L’Italia rischia ad andare a tutto gas. Molto meglio investire nell’energia pulita

Investire in nuove centrali a gas in Italia potrebbe comportare perdite per 11 miliardi di euro senza portare nessun vantaggio in bolletta

[24 Marzo 2021]

Il nuovo rapporto “Smettere di premere il pedale sul gas” di Carbon Tracker analizza l’attuabilità finanziaria di nuove centrali a gas in Italia e ne confronta il costo con quello di un portafoglio di rinnovabili che offra gli stessi servizi garantiti dalla rete: quantità mensile di energia, capacità di picco e flessibilità.

Dall’analisi delle fonti di energia a zero emissioni rispetto a nuove centrali a gas in Italia emerge che: «Investire nel parco di centrali a gas a ciclo combinato pianificato in Italia in questo decennio sarebbe un errore. Abbiamo determinato che portafogli di rinnovabili – una combinazione di fonti di energia pulita e tecnologie flessibili – non solo hanno un costo inferiore rispetto ai 14 GW di capacità produttive delle nuove centrali a gas ma offrono anche lo stesso livello di servizi garantito dalla rete. Questo dovrebbe rassicurare i politici in merito alla stabilità, sicurezza e adeguatezza della rete offerte da portafogli di rinnovabili per soddisfare le esigenze energetiche dell’Italia. Impiegando capitali in nuove centrali a gas, gli investitori si espongono al rischio di attivi non recuperabili (i cosiddetti “stranded asset”) per un valore di 11 miliardi di euro (13 miliardi di dollari). Si stima che scegliendo energia pulita rispetto a quella ottenibile con le centrali a gas, le riduzioni annuali delle emissioni saranno pari a 18 milioni di tonnellate di CO2, equivalenti al 6% delle emissioni totali nel 2019. Esistono ottime ragioni a favore dei portafogli di rinnovabili per diversi risultati relativi alla domanda. Abbiamo verificato un modello di gestione della domanda di picco e in ore non di punta nel corso dell’anno che, sebbene il contributo delle risorse disponibili nel portafoglio di rinnovabili cambi, mostra di essere in grado di fornire servizi della rete identici a quelli ottenibili con una centrale a gas».

Carbon Tracker  ha eseguito «un’analisi della sensibilità dei costi in funzione di parametri chiave che ha mostrato la convenienza economica di un portafoglio di rinnovabili. Abbiamo determinato che una riduzione del 25% del costo delle batterie di accumulo elettrico ridurrebbe del 10% il costo complessivo di un portafoglio di rinnovabili. Un aspetto importante è la possibilità di mitigare le variazioni dei costi di risorse individuali nello stadio di pianificazione dell’investimento grazie alla sostituzione tra risorse di energia a zero emissioni presenti in un portafoglio di rinnovabili. Ciò è inattuabile con una centrale a gas, che per la fonte di energia dipende al 100% da gas non sostituibile».

Il mix ottimale di tecnologie a zero emissioni necessarie per sostituire una centrale a gas varia da un paese all’altro. In Italia, un portafoglio di rinnovabili si articolerebbe in varie risorse: 31%: centrali fotovoltaiche – per generare energia sufficiente per la maggior parte della giornata; 17%: parchi eolici onshore – completando gli impianti fotovoltaici e garantendo energia elettrica durante le ore notturne; 16%: batterie di accumulo elettrico – essenziali per rispondere alla domanda delle ore di punta; 27%: demand response – riducendo la necessità di generazione di energia spostando il consumo; 9%:  efficienza energetica – con opportunità di ristrutturazione di vecchi edifici.

È essenziale disporre di tecnologie agili per assicurare flessibilità e capacità produttiva quando la generazione di energia da risorse rinnovabili non è sufficiente, particolarmente durante le 50 ore di picco annuali, quando l’energia immagazzinata nelle batterie soddisfa il 51% della domanda mentre la demand response rappresenta un altro 22%.

