già preso posizione in una base aerea controllata dal governo di Bahir al Assad vicina a Damasco, praticamente sul fronte che le milizie integraliste finanziate da Arabia Saudita, Qatar e Turchia e il Daesh stanno cercando di sfondare da mesi per impadronirsi della capitale siriana.

Secondo Ynetnews  i militari russi sarebbero una testa di ponte per preparare il terreno a migliaia di soldati che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane.

Queste informazioni sono state smentite da fonti ufficiali russe e oggi Ria Novosti scrive che un rapporto presentato da un rappresentante del Dipartimento della difesa russa afferma che «Nessuna delocalizzazione di aerei militari russi in Siria ha avuto luogo. Gli aerei da combattimento della Forza aerea russa si trovano nelle basi permanenti e nelle zone di missione in conformità al piano di addestramento delle truppe e delle missioni di emergenza». Il che non smentisce la presenza di militari russi in Siria.

In precedenza il ministro degli esteri russo aveva presentato a Doha – la capitale del Qatar che ha dichiarato guerra al regime nazional-socialista siriano armando le milizie islamiste – un piano di lotta contro lo Stato Islamico elaborato dal presidente russo Vladimir Poutine. Il Cremlino aveva proposto di creare «Un vasto fronte antiterrorista nel quadro della legislazione internazionale» per contrastare la propagazione del terrorismo «in Siria, in Iraq e in altri Paesi della Regione». Secondo la Russia di questa coalizione dovrebbero far parte anche l’esercito irakeno, le truppe del governo siriano di Assad  e le milizie kurde attualmente sotto attacco da parte della Turchia.  Il progetto russo prevede che questa nuova coalizione anti-Daesh dovrebbe agire sotto mandato Onu.

Una proposta che naturalmente significherebbe  la fine dei finanziamenti e delle forniture di armi da parte delle monarchie assolute sunnite del golfo all’opposizione islamista siriana e la cessazione degli attacchi della Turchia alla milizie kurde del PKK e del Rojava siriano, le uniche ad aver fino ad ora sconfitto sul terreno i tagliagole neri dello Stato Islamico/Daesh.

L’intervento russo in Siria probabilmente non dispiace nemmeno ad un falco ultraliberista e anti-russo come l’ex vicepresidente Usa Dick Cheney che ha detto alla CNN: «Penso che potremmo subire un altro attacco simile agli attentati dell’11 settembre, ma con armi molto più mortali». Secondo quello che in molti ritengono l’anma nera dell’amministrazione di Gerge W. Bush e l’ispiratore del disastroso intervento in Iraq che ha portato alla nascita dello Stato Islamico, gli islamisti potrebbero usare «delle armi chimiche o biologiche» e ha sottolineato che «Il gruppo jihadista Stato Islamico è estremamente pericoloso, data la probabilità che ha di sviluppare delle armi nucleari in Medio Oriente».

Dove abbiano i miliziani islamo-fascisti le strutture, i materiali e gli scienziati necessari per sviluppare un’arma atomica è un mistero, ma d’altronde Cheney è uno degli inventori delle armi di distruzione d massa di Saddam Hussein (che nessuno ha mai trovato) ed uno di quelli che chiede di bombardare l’Iran per impedirgli di fabbricare una bomba atomica che metterebbe in pericolo Israele, che di bombe atomiche ne dovrebbe ormai avere 200…

Ma Cheney solleva anche un rischio serio: i cittadini  americani reclutati dal Daesh per combattere in Siria ed Iraq  che potrebbero ritornare negli Usa per commettere attentati o per fare reclutamento. Cheney però non dice che alcuni di questi americani erano partiti per la Siria con la benedizione del governo per combattere con l’opposizione armata e che poi sono passati con lo Stato Islamico quando ha rotto con le altre milizie islamiste legate ai sauditi, ai qatariani e ad Al Qaeda.

Nonostante l’attuale tragedia del Medio Oriente sia figlia delle guerre petrolifere scatenate dall’amministrazione di George W. Bush, l’ex vicepresidente Cheney se la prende con l’amministrazione Obama, accusata di aver ritirato le truppe statunitensi dall’Iraq, favorendo in questo modo la diffusione del jihadismo nella regione», scordandosi che proprio l’invasione usa ha fatto nascere i Iraq e in Siria una lotta armata sunnita che io due regimi laici baathisti erano sempre riusciti a soffocare, con le buone o con le cattive.

La verità è che, partendo da Reagan, Clinton Bush e Cheney, la politica statunitense verso gli islamisti, prima utili amici e poi mortali nemici, è stata un disastro sanguinoso  e già un anno fa l’esperto russo Lev Korolkov faceva notare che «Le misure adottate dagli Usa non hanno fermato il terrorismo internazionali: al contrario, lo hanno piuttosto intensificato»