Il rapporto evidenzia che Italia, il capacity market – il meccanismo di approvvigionamento dell’energia elettrica mediante contratti a termine aggiudicati da aste competitive – «falsa il mercato dell’energia a favore di centrali a gas preesistenti e nuove, e a svantaggio di rinnovabili a costo basso e zero emissioni. E’ di fatto alla base dello sviluppo di nuove centrali elettriche che producono emissioni e che altrimenti sarebbero antieconomiche. E’ necessaria una riforma del capacity market per rendere competitivo un numero maggiore di rinnovabili, unitamente alla risposta alla domanda e a risorse di immagazzinamento».

Inoltre, l’Italia dovrebbe sfruttare il notevole investimento già effettuato in risorse esistenti e nell’infrastruttura di supporto: «Occorre utilizzare tecnologie come quelle dei contatori intelligenti per promuovere l’uso della risposta alla domanda al fine di integrare più facilmente rinnovabili esistenti e future nel mix. Inoltre, l’Italia dovrebbe mettere a frutto le fonti attuali di rinnovabili, particolarmente l’energia solare, e completarle con capacità di immagazzinamento per favorire la transizione all’energia a zero emissioni».

Quanto al Piano Nazionale Integratp per l’Energia e il Clima (PNIEC), che dovrebbe promuovere l’uso dell’energia pulita al costo più basso possibile e migliorare l’indipendenza energetica, secondo Carbon Tracker  «Rischia di essere portato fuori strada da un’attenzione continua sulle centrali a gas, il che non sarebbe compatibile con gli obiettivi climatici della Commissione Europea né con quelli dell’Italia».

Il rapporto fa notare che «Sebbene l’Italia non abbia annunciato un obiettivo di riduzione delle emissioni complessive rispetto ai livelli del 1990, l’annuncio recente dell’Ue riguardante il taglio delle emissioni del 55% entro il 2030 per consentire di raggiungere l’obiettivo di emissioni nette nulle entro il 2050, potrebbe suggerire obiettivi climatici più ambiziosi per l’Italia».

Secondo Catharina Hillenbrand Von Der Neyen, responsabile Power & Utilities di Carbon Tracker, «L’Italia commetterebbe un errore sostituendo le centrali a carbone con quelle a gas. Le tecnologie a zero emissioni possono assicurare l’affidabilità della rete a un costo più basso. Se le utility porteranno avanti i loro piani di costruzione di nuovi impianti a gas per una capacità produttiva di 14 GW, penalizzeranno i consumatori e renderanno più difficile raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. I piani di costruzione di grandi centrali a gas sollevano questioni sulla leadership del Regno Unito e dell’Italia nella lotta al cambiamento climatico mentre si preparano a co-ospitare il vertice sul clima COP26 che si terrà quest’anno»

Michele Governatori, energy programme lead di ECCO Think Tank ha ricordato che «Il Recovery Plan italiano, coerentemente con gli obiettivi di decarbonizzazione del Paese, si appresta a dedicare circa 70 miliardi di Euro del Next Generation EU alla transizione energetica. Efficienza energetica, tecnologie di accumulo ed evoluzione delle reti sono, infatti, i punti centrali. Puntare in questo contesto su nuova produzione termoelettrica per garantire la sicurezza del sistema elettrico sarebbe contraddittorio e, alla luce di questo studio, più costoso rispetto a un mix corretto di rinnovabili, accumuli e efficienza».

Thibaud Clisson, BNP Paribas lead analyst per Utilities and Energy ha concluso: «Il report di Carbon Tracker “Smettere di premere il pedale sul gas” aggiunge un contributo importante sul ruolo che il gas naturale dovrebbe occupare in Europa. Carbon Tracker offre nuove argomentazioni per ridurre l’utilizzo del gas naturale mostrando quanto investimenti in nuovi impianti a gas in Europa siano sempre meno giustificati sia da un punto di vista economico che ambientale».